olaf scholz giorgia meloni

LA GERMANIA E’ UN PROBLEMA PER L’EUROPA - LUCIO CARACCIOLO: “PRIMA IL RIARMO UNILATERALE DA 100 MILIARDI, POI LO SCUDO ENERGETICO DA 200 MILIARDI, AVENDO LIQUIDATO L'IPOTESI DEL TETTO COMUNE AL PREZZO DEL GAS. IL PAESE CHE PIÙ DI OGNI ALTRO AVEVA FATTO DELL'EUROPA LA SUA BANDIERA, PER AVVOLGERVI PROTEZIONE E LEGITTIMAZIONE DEI PROPRI INTERESSI NAZIONALI HA APERTO LA STRADA ALLA BATTAGLIA DEL CIASCUNO PER SÉ NESSUNO PER TUTTI. SU QUESTO È BENE NON FARSI ILLUSIONI. E POI DALL'EUROPA NORDICA, NON DALLA SOLA GERMANIA, SI SCATENERÀ IL FUOCO DI SBARRAMENTO CONTRO OGNI EVENTUALE NUOVA EMISSIONE DI DEBITO COMUNE”

Lucio Caracciolo per “la Stampa”

 

LUCIO CARACCIOLO

"Il viaggio è il messaggio", rimano allo Stato maggiore di Fratelli d'Italia. Giorgia Meloni ha scelto di compiere a Bruxelles la sua prima visita all'estero per comunicare al mondo che l'Italia sta al gioco europeo. Per chi in campagna elettorale aveva denunciato la tendenza "invasiva" dell'Unione europea negli affari di casa nostra, un contrordine significativo. Vedremo quanto effettivo. Ma nessun governo italiano, di qualsiasi colore, può permettersi di salire sull'Aventino quando il futuro immediato del nostro paese è così dipendente dai nostri partner.

 

giorgia meloni ursula von der leyen 3

Nella Guerra Grande che segna il nostro tempo, sicurezza e potenza di un paese derivano da tre fattori: credibilità militare per difendersi contro minacce ieri impensabili, oggi incombenti; margine fiscale a disposizione per sostenere l'economia; coesione sociale, base di tutto.

 

Il primo pilastro significa Nato, cioè America; il secondo investe anzitutto il rapporto con la Germania, specie sull'interpretazione più o meno flessibile del patto di stabilità, sul quale la Commissione varerà il 9 novembre la sua proposta; il terzo dipende dalla solidarietà verso le fasce più deboli della nostra popolazione, che vedono drammaticamente falcidiato il loro potere d'acquisto.

OLAF SCHOLZ XI JINPING

 

E si gioca in prima battuta sul rinsanguamento del Pnrr, giustificato dall'inflazione, e sulla sedazione dei prezzi energetici. Sul primo punto, il più facile perché senza alternative, Meloni si è affannata a professarsi più americana degli americani, così delegittimando le ambiguità di Salvini e Berlusconi. Il terzo discende in buona parte dal secondo, ossia dallo spazio di manovra che sapremo guadagnarci in sede comunitaria. Qui ci scontriamo con la novità della crisi di sistema della Germania, motore dell'economia europea e in particolare della nostra industria del Nord, integrata nel sistema tedesco.

 

MELONI SCHOLZ

Con l'invasione russa dell'Ucraina, l'alta tensione Usa-Cina e il regime di sanzioni a tempo indeterminato che ne segue, la Germania ha perso d'un colpo il gas russo a basso costo e la certezza del mercato cinese con cui da trent' anni ha stabilito un vincolo simbiotico. Il tema è quale prezzo Berlino farà perciò pagare ai partner europei - a cominciare dall'Italia in quanto più fragile fra le grandi economie continentali - per le sterzate d'emergenza necessarie a salvare sé stessa.

 

MACRON E SCHOLZ

Le premesse non sono buone. Prima il riarmo unilaterale da 100 miliardi, annunciato tre giorni dopo l'attacco di Putin. Poi lo scudo energetico da 200 miliardi, altrettanto nazionale, avendo liquidato l'ipotesi abbastanza velleitaria del tetto comune al prezzo del gas, di cui gli alchimisti tedeschi e brussellesi tentano di distillare e vendere una versione piuttosto ridotta. Il paese che più di ogni altro aveva fatto dell'Europa la sua bandiera, per avvolgervi protezione e legittimazione dei propri interessi nazionali - più o meno quanto hanno sempre fatto tutti, con la nobile eccezione dell'Italia che definiva italiani gli interessi "europei" - ha aperto la strada alla battaglia del ciascuno per sé nessuno per tutti.

giorgia meloni ursula von der leyen 1

 

Su questo è bene non farsi illusioni. Il clima abbastanza sereno che avvolge i primi contatti brussellesi di Meloni diventerà bollente quando si passerà al negoziato vero. Fra gli Stati. Tedeschi, francesi e altri partner euro-occidentali non rinunceranno a usare anche le armi retoriche non convenzionali di cui fruiscono attingendo alle radici ideologiche della nostra maggioranza al governo. Mentre è certo che dall'Europa nordica, non dalla sola Germania, si scatenerà il fuoco di sbarramento contro ogni eventuale nuova emissione di debito comune. Sarà già un risultato portare a casa piani di aggiustamento dei conti spalmati nel tempo, da scambiare con controlli europei più cogenti.

OLAF SCHOLZ

 

Sappiamo quanto Draghi abbia cercato di attenuare le spesso pelose diffidenze tedesche e francesi verso il nuovo governo italiano. Con provvisorio risultato. Meloni cercherà di sfruttare la divaricazione fra Germania e Francia per guadagnare spazio di manovra sui fronti strategici dell'energia e delle politiche fiscali. Alta acrobazia, in cui si rischia l'osso del collo. Benvenuti nell'Europa senza rete.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”