liliana segre

GRANDE LILIANA! LA SEGRE NON CI STA A FARE IL SANTINO POP DELLA SINISTRA: ''IO AL QUIRINALE? IMPROPONIBILE''. LA RIDICOLA PROPOSTA DELLA ANNUNZIATA, SOTTOSCRITTA DA TUTTO IL GRUPPO GEDI, È STATA RISPEDITA AL MITTENTE ATTRAVERSO UNA NOTA UFFICIALE - IL ''FATTO'': FARE DI LEI UNA FIGURINA, UN HASHTAG, UN VOLTO DA T-SHIRT CONTRO L' ODIO DEL WEB, HA PER EFFETTO DI ESPORRE UNA SIGNORA 89ENNE PERBENE, IRONICA E INTELLIGENTE CHE DA ANNI TESTIMONIA L'ORRORE DEL NAZIFASCISMO, PROPRIO ALLA INCONTROLLABILE FEROCIA DA CUI SI CERCA DI DIFENDERLA

 

1. LA SEGRE: IO AL QUIRINALE? IMPROPONIBILE

T.M. per “Libero quotidiano

 

Non se ne parla. Liliana Segre non ci pensa proprio ad "accettare" la candidatura per il Quirinale. «Improponibile», ha fatto sapere ieri sera la senatrice a vita - che attualmente siede nel gruppo Misto di Palazzo Madama - con una nota.

l articolo di pietro colaprico su liliana segre

 

A lanciare il nome di Segre per il Colle - sul quale dal 2022 siederà il successore di Sergio Mattarella, eletto il 3 febbraio 2015 - era stata Lucia Annunziata sull' Huffington Post. La giornalista aveva proposto il nome della senatrice a vita - da giorni sotto i riflettori, prima per il varo della Commissione parlamentare sull' odio e l' intolleranza; poi per l' assegnazione della scorta dopo le minacce ricevute - nel corso di un seminario a Milano.

 

«Vogliamo far partire da qui, da questo convegno, la proposta di candidare Liliana Segre - superstite dell' Olocausto - alla presidenza della Repubblica, per togliere il Quirinale dalla partigianeria della politica», aveva detto Annunziata. Idea subito accolta dal direttore di Repubblica, Carlo Verdelli: «Sottoscriviamo all' inizio di questa giornata una proposta alta e nobile.

LILIANA SEGRE

 

L' idea di Lucia Annunziata e dell' Huffington Post di candidare Segre significa candidare un simbolo che racconta un' altra visione dell' Italia. La notizia della scorta data a Segre, in seguito a minacce subite, ha scosso il mondo. Ci sarà una commissione anti-odio e speriamo che Segre, che ha sempre predicato la pace, resista alle pressioni che sta subendo. So che è turbata».

 

Ma ieri la senatrice a vita si è tirata fuori dalla contesa, sulla quale peraltro i partiti della maggioranza giallorossa hanno già iniziato a fare un pensierino. «Ringrazio le persone che hanno proposto la mia candidatura al Quirinale ma, ovviamente, per motivi sia anagrafici che di competenza specifica tale candidatura va considerata improponibile».

 

LUCIA ANNUNZIATA

Parole che non ammettono retropensieri. Del resto subito dopo Segre tesse le lodi di Mattarella, il capo dello Stato che l' ha nominata a Palazzo Madama il 19 gennaio 2018. «C' è un presidente in carica che sta svolgendo il suo compito di garanzia costituzionale con rigore ed efficacia e che gode di grande popolarità e prestigio in Italia e all' estero».

Insomma, chi già pregustava la chiusura della gara per il Quirinale del 2022, dovrà cercare un altro nome.

 

 

2. SEGRE E I SANTINI POP DELLA SINISTRA DA BAR

Daniela Ranieri per “il Fatto quotidiano

 

Della sinistra intellettuale, o di quel che ne rimane, si sottolineano spesso i difetti in termini di "distanza dal popolo", elitarismo, supponenza e complesso di superiorità.

Ma non si parla quasi mai della sua tendenza a cadere vittima di vere e proprie ossessioni mistico-religiose per incolpevoli persone trasformate in totem.

