roberto gualtieri giuseppe conte mes fondo salva stati esm european stability mechanism

IL GOVERNO DICE MES – CHISSÀ SE I CINQUE STELLE SI SONO ACCORTI CHE IN UNA RISOLUZIONE APPROVATA IERI IN SENATO CON LO SCOSTAMENTO DI BILANCIO SI IMPEGNA IL GOVERNO A “PREVEDERE L’UTILIZZO DEGLI STRUMENTI GIÀ RESI DISPONIBILI DALL’UE”. UNA PERIFRASI CHE APRE LE PORTE ALL’ACCESSO DELL’ITALIA AL FONDO SALVA STATI, ORMAI INEVITABILE. ANCHE DI MAIO ORMAI SI È RASSEGNATO, MA VUOLE CHE A METTERCI LA FACCIA SIA CONTE

IL PREMIER AUMENTA IL DEBITO E APRE LE PORTA AL SALVA-STATI

Fausto Carioti per “Libero Quotidiano”

roberto gualtieri luigi di maio

 

Ma i Cinque Stelle leggono ciò che votano in Parlamento? Pare di no. Perché in una delle due risoluzioni approvate ieri in Senato dalla maggioranza c' è il via libera al Fondo salva-Stati: il controverso strumento al quale i grillini, da sempre, si oppongono. Tutto questo nel giorno in cui, tramite l' altro documento votato, si autorizza l' Italia ad indebitarsi per ulteriori 25 miliardi di euro, portando il totale, da quando è iniziata la pandemia, a quota 100 miliardi.

 

rutte merkel ursula conte by osho

Esplosione del debito pubblico ed accettazione del Mes conducono da una parte sola: subordinazione dell' Italia alla Commissione europea nel migliore dei casi, e alla "troika" Commissione-Banca centrale europea-Fondo monetario, nel peggiore. Il fatto che il senatore a vita ed ultrà europeista Mario Monti, da sempre contrario all' allargamento del debito, stavolta abbia votato come loro, avrebbe dovuto far venire qualche dubbio agli sprovveduti a Cinque Stelle.

Quelli, però, niente.

 

CONTE E MERKEL

Eppure, nel linguaggio tipico di certi documenti, la risoluzione sulle riforme passata ieri con 169 voti parla chiaro. Tramite essa il Senato impegna il governo, tra le altre cose, ad utilizzare «gli strumenti già resi disponibili dall' Unione europea per fronteggiare l' emergenza sanitaria e socio economica in atto». E il principale «strumento» che la Ue ha offerto all' Italia con tale obiettivo è proprio il Fondo salva-Stati. Come dire «il calciatore juventino con la maglia numero 7» anziché Cristiano Ronaldo: sempre di lui si tratta.

 

SENZA FARE IL NOME

In un passaggio precedente, la stessa risoluzione obbliga l' esecutivo «ad adottare rapidamente un Piano per la ripresa nazionale» che consenta l' utilizzo «di tutte le risorse che saranno messe a disposizione del nostro Paese nei prossimi mesi per gli interventi finalizzati a ridurre l' impatto della crisi su imprese e cittadini». E il Mes, di certo, rientra pure in questa definizione. Pur senza chiamarlo per nome, insomma, e grazie a due perifrasi, ieri il Fondo salva-Stati ha passato il primo ostacolo parlamentare.

ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE

 

L' altra risoluzione, quella che allarga il buco nei conti pubblici di 25 miliardi di euro nel 2020 (e di ulteriori 23,3 miliardi nei sei anni a seguire), per essere approvata necessitava della maggioranza assoluta dell' aula, cioè di 160 voti.

 

Ne ha ottenuti dieci in più, grazie anche all' apporto dei senatori a vita Mario Monti ed Elena Cattaneo, di due eletti all' estero, di altri componenti del gruppo misto e di Sandra Lonardo Mastella (moglie di Clemente), la quale ha lasciato Forza Italia, con cui era stata eletta nel 2018, per rientrare nel centrosinistra da cui era uscita dieci anni fa. Politicamente parlando un buon risultato per Conte, ma raggiunto su una decisione che promette di essere una pietra tombale per la sovranità italiana.

monti & bonino Il centrodestra intero si è astenuto, e tra chi si è espresso contro c' è la senatrice di Più Europa Emma Bonino.

 

GIUSEPPE CONTE MARIO MONTI

«Aggravare ulteriormente il debito mostruoso che abbiamo sulle spalle delle nuove generazioni io non mi sento di votarlo», ha spiegato la ex radicale. Pure Monti si è preoccupato per «l' ulteriore gigantesco aumento del debito pubblico che lasceremo ai nostri figli e nipoti» e per «il modo in cui le risorse saranno utilizzate». Ciò nonostante, a differenza della Bonino, ha votato a favore dell' accrescimento del debito, invitando il governo a «fare buon uso di quel che l' Europa consente all' Italia di avere». Un altro riferimento al Mes, se i grillini non l' avessero capito.

