alessandro di battista giuseppe conte luigi di maio

I GRILLINI SONO MENO COMPATTI DI QUELLO CHE SEMBRANO: DIETRO ALLE DICHIARAZIONI A DIFESA DI CONTE C’È UN BEL PEZZO DI MOVIMENTO CHE NON CREDE PIÙ NELLA POSSIBILITÀ DI UN TERZO GOVERNO GUIDATO DAL VOLPINO CON LA POCHETTE - PER L’OCCASIONE SI SVEGLIA PURE DIBBA CHE METTE IL VETO SU RENZI E GIUDICA “INDECENTE” LA PROPOSTA DEL CENTRODESTRA SU BERLUSCONI AL QUIRINALE. ALLORA CHI LO VOTA IL GOVERNO OLTRE A CIAMPOLILLO?

VITO CRIMI GIUSEPPE CONTE

1 - I GRILLINI SI SPACCANO SU FORZA ITALIA E DI BATTISTA METTE IL VETO SU RENZI

Federico Capurso per "La Stampa"

 

«Il Movimento 5 stelle è al fianco di Giuseppe Conte in questo momento estremamente difficile per il Paese», scrive il reggente M5S Vito Crimi in una nota, quando le voci delle imminenti dimissioni del premier iniziano a prendere concretezza.

luigi di maio giuseppe conte by osho

 

E il quadrato grillino in difesa di Palazzo Chigi si forma davvero, con dichiarazioni e comunicati affidati a social e agenzie di stampa. Ma è la «compattezza» di uno sciame di api, non quella della pietra. Perché il partito pentastellato si ritrova nel pieno di una crisi con i suoi parlamentari che hanno sciolto le righe, ognuno con una sua posizione, senza una leadership legittimata, senza un piano B per uscire dalla crisi.

 

«A dirla tutta, manca anche un piano A», commenta amaro uno dei ministri presenti alla riunione d' emergenza, che viene organizzata tra tutti i membri M5S del governo nel tardo pomeriggio. E senza una bussola tra le mani, anche l' assemblea congiunta di deputati e senatori M5S, prevista nella notte, viene rimandata.

giuseppe conte beppe grillo luigi di maio 1

 

Luigi Di Maio, mentre tutto frana, è a Bruxelles per impegni istituzionali e la voce che si alza in serata aderisce senza pieghe a quella di Crimi: «Compattezza attorno al premier». Appare come una delega in bianco al premier per tentare il Conte ter.

 

 I capigruppo di Camera e Senato, Davide Crippa e Ettore Licheri, lo dicono chiaramente: «Il passaggio per il Conte ter è ormai inevitabile ed è l' unico sbocco di questa crisi scellerata - scrivono in una nota congiunta -. Si tratta di un passaggio necessario all' allargamento della maggioranza». Ma non può chiamarsi un "piano". Perché il Conte ter può prevedere un ingresso in maggioranza dei responsabili, se dovessero spuntare nelle prossime ore, ma anche un possibile ritorno di Matteo Renzi.

 

ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE

E su questa seconda opzione il Movimento si spacca. L' ala governista, che ha nel ministro degli Esteri il suo punto di riferimento, vorrebbe tentare la via del dialogo con il leader di Italia viva - con spirito animato dalla realpolitik - ed è un sentimento, questo, che cresce ogni giorno di più nei gruppi parlamentari.

 

di battista renzi

L' ala movimentista di Alessandro Di Battista, invece, di Renzi non vuole nemmeno sentirne parlare. L' ex ministro Danilo Toninelli lo dice pubblicamente, mentre i suoi colleghi restano trincerati in un prudente silenzio: «Una certezza che oggi abbiamo è che non possiamo certamente far rientrare Renzi, perché è lui che ha creato il problema e non può essere lui la soluzione». «Abbiamo chi? », chiedono velenosamente nelle chat deputati e senatori.

 

VITO CRIMI GIUSEPPE CONTE STATI GENERALI

Le trattative con i responsabili proseguono, ma il pericolo che non vadano a buon fine è ancora alto. E con un veto di parte del M5S a Renzi, resterebbe in piedi l' ipotesi di un governo di larghe intese. Sarebbe improntato su quella maggioranza che votò Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, quindi con Forza Italia dentro, ma su questo punto governisti e movimentisti sono d' accordo: «Non si può fare».

 

Infatti Di Battista boccia l' idea di Berlusconi al Colle proposta da Salvini: «Indecente».

URSULA VON DER LEYEN

Eppur è nel grande calderone dei parlamentari che invece l' idea, tutto sommato, non viene cestinata. «In fin dei conti ci lavoriamo bene con i parlamentari di Forza Italia», rispondono in molti, da Sabrina De Carlo a Davide Zanichelli. Che poi questo si traduca in un governo con loro e senza Conte è questione assai più complessa.

 

Ma prima di compiere un tentativo per il governo «Ursula» - ragionano ai piani alti del partito - Conte avrebbe già tentato senza successo le altre strade: «Saremo all' ultima chance, il suo nome sarebbe già fuori dai giochi». Per ora, comunque, «compattezza intorno a Conte». Ma l' impressione è che il dizionario grillino, in questa crisi, non abbia altre parole a disposizione.

di maio lombardi di battista

 

2 - "DIFENDIAMO BONAFEDE" I GRILLINI E LA TENTAZIONE DI MOLLARE L'AVVOCATO

Estratto dell'articolo di Annalisa Cuzzocrea per "la Repubblica"

 

ALESSANDRO DI BATTISTA E LUIGI DI MAIO

(...)  Qualcosa, però, si è spezzato. Perché la mossa del M5S - per la prima volta dopo settimane - non mette Conte davanti a tutto, anzi. Ci sono due visioni, dietro quello che appare come un unico schema. La prima è di chi pensa che chiedere al premier di salvare Bonafede, dimettendosi prima del suo discorso in aula, fosse inevitabile, ma che nulla cambia riguardo alla linea da tenere: o Conte o urne.

 

conte di maio

Così l' hanno detta e la ripetono ministri ed esponenti di governo di rilievo come Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, o Stefano Patuanelli, responsabile dello Sviluppo economico, che ancora ieri all' idea di riaprire a Renzi diceva: «Chi è il problema non può essere la soluzione. Non è una questione personale, ma di affidabilità politica».

 

stefano patuanelli matteo salvini giuseppe conte

C' è però tutto un altro pezzo di Movimento che non crede più nelle possibilità del Conte ter. E che lavorerà per un nuovo governo anche se il presidente del Consiglio dovesse perdere la sua golden share, rimettendola magari nelle mani di chi l' ha avuta per primo, come Luigi Di Maio.

 

Perché non venga fuori troppo presto, l' assemblea congiunta di ieri sera di Camera e Senato è stata rinviata da Crimi «a data da destinarsi ». Non è il momento di dare sfogo ai malumori e alle paure dei parlamentari, che già si sono fatti attrarre dall' idea di maggioranze allargate o di possibili ritorni (uno tra tutti, l' invito ad abbassare «il testosterone » del deputato Sergio Battelli).

 

giuseppe conte luigi di maio enzo amendola

Ma non si tratta solo di ingovernabili peones, o di viceministri preoccupati del loro futuro come Giancarlo Cancelleri (che alla Stampa è arrivato a dire, poi smentendo: «Nessuno è indispensabile»). Sono dirigenti di peso M5S, ormai, a dire chiaramente: «Il premier sui responsabili ha capito di aver sbagliato. Proverà a fare il Conte ter, ma non ci riuscirà».

Fico Di Battista Di Maio

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