luigi di maio giuseppe conte

GRILLISMO CIVIL WAR - DALLA PARTE DI CONTE SI SONO SCHIERATI DI BATTISTA E PATUANELLI, GUBITOSA E RICCIARDI - CON DI MAIO CI SONO SPADAFORA E LAURA CASTELLI, BUFFAGNI E DI NICOLA - ROBERTO FICO, CHE E' RIMASTO LONTANO DALLE SCHERMAGLIE PER IL QUIRINALE, E' PIU' VICINO A LUIGINO - LA BATTAGLIA INTERNA E' ESPLOSA CON GLI ACCOUNT TWITTER FAKE SGUINZAGLIATI CONTRO DI MAIO - BATTELLI SENTE PUZZA DI REGOLAMENTO DI CONTI SENZA REGOLE: "IL MINCULPOP INTERNO L'HO SEMPRE DETESTATO E NON INIZIERÒ CERTO A FARMELO PIACERE OGGI…"

giuseppe conte luigi di maio foto di bacco (3)

Jacopo Iacoboni per www.lastampa.it

 

Nel momento più confuso della settimana delle elezioni per il Quirinale, la giornata e poi la serata di venerdì 28 gennaio, quando Giuseppe Conte ha tentato di nuovo una soluzione che non prevedeva Mario Draghi al Quirinale, Luigi Di Maio ha continuato fin dalla mattina a lavorare per un esito istituzionale, fosse sul nome di Sergio Mattarella o di Mario Draghi, ma ciò che è meno noto è che anche una serie di parlamentari M5S con un loro peso interno si stava già muovendo, dentro il gruppo parlamentare, nella stessa direzione del ministro degli Esteri. Uomini non tutti appartenenti al suo giro di fedelissimi.

PRIMO DI NICOLA

 

Molto attivi, su questo fronte che appunto chiameremo “istituzionale”, sono stati personaggi come il deputato Sergio Battelli, Stefano Buffagni, Gianluca Vacca. O come Primo Di Nicola e Vincenzo Presutto, che certo non nascono dimaiani, ma sono stimati e seguiti dalle truppe grilline in Parlamento, perchè dotati di capacità di ascolto che non viene riconosciuta da tutti all’ex premier.

 

Il presidente della Camera Roberto Fico, che nella vicenda si è tenuto in corretta posizione di distacco, ha comunque fatto percepire quanto fosse favorevole a una soluzione istituzionale (in quei momenti poteva essere sia Draghi sia, nelle ore successive sempre più, Mattarella), finendo, come sempre in tutti i tornanti decisivi della storia M5S, dallo stesso lato del suo più giovane conterraneo Di Maio.

 

STEFANO BUFFAGNI

Mentre Giuseppe Conte otteneva la sponda rumorosa, ma esterna di Alessandro Di Battista – che non è più nelle chat principali del Movimento, e non è amatissimo nel gruppo parlamentare grillino - Di Maio poteva contare su parlamentari meno appariscenti ma di sostanza, come quelli su elencati.

 

Di Battista, che ha lavorato anche per un riavvicinamento tra Conte e Davide Casaleggio, ha poi detto: «Credo che a Luigi interessi più salvaguardare il suo potere personale che la salute del movimento. O si arriva a una resa dei conti, o faranno prima a cambiare il nome del M5s in Udeur». Ma in una battaglia politico parlamentare muove poco.

 

IL PRESIDENTE DELLA CAMERA ROBERTO FICO

Di Maio è finito sotto attacco in quella che poteva sembrare una “rivolta della base” (secondo l’analista Pietro Raffa sarebbero in realtà 289 account fake, metà in America e Sud America; mentre secondo un altro analista, Alex Orlowski, si tratta solo di account "inattivi" da anni, “sockpuppets”, account-burattino magari mobilitati o rimobilitati, con persone vere dietro, all'occasione). A quel punto hanno cominciato a uscire in tanti, anche pubblicamente. Cosa singolare, per parlamentari da sempre molto incline a parlare dietro le quinte, ma poco a esporsi. Si sono schierati.

ALESSANDRO DI BATTISTA A DIMARTEDI

 

«Chiediamo che ci sia maggior ascolto da parte del presidente Conte e dei 5 vicepresidenti», spiega Cosimo Adelizzi. «In queste ore Luigi Di Maio è attaccato per aver detto la verità. Ovvero che l'elezione del presidente della Repubblica è stata evidentemente gestita male», sostiene Davide Serritella. «Questa ripugnante caccia all'uomo verso Luigi Di Maio deve finire e non è degna dei nostri valori», ha scritto su facebook Manlio Di Stefano (che però è in posizione terzista, «né lui né Giuseppe Conte sono mai scappati dalle loro responsabilità»).

 

 

michele gubitosa

Battelli, che da tempo riceve apprezzamenti anche in alta sede istituzionale, è insofferente, e esercita da tempo una sua leadership nel gruppo: «Oggi abbiamo un problema: molti, io per primo, vogliono spiegazioni. Il Minculpop interno l'ho sempre detestato e non inizierò certo a farmelo piacere oggi». «Chiunque ci sia dietro quest'ultima campagna contro Di Maio, si fermi immediatamente. Forza Luigi, siamo tutti con te», scrive nelle chat interne Sergio Vaccaro.

 

Il fronte contiano, molto presente sui social e sui giornali d’area, è assai più silenzioso e ritratto nel gruppo. Viene fuori soprattutto attraverso figure come Stefano Patuanelli, o come i vicepresidenti, scelti direttamente da Conte. Come Michele Gubitosa, il numero due della gestione contiana, aiutato nella comunicazione da Rocco Casalino, che ritiene: «Conte non ha sbagliato nulla. Abbiamo proposto figure femminili di assoluto valore, parliamo di profili straordinari sui quali c'era condivisione. Ma nella notte sono arrivati dei veti incomprensibili da parte di altre forze politiche».

peppe marici laura castelli

 

O come Riccardo Ricciardi, che va ripetendo: «Di Maio dovrà rendere conto al Movimento di alcuni passaggi». Tuttavia, almeno per ora, non sono in tanti a esporsi pubblicamente su questa linea.

 

Con Di Maio invece, anche se silenti, ci sono personaggi storici e abilissimi nella conduzione delle dinamiche interne, da Laura Castelli – che sa tutto, del Movimento e dei suoi uomini - a ex ministri con relazioni nei palazzi, come un Vincenzo Spadafora dato ormai lontanissimo da Conte. Altri, come Roberto D’Incà, l’antico francescano del gruppo, uno dei veterani, stanno provando a mediare tra i due fronti: «Se riusciremo a restare insieme? L'importante è che in questo momento cerchiamo di condividere un momento di confronto». Al punto in cui siamo, anche questo è assai difficile.

vincenzo spadafora foto di bacco

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?