 

2 – VI RACCONTO LE ULTIME NOVITÀ SU MES E RECOVERY (CON LE FIGURE BARBINE DI GUALTIERI)

Giuseppe Liturri per www.startmag.it

 

LUIGI DI MAIO ROBERTO GUALTIERI

Il Mes ed il Recovery Fund continuano ad occupare il centro della scena del dibattito parlamentare ed è presumibile restino a lungo sotto i riflettori. Ieri, quando ancora non si era spenta l’eco delle parole, forse dal sen fuggite, del ministro Roberto Gualtieri a proposito dello status di creditore privilegiato del Recovery Fund, una risoluzione di maggioranza in occasione del voto del Senato sullo scostamento di bilancio ha gettato lo scompiglio nelle linee, già piuttosto agitate, della maggioranza politica.

 

meccanismo europeo di stabilita' 3

Nel documento, firmato da tutti i capigruppo dei partiti che appoggiano l’attuale governo, si impegna l’esecutivo a “a prevedere l’utilizzo, sulla base dell’interesse generale del Paese e dell’analisi dell’effettivo fabbisogno, degli strumenti già resi disponibili dall’Unione europea per fronteggiare l’emergenza sanitaria e socio economica in atto”.

 

Non c’è bisogno di una esegesi particolarmente approfondita per scorgere il chiaro riferimento al Mes e questo rende sempre più vicino il momento in cui il M5S dovrà confrontarsi con la linea rossa apparentemente invalicabile, oltre la quale c’è l’utilizzo di questo strumento.

KALIN JANSE MES

 

Come se non bastasse la pressione sul fronte interno, è poi giunto anche il direttore finanziario del Mes, Kalin Janse, ad illustrare in un intervento sul sito del Mes, le presunte virtù salvifiche dell’istituzione che gli paga lo stipendio. La totale inconsistenza degli argomenti portati per dimostrare il presunto risparmio per Italia e Grecia derivante dalla richiesta di quel prestito, lascia intendere la seria difficoltà per il Mes di giustificare la sua esistenza.

 

klaus regling

Oggi l’Italia non ha rischio di liquidità (tutte le aste registrano un’abbondante offerta su tutte le scadenze), non ha rischio di tasso (ieri l’asta del Bot a 6 mesi ha fatto registrare un tasso pari al -0,28%) e quindi non sa che farsene di prestiti offerti da un creditore privilegiato come il Mes, strutturato per Paesi la cui stabilità finanziaria è a rischio e che hanno perso l’accesso ai mercati. È un dibattito che non dovrebbe nemmeno esistere.

 

Avantieri era invece toccato al ministro Gualtieri, in audizione presso le commissioni Bilancio e Finanze riunite, esibirsi in un intervento che non ha mancato di suscitare scalpore.

 

roberto gualtieri alberto bagnai

Il casus belli è stato scatenato dalla domanda del senatore Alberto Bagnai, finalizzata a sapere se fossero vere le voci riportare dal Sole 24 Ore circa tensioni di cassa a settembre, nel caso di mancato ricorso al Mes. Inoltre il senatore chiedeva anche di conoscere se fosse stata esplorata dal Mef l’eventualità di emettere debito con privilegio a favore del creditore, ottenendo così condizioni migliori rispetto ai Btp che sono “pari passu”, i cui detentori concorrono cioè alla pari con gli altri creditori dello Stato nel soddisfacimento del loro credito.

 

conte rutte merkel ursula

Riguardo al primo punto, il ministro ha testualmente affermato che “il tema non esiste”, con ciò derubricando a retroscena senza alcun fondamento il titolo di prima pagina del principale quotidiano economico-finanziario italiano. Non a caso i mercati non avevano fatto una piega.

 

Sul secondo tema, Gualtieri ha affermato, in scioltezza, che un eventuale privilegio non consentirebbe tassi più bassi rispetto a quelli già attualmente praticati da creditori privilegiati come Mes, Recovery Fund (RF) e fondo Sure.

 

roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio

Il presidente Claudio Borghi non ha perso l’occasione di rimarcare questa affermazione del ministro che non appare affatto come una “normalità”, così come da egli stesso definita. Infatti il Mes è creditore privilegiato per esplicita previsione inserita nel suo Trattato istitutivo, ma da nessuna parte abbiamo trovato scritto che i prestiti del RF godranno dello stesso status, né il regolamento istitutivo del Sure fa alcun cenno a tale status.

