1. LA GIRAVOLTA A "U" SULL'EUROPA DEL BULLETTO DI FIRENZE: DA EURO-ROTTAMATORE (2 GENNAIO: "SFORIAMO IL VINCOLO DEL 3 PER CENTO’’) A DIFENSORE D'UFFICIO DELL'UNIONE EUROPEA (24 FEBBRAIO: "FACCIAMO I COMPITI A CASA" DIKTAT DI SUPERMARIO MONTI) 2. IL NUOVO INQUILINO DI PALAZZO CHIGI OBBEDISCE ALLE CANCELLERIE DEL VECCHIO CONTINENTE. LO SCRIVE TRANQUILLAMENTE L'AGENZIA FINANZIARIA (AMERICANA) BLOOMBERG: IL PREMIER HA INCASSATO PRIMA LA FIDUCIA DELLA MERKEL, POI E' ANDATO AL SENATO 3. ANCHE MATTEO PRENDE ORDINI DA EUROPA E POTERI FORTI. PER IL GOVERNO HA USATO (O SUBITO?) IL MANUALE CENCELLI IN VERSIONE LOBBY: FINANZA INTERNAZIONALE (PADOAN ALL'ECONOMIA), INDUSTRIA (GUIDI ALLO SVILUPPO) E COOPERATIVE (POLETTI AL LAVORO) 4. LA FACEZIA DI SQUINZI (CHE HA LICENZIATO LETTA): "IO E LA GUIDI NON CI SENTIAMO DA ANNI"

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Francesco De Dominicis per "Libero"

MATTEO RENZI GIURA AL QUIRINALE DA NAPOLITANOMATTEO RENZI GIURA AL QUIRINALE DA NAPOLITANO

Matteo Renzi (segretario del Partito democratico) 2 gennaio 2014: «Se all'Europa proponi un deciso cambio delle regole del gioco ti applaudono anche se sfori il 3%. È evidente che si può sforare: si tratta di un vincolo anacronistico che risale a 20 anni fa». Matteo Renzi (presidente del consiglio) 24 febbraio 2014: «L'Europa non è la madre dei nostri problemi, nella tradizione europeista l'Italia ha un futuro. Dobbiamo arrivare al primo luglio avendo fatto i compiti a casa».

fazio con matteo renzifazio con matteo renzi

In appena 53 giorni, l'ormai ex sindaco di Firenze ha fatto una giravolta. Un salto di qualità clamoroso nella visione dell'Unione europea da parte del neo premier italiano che ha suscitato non poca curiosità dentro e fuori i «palazzi romani». Non a caso, il cambio di passo del premier è stato oggetto, ieri, delle chiacchiere nei corridoi di palazzo Madama e Montecitorio.

merkel renzimerkel renzi

Dacché era una sorta di eurorottamatore, Renzi pare improvvisamente diventato una specie di difensore d'ufficio di Bruxelles. Da una linea non troppo diversa a quella di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle che tifano per portare l'Italia fuori del recinto della moneta unica, a una posizione sostanzialmente sovrapponibile a quella di Mario Monti che da inquilino di palazzo Chigi, tra il novembre 2011 e la primavera del 2013, ha ispirato tutti i provvedimenti del suo governo tecnico al rigore e all'austerity imposti dall'Ue. Che poi vuol dire salassi e stangate di varia natura sulla testa dei contribuenti.

ANGELA MERKEL E MARIO MONTIANGELA MERKEL E MARIO MONTI

Come si spiega la svolta a 180 gradi del nuovo presidente del consiglio? La ragione è piuttosto semplice: finita l'era degli slogan, delle primarie del Pd e delle campagne elettorali, ora la musica è cambiata. E Renzi sa che, formalmente alla guida dell'Italia, non è lui il direttore d'orchestra. Alla Leopolda di Firenze dava la sensazione di voler stravolgere gli equilibri in Europa, lasciando intendere di avere l'intenzione di alzare la voce con le cancellerie del Vecchio continente e pure con la Commissione Ue.

Arrivato a Roma, però, il Capo del governo - che ieri ha parlato al Senato e oggi si appresta a incassare la fiducia della Camera - si è dovuto adeguare. Non a caso, già domenica, una delle prime telefonate fatte dal suo nuovo ufficio a palazzo Chgi è stata ad Angela Merkel.

Al centro del colloquio con la cancelliera tedesca, le relazioni tra Italia e Germania alla vigilia del vertice di Berlino del prossimo 17 marzo. Non solo. La conversazione ha toccato pure il comune impegno nel processo europeo. Il senso del colloquio via cavo è stato sintetizzato alla perfezione in un articolo dell'agenzia di stampa Bloomberg, secondo cui Renzi prende di fatto ordini da Berlino. Di qui la corsa a incassare la fiducia prima da Merkel che dal Parlamento italiano.

LA CONDANNA DI BERLUSCONI BLOOMBERGLA CONDANNA DI BERLUSCONI BLOOMBERG

Renzi obbedisce ai tedeschi? Probabilmente si adegua. Del resto, se l'Italia davvero spera di poter incassare qualche sconto sui paletti di bilancio, in modo da poter avere un po' di risorse finanziarie da investire sulle imprese per spingere la ripresa economica, il nuovo esecutivo non può permettersi strappi.

A mettere in chiaro i rapporti di forza, sabato, aveva già pensato Olli Rehn. Con una dichiarazione «sibillina», il commissario Ue agli Affari economici, rivolgendosi al ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, aveva detto «sa cosa bisogna fare». Una specie di europizzino mandato proprio per far capire che la strada da seguire, anche per questo nuovo governo, è la stessa: rigore e austerità.

PIER CARLO PADOANPIER CARLO PADOAN

Altro che rottamazione, insomma. Che Renzi abbia capito che si deve scendere a compromessi, peraltro, era già apparso evidente con la lista dei ministri concordata venerdì nelle due ore e mezza di «colloqui» col presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Oltre ai dicasteri concessi agli alleati (Nuovo Centrodestra e Scelta civica), in effetti, nella squadra di governo sono spuntati tre nomi «suggeriti» da altrettanti «ambienti di riferimento», centri di potere o lobby varie.

Padoan all'Economia, a esempio, trova il placet dell'establishment europeo e finanziario. L'altro pezzo da novanta è Federica Guidi, a cui è stata assegnata la responsabilità dello Sviluppo economico. Ex leader dei giovani di Confindustria, Guidi è chiaramente gradita a viale dell'Astronomia, nonostante il presidente, Giorgio Squinzi, ieri, abbia dichiarato che non si parlano da anni.

Federica GuidiFederica Guidi

Come se servissero contatti diretti. E poi c'è Giuliano Poletti che dal mondo delle cooperative (presidente di Legacoop) si è trovato catapultato sulla poltrona di ministro del Lavoro. Manuale Cencelli alla mano rivisto in versione lobby, Renzi ha accontentato tutti i poteri forti. E ora prende gli ordini dalla Germania.

Giuliano PolettiGiuliano Poletti

 

GIORGIO SQUINZI E CECCHERINI A BAGNAIAGIORGIO SQUINZI E CECCHERINI A BAGNAIA

 

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