GIORGETTI DETTA LA LINEA: PIÙ MERKEL E MENO PUTIN – LA LEGA PER ORA NON CAMBIA GRUPPO IN EUROPA, MA LA DIREZIONE DECISA DA GIORGETTI È SEGNATA, E CONDIVISA ANCHE DA SALVINI (SENZA UN DIALOGO CON I “POTERI FORTI” PALAZZO CHIGI RIMARRÀ UN SOGNO) – I DUE LO HANNO SPIEGATO AGLI EURODEPUTATI, CHE PER ORA RIMANGONO ALLEATI DI AFD E DELLA LE PEN, MA DOVRANNO DIALOGARE CON CDU E IL PPE: “NON HA SENSO DIRE SEMPRE DI NO”

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1 ­– SVOLTA MODERATA DI SALVINI: BASTA CON PUTIN E I NO EURO

Paolo Bracalini per “il Giornale”

GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

 

Il cambio di gruppo in Europa al momento è rimandato, Salvini è stato chiaro con i suoi europarlamentari: «Non sono abituato a tradire». Niente cambi di casacca improvvisi, da sovranisti alleati della Le Pen a compagni della Merkel nel Ppe, un ribaltone troppo arduo da spiegare all'elettorato.

 

Ma la direzione è segnata ed è proprio quella disegnata da Giancarlo Giorgetti e alla fine condivisa anche da Matteo Salvini. Alla riunione con i 28 eurodeputati parlano entrambi e, riferiscono i presenti, quando Giorgetti spiega il senso della nuova rotta politica, più moderata, filoatlantica ed europeista, annuiscono tutti, anche i più euroscettici ammiratori della Russia di Putin.

MATTEO SALVINI E VLADIMIR PUTIN MATTEO SALVINI E VLADIMIR PUTIN

 

Il succo è condensato dalla frase di un parlamentare leghista: «Se non hai rapporti con l'establishment europeo, al governo in Italia non ci vai o se ci vai duri poco». E siccome «l'obiettivo è Salvini premier», significa che per la Lega è arrivata l'ora di riposizionarsi. Basta con le sparate folkloristiche da partito di opposizione contro l'euro, la Germania, i poteri forti di Bruxelles, «quelle andavano bene quando eravamo al 5%, ora siamo il primo partito italiano, governiamo due regioni e quattrocento comuni, siamo una forza di governo».

 

salvini savoini salvini savoini

«Il mondo cambia e cambiamo pure noi, Eravamo per uscire dall'euro ma, ora che siamo dentro, uscire è complicato. Dobbiamo fare gli interessi nazionali in Europa», che tradotto significa: la Lega deve accreditarsi con i partiti e i poteri che contano in Europa se vuole avere un peso. In primis con la Cdu di Frau Merkel, e quindi di riflesso con il Ppe.

 

La speranza dei leghisti è che al congresso della Cdu a dicembre vinca il leader della corrente più conservatrice, Friedrich Merz, e che quindi anche il Ppe si smarchi da posizioni considerate troppo «socialdemocratica» su molti temi tra cui l'immigrazione. A quel punto un ingresso della Lega nel Ppe non sarebbe più un'eresia.

 

GIANCARLO GIORGETTI MATTEO SALVINI 1 GIANCARLO GIORGETTI MATTEO SALVINI 1

Anche Salvini tiene aperta l'ipotesi, adesso no, ma «del doman non v' è certezza» dice. Il lavoro di tessitura di nuovi rapporti politici nella Ue per uscire dall'isolamento della Lega è dunque iniziato e per questo il duo Salvini-Giorgetti (che smentisce ogni voce di divisione tra loro) inizierà un «tour delle capitali europee per creare e rinsaldare relazioni», non più solo con leader di partiti di opposizione ma «con le forze di governo europee», a partire appunto dalla Cdu e «Diritto e Giustizia» in Polonia, il partito di Jaroslaw Kaczynski, il premier polacco, senza escludere i leader socialisti. Il programma del «tour» europeo verrà preparato insieme ai due europarlamentari Marco Zanni, presidente del gruppo, e Marco Campomenosi, capo delegazione Lega al Parlamento Ue.

 

borghi salvini bagnai borghi salvini bagnai

Parallelamente al lavoro diplomatico per accreditare la Lega in Europa, da Salvini e soprattutto da Giorgetti è arrivato l'invito a cambiare toni a Bruxelles, soprattutto sul tema Russia. «I nostri punti cardine - spiega Salvini - sono la libertà, noi guardiamo alle democrazie occidentali, agli Stati Uniti, a Israele, siamo alternativi al modello cinese e venezuelano. Poi buoni rapporti con tutti», intesa Mosca, con cui la Lega ha intessuto rapporti stretti fonti di problemi (caso Savoini).