 

carlo verdelli foto di bacco

La cosiddetta e più spesso sedicente intellighenzia possiede un Pantheon che aggiorna quotidianamente con personaggi mediatici per qualche motivo stimabili, autori di gesti lodevoli o portatori di biografie rispettabili, acconciate a icone del Bene, depositari di Verità rivelate, messaggeri di Valori assoluti. È il caso di Carola Rackete, una capitana e marinaia trasformata in intellettuale organica, interpellata ormai su questioni politiche, sociali, artistiche, come se guidare una nave della Sea Watch desse anche la patente per guidare una rivoluzione morale. Il fatto che Carola sia stata insultata da Salvini e dagli sgherri dei social ne ha fatto automaticamente una Santa laica.

 

CAROLA RACKETE

Più preoccupante è il caso di Greta Thunberg, giovanissima attivista per il clima proposta via social per il Nobel per la Pace, trattata dai media come una profetessa, paragonata a Giovanna D' Arco (quindi vergine contadina già lambita dalle fiamme del rogo), dotata di una particolare Scienza infusa che non passa per la scuola, che non frequenta più (secondo testimoni sarebbe persino in grado di vedere le particelle di CO2 a occhio nudo).

 

Un tale culto irrazionale porta con sé naturalmente il suo contrario: Greta, adorata dal pubblico raffinato come l' oracolo infallibile che sfida i Grandi della Terra (ben felici di ospitarla, peraltro), è presa a bersaglio dagli odiatori con una violenza uguale e contraria alla devozione dei tifosi; la sua piccola persona scatena gli istinti di chi sfoga la sua frustrazione su figure portate in trionfo dai "privilegiati" ecologisti (è un meccanismo di psicologia sociale di brutale semplicità).

 

liliana segre con la scorta

In un caso così magnetizzato, chiunque contesti la santità e la natura sapienziale di Greta viene messo tra gli odiatori tout court e tra i negazionisti del cambiamento climatico. A proposito di odiatori e della tensione che si genera tra devozione e avversione, la ribalta mediatica di questi giorni è occupata dal cosiddetto "caso Segre", che invece è un caso di insulti online contro una senatrice a vita. Liliana Segre, ebrea sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, è oggetto di un certo numero di commenti antisemiti: secondo Repubblica 200 al giorno, non uno di meno; secondo l' Osservatorio Antisemitismo e alcuni debunker (rivelatori di bufale), molti di meno; ma questo non importa.

 

Quel che interessa è che il caso-insulti si è evoluto per superfetazione in un tema mediatico capace di mobilitare fazioni pro e contro Liliana Segre, una vittima del nazismo, finita sotto scorta proprio in concomitanza col montare di questo caso. Se è un segno della follia generale ingrassata dal web che i negazionisti della Shoah rivendichino il diritto di parola, è irragionevole che chiunque non si riconosca in quella nociva follia sia chiamato ad arruolarsi nelle Forze del Bene che issano la figura di Segre tra le icone responsabili della palingenesi morale di un popolo.

 

arnold schwarzenegger e greta thunberg 2

Infatti su di lei, per fagocitarne l' autorevolezza, si sono subito avventati i propalatori di banalità più famosi d' Italia (Renzi su Twitter: "Chi attacca Liliana Segre non sta attaccando una donna, una sopravvissuta all' Olocausto, un simbolo, una senatrice a vita. No! Chi attacca Liliana Segre sta attaccando se stesso: perché noi siamo tutti Liliana Segre") e si è rovesciata un' oscena strumentalizzazione, con Salvini che si è permesso di paragonarsi a lei per gli insulti che riceve e di dire in un talk-show: "Segre porta sulla pelle gli orrori del nazismo e del comunismo".

 

Proporre Segre come Presidente della Repubblica, come fanno i direttori di Huffington Post e Repubblica, sembra più una reazione emotiva e passeggera che un' azione ragionata. Come se la Presidenza della Repubblica fosse un' onorificenza concessa come risarcimento a chi subisce offese razziste sui social, e non un preciso ruolo istituzionale ricoperto per meriti politici, oltre che biografici e morali.

 

A scanso di equivoci: non stiamo dicendo che la senatrice Segre non meriti di fare il Capo dello Stato; ma che farne una figurina, un hashtag, un volto da t-shirt contro l' odio del web, ha per effetto di esporre lei, una signora ottantanovenne perbene, ironica e intelligente che da anni testimonia l' orrore del nazifascismo, proprio alla incontrollabile ferocia da cui si cerca di difenderla.

leonardo dicaprio e greta thunberg-1

 

Rendere Segre un santino pop, seppure di quel pop raffinato che mischia laicismo e misticismo come piace a certa sinistra convenzionale in cerca di idoli, vuol dire depotenziarne il messaggio, che lei è sopravvissuta per raccontare, sulla base dell' insegnamento di Primo Levi.

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