carlo nordio intercettazioni

IL GOVERNO STACCA LA SPINA ALLE INTERCETTAZIONI – IL SENATO HA APPROVATO IL DISEGNO DI LEGGE CHE FISSA IL TETTO MASSIMO DI 45 GIORNI PER LE CAPTAZIONI, CON IL VOTO FAVOREVOLE DI MATTEO RENZI - LA STRETTA POTREBBE AVERE RIPERCUSSIONI SU MIGLIAIA DI INCHIESTE, E L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI INSORGE: “C’È IL RISCHIO CONCRETO DI RIDURRE LA TUTELA DEI DIRITTI DELLA PERSONA. È UNO STRUMENTO FONDAMENTALE NELLA LOTTA AL CRIMINE…”

Estratto dell’articolo di Grazia Longo per “La Stampa”

 

CARLO NORDIO

Semaforo verde al Senato per il disegno di legge che fissa il tetto massimo di 45 giorni alle intercettazioni. Se venisse […] approvato anche alla Camera, ci troveremo di fronte a una vera rivoluzione, considerato il fatto che finora il codice di procedura penale non prevedeva un limite cronologico alle intercettazioni. In futuro l'orecchio investigativo non potrà soffermarsi sui sospettati di un omicidio o di una corruzione per più di 45 giorni. Una follia per l'opposizione.

 

E non a caso insorge anche l'Associazione nazionale magistrati. La vice presidente Alessandra Maddalena stigmatizza: «La stretta sulle intercettazioni determina un rischio concreto di ridurre la tutela dei diritti della persona. Parliamo di uno strumento fondamentale nella lotta al crimine che va salvaguardato e non limitato».

 

Alessandra Maddalena - Unicost

Il provvedimento porta il nome del primo firmatario, Pierantonio Zanettin, senatore di Forza Italia, partito che da inizio legislatura ha caldeggiato il disegno di legge che ieri è stato approvato con 83 sì, contro 49 no e 1 astenuto. Da segnalare che Italia Viva si è schierata con la maggioranza di governo.

 

Secondo il suo leader Matteo Renzi, infatti, «chi chiede limiti sulla durata delle intercettazioni non sta facendo un regalo alla criminalità ma sta difendendo la Costituzione. Non è la resa dello Stato rispetto alla criminalità. Se passa questo concetto, passa l'idea che chi intercetta ha sempre ragione e gli intercettati sono cittadini potenzialmente criminali e non cittadini sottoposti a tutela costituzionale».

 

Esistono delle eccezioni al limite dei 45 giorni che possono essere superati quando si tratta di reati di mafia e terrorismo e quando emergono «elementi specifici e concreti» che dovranno comunque «essere oggetto di espressa motivazione».

 

INTERCETTAZIONI

Proprio grazie a queste precisazioni il testo originale è stato approvato in Commissione lo scorso aprile. Ma «senza che ci sia stata un'adeguata istruttoria», come denuncia in Aula il senatore M5S Roberto Scarpinato.

 

Ad accelerarne l'arrivo in Aula è il capogruppo Fi al Senato, Maurizio Gasparri, che, nell'ultima Conferenza dei Capigruppo, chiede e ottiene che il ddl arrivi in Assemblea «il più presto possibile». Tutti gli emendamenti delle opposizioni vengono respinti. I senatori del M5S […] protestano e ribadiscono come siano a rischio anche le indagini sulle violenze alle donne, a cominciare dal reato di stalking («che dura molto più di 45 giorni»).

carlo nordio al senato

 

E anche i Dem contestano il provvedimento parlando, come fa il capogruppo in Commissione Giustizia, Alfredo Bazoli, di «termini draconiani». «Va bene il tetto alle intercettazioni – dice Bazoli – ma il limite di 45 giorni è troppo stretto perché così sono a rischio anche le indagini per omicidio».

 

Il «numero di 45 giorni – incalza Bazoli – è stato scelto a caso senza alcuna verifica né istruttoria. È una tagliola clamorosa che mette a rischio i reati di strage, corruzione, bancarotta fraudolenta e violenza sessuale». Solo per citarne alcuni. «Possibile che non ci si renda conto dei rischi? È un testo scritto male, superficiale. Fermatevi!», è l'appello di Bazoli. Ma la maggioranza va avanti. Forte anche del sostegno di IV che con Matteo Renzi e Ivan Scalfarotto ricorda come anche la Cassazione abbia chiesto un tetto alle intercettazioni.

intercettazioni Alessandra MaddalenaintercettazioNI CONCORSO OSPEDALE TRUCCATO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…