 

Ma anche sulla Ue il tono delle dichiarazioni è radicalmente diverso. «Prendiamo atto che l'Europa sta cambiando come volevamo noi, la Banca centrale europea sta facendo finalmente quello che chiedevamo noi. Il Recovery Fund è completamente diverso dalla logica del Mes» dice Salvini, che trova pure l'occasione per elogiare la Commissione Ue per la proroga del regime speciale sugli aiuti di Stato.

GIANCARLO GIORGETTI E CLAUDIO BORGHI GIANCARLO GIORGETTI E CLAUDIO BORGHI

 

L'operazione di riposizionamento in Europa ha anche un'altra valenza politica, interna al centrodestra. La Meloni (incontrata ieri da Salvini a pranzo in un ristorante a Roma) ha infatti ha battuto sul tempo Salvini, diventando presidente del gruppo «Conservatori e riformisti europei» a Bruxelles, mentre la Lega è rimasta nel gruppo più estremo insieme alla Le Pen e Alternative für Deutschland. Troppo tardi per «andare con il cappello in mano» dalla Meloni per entrare nel suo gruppo, troppo presto per bussare al Ppe. Ma la strada di una Lega di governo, più moderata ed europeista, è segnata.

marco zanni raffaele fitto antonio rinaldi marco zanni raffaele fitto antonio rinaldi

 

 

2 - GIANCARLO GIORGETTI: «IN EUROPA NON HA SENSO DIRE SEMPRE NO»

Giorgio Gandola per “la Verità”

 

Alternativi al modello cinese e venezuelano. Sull'altra sponda del fiume rispetto al Pd, al governo delle quattro sinistre, al globalismo più pervasivo. «Ma sempre con una stella polare, il supremo interesse dell'Italia». Giancarlo Giorgetti ha detto questo e molto altro nell'incontro con i 28 europarlamentari della Lega. Il responsabile Esteri ed eminenza grigia del movimento era a fianco di Matteo Salvini per quello che vorrebbe essere un punto di ripartenza. Soprattutto in Europa dove apre alle alleanze, al pragmatismo virtuoso, al popolarismo più che al populismo. Una svolta, soprattutto il ritorno a una narrazione più in sintonia con la Lega tradizionale. Meglio approfondire.

 

salvini balla con marine le pen salvini balla con marine le pen

Giorgetti, cosa ha spiegato agli europarlamentari?

«Dico subito che è stata una riunione bella, positiva e propositiva. È stato il primo di una serie di incontri per meglio coordinare il loro lavoro in Europa ed evitare incidenti che nascevano da mancate comunicazioni come l'astensione alla condanna di un dittatore come Lukashenko. Era necessario mettere insieme meccanismi di controllo e indirizzo, abbiamo cominciato a farlo. E continueremo».

 

È una marcia di avvicinamento al Ppe?

«Ne abbiamo parlato, argomento fondamentale, fonte di illazioni e di divisioni che non hanno ragione d'essere. Ho ribadito anche oggi che non ho mai detto che bisogna entrare nel Ppe. Sfido chiunque a trovare una mia dichiarazione in tal senso. Poi, è chiaro che il baricentro dell'Unione europea è il Ppe e la direzione è quella che decide di prendere il Ppe. Poiché il Ppe si muove verso la Cdu, l'Unione cristiano-democratica tedesca, è inevitabile che ci sia una grande attenzione da parte nostra al congresso della Cdu di fine anno».

 

Ma allora la Lega diventa europeista.

salvini giorgetti salvini giorgetti

«Semplicemente la Lega è consapevole che la politica non è il regno delle utopie e delle illusioni. Dobbiamo essere pragmatici per diventare attori della politica italiana ed europea, e cogliere i cambiamenti in atto dentro l'Unione su temi fondamentali che fino a tre anni fa erano considerati tabù. Adesso non lo sono più».

 

Ci faccia qualche esempio.

«La Bce è diventata prestatrice di ultima istanza e questo è un cambio clamoroso. Il Recovery fund è una sterzata in rapporto alla politica di sola austerity che la Lega ha sempre combattuto. Dobbiamo capire che non ha senso dire sempre no. E poi c'è l'Italia».

 

matteo salvini con vladimir putin matteo salvini con vladimir putin

In che senso?

«Sul Recovery fund non c'è spazio per una posizione ideologica; ciò che è bene per il nostro Paese è preminente su tutto. L'interesse nazionale è al di sopra di ogni polemica politica e noi dobbiamo essere pronti a votare un provvedimento che va in quella direzione. Come, del resto, già stiamo facendo all'insaputa dei media su altri temi importanti tipo agricoltura e autotrasporto. Noi gli interessi italiani li tuteliamo e li votiamo anche con altri, non da oggi».