 

Né alcuna delle 67 pagine dell’accordo politico dell’ultimo Consiglio Europeo del 21 luglio riportano alcunché, eppure di spazio ne avevano. A questo punto, delle due, l’una: o lo status di creditore privilegiato non esiste e quindi il ministro ha davvero detto un’inesattezza, o lo status esiste ed è allora davvero grave che sia rimasto finora nascosto.

GIUSEPPE CONTE URSULA VON DER LEYEN

 

L’aspetto curioso della vicenda è che il ministro ha risposto mentre scorreva lo schermo del suo telefonino, dando l’impressione di leggere un testo, cercare di comprenderlo e, contemporaneamente, formulare una risposta.

 

Ed è parsa davvero una voce dal sen fuggita quella del ministro. Qualche collaboratore gli ha forse rivelato ciò che si apprestano a scrivere nei regolamenti (ammesso e non concesso che sia sufficiente) e cioè che anche i prestiti del RF avranno status di creditore privilegiato, alla maniera del Fondo Monetario Internazionale e del Mes. Ed infatti Borghi ha preso subito la palla al balzo, definendo il Recovery Fund un “super Mes”.

 

roberto gualtieri claudio borghi

Ma questo è ancora il meno, infatti il RF presenta almeno 3 profili critici:

 

Continua ad essere incerto nel suo ammontare, in quanto tutti dati sui presunti miliardi destinati all’Italia sono finalmente accompagnati dal modo verbale condizionale. La Commissione non ha rilasciato dati, quelle che circolano sono solo stime dei governi.

 

angela merkel e giuseppe conte by osho

La Commissione non può riversare sui mercati circa 850 miliardi di titoli in un attimo. Il Financial Times ha pubblicato stime secondo le quali il grosso delle emissioni si concentrerà tra il 2021 ed il 2024, con il RF in particolare concentrato tra 2022 e 2024. E se la Commissione non raccoglie denaro con le sue obbligazioni, i bonifici agli Stati non possono partire. Quindi i fondi a prescindere dal loro ammontare, arriveranno con relativa lentezza.

 

conte ursula

Infine, la stima del beneficio netto. Oggi non è possibile calcolare alcun beneficio netto per il nostro Paese. Come detto, è perfino in dubbio il calcolo del beneficio lordo. Il denaro preso in prestito dalla Commissione per erogare 390 miliardi di sussidi e 360 miliardi di prestiti, dovrà essere restituito facendo affidamento sulle cosiddette “risorse proprie”, cioè nostre, in quanto trattasi di tasse (a partire da quella sulla plastica). I contributi al bilancio Ue, che determineranno il saldo netto per il nostro Paese del RF, saranno noti solo quando sarà noto o stimabile il gettito delle nuove imposte o i contributi aggiuntivi richiesti di anno in anno per chiudere in pareggio il bilancio UE.

 

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO ANGELA MERKEL BY OSHO

Risultano quindi premature ed affrettate tutte le stime circolate in questi giorni, dalle quali emerge un presunto beneficio netto positivo per il nostro Paese, come se oggi fossimo chiamati ricevere sussidi con una base di ripartizione del 20,4% sul totale ed a versare contributi in proporzione al PIL, come accade per il bilancio pluriennale ordinario 2021-2027. I conti si faranno alla fine e le sorprese potrebbero essere numerose. A partire, da un lato, dall’effettivo tiraggio da parte dell’Italia dei sussidi disponibili e, dall’altro, da come sarà ripartito il gettito delle nuove imposte tra i diversi Stati membri.

 

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

Preoccupa il potenziale effetto recessivo indotto dal rispetto delle raccomandazioni Paese e delle altre condizioni poste per beneficiare dei fondi. Si tratta della solita litania fatta di tagli alla spesa ed aumenti di imposte che ci ha già mandato in recessione nel 2012-2014.

 

Di sicuro, oggi c’è una sola cosa: è stato elevato dal 1,4% al 2% del Reddito Nazionale Lordo l’ammontare massimo di risorse che la Ue può richiedere ai Paesi aderenti. Si andrà così a costituire un plafond annuo di circa 81 miliardi, ritenuto sufficiente dai mercati e dalle agenzie di rating, per concedere il rating tripla A alle emissioni obbligazionarie della Commissione.

giuseppe conte e angela merkel a meseberg by osho

 

Altro che status di creditore privilegiato, alla Commissione ed ai mercati interessa la certezza che i debitori paghino tempestivamente e la rete di sicurezza messa in piedi è di tutto rispetto. Anche perché il 2058, ultima data prevista per il rimborso delle obbligazioni, è molto lontano e, fino ad allora, non è detto che la Ue sia così com’è ora.

 

In fondo, anche l’Impero Romano e l’Unione Sovietica hanno avuto una durata limitata.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...