UN GOVERNO APPESO A UN UOMO DI BONAFEDE - LA RESA DEL CONTE È RINVIATA A MERCOLEDÌ QUANDO SI VOTA SULLA RELAZIONE DELLO STATO DELLA GIUSTIZIA DI BONAFEDE: IL GUARDASIGILLI INCARNA IL GIUSTIZIALISMO DEI 5 STELLE CHE STA SUL GROPPONE A METÀ PARLAMENTO E ORA PROPRIO LUI CHE HA PORTATO LA VOLPE CON LA POCHETTE AI PENTASTELLATI RISCHIA DI AFFOSSARLO – SUL GUARDASIGILLI IL GOVERNO AVEVA GIÀ VACILLATO A FEBBRAIO, MA ADESSO AVERLO TRA LE BALLE DIVENTA UN OSTACOLO ALLA RICERCA DEI RESPONSABILI…

-

Condividi questo articolo


Annalisa Cuzzocrea per "La Repubblica"

 

ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE

«Per quel nome che dobbiamo indicare noi, quello nel consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, io un'idea ce l'avrei». Alfonso Bonafede era da poco arrivato in Parlamento quando, nel settembre del 2013, il Movimento cercava giuristi da votare in aula. Fu lui a tirare fuori dal taschino - l'attuale Guardasigilli ama le pochette quasi quanto il premier - il nome del suo insegnante di Diritto privato all'università di Firenze. Il professore «colto ed elegante» cui aveva chiesto di fare da assistente, appena laureato. È così che i 5 stelle hanno conosciuto Giuseppe Conte.

 

renzi bonafede conte renzi bonafede conte

È così che il presidente del Consiglio è entrato in contatto con i loro vertici fino a essere candidato come possibile ministro della Pubblica amministrazione nel dream team di Luigi Di Maio per le politiche del 2018. Com' è andata poi, è ormai materiale da libri di storia. Bonafede è l'inizio di tutto, e potrebbe diventarne la fine. È lui che ha portato Conte al Movimento, o il contrario - dicono i maligni - ed è sul suo nome che l'esperienza del Conte due potrebbe crollare, se non si trovasse presto un modo di mettere al sicuro i numeri in Senato.

 

giuseppe conte alfonso bonafede giuseppe conte alfonso bonafede

Dove per ora non ci sono né un nuovo gruppo né voti certi. C'è piuttosto, sempre più forte, la paura di non potercela davvero fare su una materia come la giustizia. Di non potere anche questa volta portare a votare i senatori a vita, o sperare in un soccorso azzurro che siano pure un po' più di assenti di Forza Italia in aula, per ovviare alla determinazione con cui l'opposizione - Italia Viva compresa - vorrebbe esprimersi contro il Guardasigilli. Rendendo plastica l'assenza di una maggioranza certa in Parlamento.

 

bonafede di maio conte bonafede di maio conte

Ritorno al futuro Del resto, era su Bonafede che una crisi già innescata si era interrotta. A febbraio 2020, sul blocco della prescrizione, Italia Viva aveva minacciato di mandare tutto all'aria. Si fermò con la promessa di un tavolo in Parlamento per le modifiche e per via dell'inizio della pandemia, ma è lì che si torna. Al punto ineludibile: Alfonso Bonafede ha incarnato, anche suo malgrado, fin dal primo momento, il giustizialismo del Movimento 5 stelle. Quello cresciuto sulle parole di pm come Camillo Davigo, sull'idolatria dei giudici e il disprezzo degli imputati. È contro questo - che pure non è il merito della relazione preparata dal Guardasigilli - che almeno metà del Parlamento vuole esprimersi. Non si vota sulla riforma della prescrizione, che tra l'altro è una riforma che risale al Conte 1, ma è come se si facesse.

 

giuseppe conte alfonso bonafede 1 giuseppe conte alfonso bonafede 1

Non si vota sui problemi nelle prigioni, ma quello è uno degli argomenti che l'opposizione scaglierà contro il ministro. Non si vota per le scarcerazioni considerate facili di alcuni boss durante la prima emergenza Covid, ma è su quello che Bonafede ha avuto molti problemi anche con i suoi gruppi parlamentari. Con chi lo considera da tempo un rivale come il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra. O con quel Mattia Crucioli che adesso minaccia di non esserci, per il voto della prossima settimana, facendo vacillare i già pericolanti numeri del Senato. Il preferito Paga anche questo, Bonafede.