 

Qualcuno vi accuserà di incoerenza.

«Se il Pd, che è stato per 20 anni suddito custode dell'austerità europea, oggi dice il contrario non possiamo certo essere tacciati noi di incoerenza. Non stiamo parlando di dottrina».

 

Quindi ci sarà collaborazione con Bruxelles?

ALEKSANDR LUKASHENKO VLADIMIR PUTIN 2 ALEKSANDR LUKASHENKO VLADIMIR PUTIN 2

«Prima che nel merito, la svolta deve essere significativa nel metodo. La politica è l'arte di rendere possibile ciò che si desidera. E per renderlo possibile, per difendere gli interessi nazionali, bisogna fare alleanze. L'isolamento è l'inizio della fine».

 

Su cosa si è soffermato soprattutto con gli europarlamentari?

«Serve chiarezza sul posizionamento atlantico, senza si rischiano incertezze ed errori come sulla Bielorussia. Il nostro è un atlantismo serio, autentico, che arriva da lontano. Un atlantismo che simpatizza per Donald Trump ma non svanisce se lui non viene rieletto. Non si esaurisce con lui. Se vince Joe Biden parleremo con Biden. Sui grandi temi bisogna sapersi confrontare».

alberto bagnai giancarlo giorgetti alberto bagnai giancarlo giorgetti

 

Ce ne sono altri, a cominciare dall'ambiente.

«Dieci anni fa era un argomento di minoranza riconducibile a sinistra, oggi è materia fondamentale oggetto di studio, attenzioni, approfondimenti del tutto trasversali. Non puoi restare ai margini, devi essere protagonista e declinare i tuoi valori su un dossier così impegnativo. Premesso che nel gruppo ogni componente ha la sua autonomia e vota come ritiene opportuno, auspico una Lega che voglia guardare avanti e confrontarsi in modo civile su tutto».

 

Si va verso una Lega meno populista e più popolare.

donald trump matteo salvini donald trump matteo salvini

«Queste sono etichette che piacciono a voi giornalisti; facciamo più popolarista. Ma detto questo per farla contenta, noi non cambiamo formule né valori, continuiamo ad essere noi stessi. Con un punto fondativo: tutto ciò che distrugge l'identità di un popolo, tutto ciò che conduce al globalismo che annichilisce l'individuo a noi non piace. È saremo sempre contro».

 

Avrà messo in contro i pregiudizi degli eurocrati.

«Può darsi che l'Europa continui ad avere pregiudizi, ma non noi. Noi vogliamo passare dal pregiudizio al giudizio».

 

E al vostro popolo, che rappresenta il 25% degli elettori, cosa direte?

«Diciamo che nel merito le nostre posizioni non cambiano, rimangono ferme su temi scottanti come l'immigrazione. Ferme come quelle degli Stati Uniti e della Svizzera, e stiamo parlando di Paesi civili. Quando siamo stati al governo abbiamo dimostrato che la strategia dell'accoglienza poteva essere cambiata. Non era così scontato che l'Italia tenesse sempre e comunque le porte aperte a tutti».

conte salvini conte salvini

 

Sull'immigrazione l'Europa non ha cambiato niente.

«Ma può sempre accadere che lo faccia, come è avvenuto per le politiche monetarie. E comprenda che una regolamentazione seria e rigorosa dei flussi sia una soluzione vincente per tutti. L'Europa ha cambiato idea sull'austerità? Bene. Cambierà idea sui migranti? Bene. Cambierà idea su altro? Vedremo».

salvini giorgetti salvini giorgetti

 

matteo salvini giancarlo giorgetti lorenzo fontana matteo salvini giancarlo giorgetti lorenzo fontana

Torniamo in casa nostra, si dice che la traversata del deserto all'opposizione potrebbe logorare la Lega.

«Dobbiamo impegnarci, essere lucidi, studiare i dossier, dare risposte in sintonia con la storia e le sensibilità del movimento. Speriamo di avere il dromedario giusto per arrivare freschi all'oasi delle elezioni».

 

Il Covid è sempre qui, è davvero necessario chiudere di nuovo tutto?

«Tema delicatissimo che tocca le libertà individuali. La tutela della salute è fondamentale, ma chi stabilisce che è così in pericolo da compromettere le libertà delle persone? Fino a prova contraria siamo ancora in una democrazia liberale. In Cina e in Russia è più facile far entrare lo Stato nelle abitazioni. In Corea del Nord non c'è neppure un caso. La imitiamo? Non mi pare un buon modello».

 

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