 

renzi a porta a porta renzi a porta a porta

Il suo essere capo delegazione del Movimento 5 stelle è punto di forza e insieme di debolezza. Perché i parlamentari grillini, incerti sul loro destino, guardano con sospetto a un dirigente ormai considerato inamovibile. Per il suo forte legame con il premier ora. Per quello con Di Maio, prima. Per il ruolo decisivo svolto in molti momenti delicati della vita del M5S, come a Roma, quando in Campidoglio aveva perfino un ufficio (era stato inviato a supervisionare il lavoro di Virginia Raggi dopo lo scandalo legato all'arresto di Raffaele Marra e alle indagini sulla sindaca) ma come sempre, senza dare troppo nell'occhio.

 

giuseppe conte luigi di maio alfonso bonafede giuseppe conte luigi di maio alfonso bonafede

È inamovibile, dicono tutti quelli che in realtà vorrebbero buttarlo giù. Convinti come sono che sia Bonafede che il sottosegretario a Palazzo Chigi Riccardo Fraccaro si siano stretti attorno al premier, invocando «o Conte o voto », solo perché l'ipotesi di un Conte ter toccherebbe loro per primi. O comunque, le posizioni di riguardo che ricoprono ormai da tempo. La difesa Sostiene Bonafede che non avrebbe senso, per Italia Viva, votare contro una relazione che contiene - sulle cose fatte nel 2020 - molte delle leggi preparate insieme. Come quella sulle agromafie firmata con l'ex ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova.

 

matteo renzi matteo renzi

Ricorda che la prescrizione è una legge del 2019 e che le sue modifiche sono ferme in Parlamento, non al ministero. Sostiene, soprattutto, che il cuore della relazione di quest' anno - quella per cui si stanno facendo le ore piccole a via Arenula - conterrà soprattutto i progetti legati al Recovery Fund, dal quale si sono ottenuti tre miliardi per la giustizia. Un bocciatura del Parlamento sarebbe un male per il Paese, prima ancora che per il ministro.

 

giuseppe conte e i ministri durante l intervento di renzi in senato giuseppe conte e i ministri durante l intervento di renzi in senato

Il precedente Sono andati anche a cercarsi i precedenti, nel governo, per vedere se un voto è proprio necessario. La scoperta non è delle più felici. A gennaio 2008 l'allora Guardasigilli Clemente Mastella fece la sua relazione senza risoluzioni. Ma solo perché quel giorno un'inchiesta su di lui e sulla moglie lo condusse alle dimissioni, in aula, tra le lacrime. Il video fu postato sul blog di Beppe Grillo. Sotto, ci sono ancora gli insulti.

meme sulla crisi di governo renzi e bellanova meme sulla crisi di governo renzi e bellanova matteo renzi da massimo giletti matteo renzi da massimo giletti matteo renzi matteo renzi

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - SULLA SCENA POLITICA, FITTA DI SCAPPATI DI CASA, MANCAVANO SOLO LORO: FASCINA E GALLIANI - L’ANTICO “CONDOR” DEL CAVALIERE È DIVENTATO LO CHAPERON POLITICO DELLA “VEDOVA INCONSOLABILE”, CON IL CONTORNO DEI SECOLARI AMICI DELLA BUONANIMA DI SILVIO, CONFALONIERI E DELL’UTRI - IN OGNI USCITA PUBBLICA, I DUE SONO INSEPARABILI. DEL RESTO, SI CONOSCONO, E BENE. LA SCALATA DELLA “MARIA GODETTI” CALABRO-NAPOLETANA ALL’INTERNO DELL’INNER CIRCLE BERLUSCONIANO AVVENNE GRAZIE A GALLIANI, ALL’EPOCA BOSS DEL MILAN - ORA È CHIARO CHE A TAJANI HA SEMPRE FREGATO POCO DI COSA COMBINA IL DUPLEX FASCINA-GALLIANI. FINO ALLO SCORSA SETTIMANA ALLORCHÉ È ESPLOSA FORZA ITALIA AL COMUNE DI MILANO, DIETRO LA QUALE CI SAREBBERO LE UNGHIE DELLA FASCINA, CHE HA MANTENUTO UN OTTIMO RAPPORTO CON MARINA, VEDI IL DUELLO CONTINUO CON IL FRATELLO PIER SILVIO CHE VUOLE FAR SLOGGIARE LA “VEDOVA INCONSOLABILE” DALLA COSTOSISSIMA MAGIONE DI ARCORE - VIDEO

FLASH! - A TORINO, PER IL DOPO PALENZONA ALLA PRESIDENZA DI CRT, SI STANNO SONDANDO LE ISTITUZIONI SUL NOME DI MICHELE VIETTI, MAGISTRATO EX-CSM, OGGI DISOCCUPATO. UN NOME CHE È GRADITO AL SINDACO DI TORINO, STEFANO LORUSSO, CHE NON HA MAI SOPPORTATO LA PRESENZA E SOPRATTUTTO LA DISUBBIDIENZA DI PALENZONA - A DAR VOCE ALLA CANDIDATURA DI VIETTI C'È LA DI LUI CONSORTE, CATERINA BIMA, CHE RICOPRE IL RUOLO DI VICE PRESIDENTE DI CRT ED È STATA TRA GLI OPPOSITORI DELLA GESTIONE PALENZONA...

DAGOREPORT - CONTINUA L’IMBROGLIO-SCHLEIN: ELLY RINCULA SUL NOME NEL SIMBOLO DANDO LA COLPA A BONACCINI (SIC!) E SI RIMANGIA ''CAPOLISTA OVUNQUE": LO SARA' SOLO AL CENTRO E NELLE ISOLE - ALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PD DI IERI LA SVALVOLATA MULTIGENDER HA PERSO LA MAGGIORANZA DEL PARTITO. I VENTI DI RIVOLTA INVESTONO TUTTE LE VARIE ANIME DEL PD - ELLY SI È RIMBOCCATA LA LAPIDE QUANDO HA DETTO: O IL MIO NOME NEL SIMBOLO O MI METTETE CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. DI TALE PROPOSTA, LA ZARINA DEL PD NE AVEVA PARLATO SOLO CON BONACCINI. IL PRESIDENTE DEL PD HA ACCONSENTITO IN CAMBIO DELLA CANDIDATURA NEL SUD DEL RAS DELLE PREFERENZE, RAFFAELE “LELLO” TOPO, FIGLIO DELL’AUTISTA DI GAVA, CHE OVVIAMENTE FA PARTE DELLA SUA CORRENTE (AH! I CACICCHI…) - ALLA FINE VICINO A SCHLEIN RESTANO SOLO IN DUE, IL MULTI-TRASFORMISTA ZINGAR-ELLY E FRANCESCO BOCCIA, IL VERO ARTEFICE DEL SISTEMA PUGLIA, GARANTE DI DECARO ED EMILIANO - ANCHE SE ALLE EUROPEE IL PD GALLEGGERA' AL 20%, SINESTR-ELLY DOVRA' FARE LE VALIGIE...

DAGOREPORT: 100 SCALFARI MENO UNO - NON È SOLTANTO TELE-MELONI A CENSURARE GLI SCRITTORI: C'E' ANCHE IL GRUPPO GEDI – IL LIBRO SUL CENTENARIO DI SCALFARI CURATO DA SIMONE VIOLA, NIPOTE DI EUGENIO, IN EDICOLA INSIEME A ‘’REPUBBLICA’’, SQUADERNA CENTO INTERVENTI DI ALTRETTANTI TESTIMONIAL, TRANNE QUELLO INNOCUO E DEL TUTTO PERSONALE DI GIOVANNI VALENTINI, EX DIRETTORE DELL’ESPRESSO - LE SUE CRITICHE, MANIFESTATE SUL "FATTO QUOTIDIANO" SULL’OPERAZIONE “STAMPUBBLICA” E POI NEL SUO LIBRO SULLA PRESA DI POSSESSO DEL GIORNALE DA PARTE DI ELKANN, GLI VALGONO L’OSTRACISMO E LA DAMNATIO MEMORIAE – IL TESTO CENSURATO…