giuseppe conte marco travaglio beppe grillo

GRILLO VS CONTE: NE RESTERÀ SOLO UNO – BEPPE-MAO CHIEDE UN RITORNO ALLE ORIGINI E RIVENDICA IL LIMITE AI DUE MANDATI, MA PEPPINIELLO APPULO VORREBBE CANCELLARLO PER SEDARE GLI EX BIG M5S FINITI AI MARGINI - CONTE HA CAPITO CHE L’UNICO MODO PER SALVARE LA SUA LEADERSHIP È ANCORARSI AL PD, VISTO CHE GRILLO E RAGGI VOGLIONO UN M5S "NE' DI DESTRA NE' DI SINISTRA" - TRAVAGLIO PROVA A FARE IL PACIERE, MA SI CONTRADDICE: PRIMA DÀ RAGIONE ALL’ELEVATO E ALLA RAGGI SULL’EQUIDISTANZA DEL MOVIMENTO DAI PARTITI. POI RICORDA CHE SENZA ALLEANZE NON CI SAREBBERO STATI REDDITO DI CITTADINANZA E SUPERBONUS – GRILLO E' AVVELENATO: NESSUNO GLI HA MOSTRATO SOLIDARIETÀ PER IL PROCESSO AL FIGLIO CIRO

1. DAGOREPORT

L AUTOINTERVISTA DI BEPPE GRILLO SUL BLOG

Beppe Grillo è incazzato con Giuseppe Conte. L’ex premier non vuole subire l’autorità di Beppe-Mao. Lo scontro tra il fondatore e il capo politico del Movimento 5 Stelle sembra arrivato a un punto di non ritorno.

 

Il magro bottino incassato alle europee (la famosa “percentuale Lidl” da 9,99%) ha lasciato più strascichi e ruggini di quanto non si potesse immaginare. Grillo chiede un ritorno alle origini del M5s e nell’autointervista, pubblicata oggi sul blog, mette i puntini sulle i, rivendicando come “principio fondativo” il limite dei due mandati, che Conte vorrebbe abolire per ammansire gli ex big grillini finiti ai margini perché non ricandidabili.

 

GRILLO E TRAVAGLIO

Peppiniello appulo sente il fiato sul collo dell’"Elevato di torno" e ha capito che la sua unica salvezza è ancorarsi al Partito democratico all’interno del "Campo largo", così come va teorizzando da tempo il capogruppo al Senato, Stefano Patuanelli (che ieri ha twittato: “Né di destra né di sinistra”. Lo sento dire da molti anni. Da quelli di destra”).

 

Una scelta che comunque non mette a riparo la leadership di Conte, visto che Beppe Grillo è proprietario del logo e del nome del partito di cui l’ex premier è, sostanzialmente, un amministratore delegato. A creare confusione nella già movimentata baraonda grillina ci si è messo anche il “maitre a penser”, Marco Travaglio.

 

virginia raggi giuseppe conte

Questa mattina, nel suo consueto editoriale sul “Fatto quotidiano”, tenta di salvare capra e cavoli: da un lato difende il suo amato Conte, sferzando Grillo sulla scelta di portare il Movimento 5 stelle a sostenere il governo Draghi.

 

Dall’altro, dà ragione a Beppe Mao e a Virginia Raggi che vorrebbero tornare all’epoca dell’equidistanza, con un Movimento "né di destra né di sinistra", e dunque non organico al centrosinistra come vorrebbe il “punto di riferimento fortissimo dei progressisti”, Giuseppe Conte.

 

CLAUDIO COMINARDI - BEPPE GRILLO - NINA MONTI - ALESSIO VILLAROSA

Quindi, il M5s non deve allearsi? Non si è ben capito, visto che poche righe prima Travaglio ricordava che senza l'accordo con la Lega (nel governo Conte-1) e il Partito Democratico (nel Conte-2), reddito di cittadinanza e superbonus, le due grandi battaglie politiche dei cinquestelle, non sarebbero mai portate a compimento.

 

Insomma, una gran confusione quella cucinata da Travaglio nel tentativo di avere la siringa piena e la moglie drogata, cioè fare una sintesi (da paciere) tra Grillo e Conte.

 

marco travaglio

Nella sferzata al Movimento a guida Conte, pesa anche il fatto che Grillo ha la "dentiera avvelenata" perché nessuno, tra i vertici M5s, gli ha mostrato solidarietà per la vicenda giudiziaria che ha coinvolto il figlio Ciro, accusato di violenza sessuale di gruppo insieme a tre amici.

 

Pare inoltre che il comico debba prestare attenzione alle sue finanze, motivo per cui ha ripreso a girare l’Italia con il tour nei teatri, e ha messo in vendita tre case in Sardegna...

 

2. ANATOMIA DI UNA CADUTA

Estratto dell’articolo di Marco Travaglio per “il Fatto quotidiano”

 

GIUSEPPE CONTE MARCO TRAVAGLIO

Sulla sconfitta dei 5Stelle e sulle ricette per la rinascita si leggono cose assai strane. Grillo, battute a parte, dice giustamente che “gridare non serve più, è il momento del moderato Conte”. Poi però promette di essere più presente (se andasse a votare sarebbe già qualcosa) e pensa di recuperare voti con “un po’ di senso dell’umorismo”: ma i 5Stelle i voti li hanno sempre presi su cose terribilmente serie, tipo reddito di cittadinanza, lotta alle mafie e alla corruzione, acqua pubblica, pace e ambiente.

 

La Raggi […] vagheggia un “ritorno alle origini” fatto di “banchetti di plastica” e “aggregazioni online”, come se l’orologio della storia potesse tornare al 2009; e mai più “alleanze” […] Poi però ricorda le cose buone dei governi Conte […] dal Rdc in giù: che non sarebbero mai passate senza allearsi con Lega e Pd. E nelle ultime due elezioni i 5Stelle sono andati da soli: bene alle Politiche e male alle Europee: quindi che c’entrano le alleanze?

 

grillo travaglio felici

C’entra semmai l’essere entrati con le mutande in mano nel governo Draghi, nato per distruggerli con i loro voti determinanti, grazie alla geniale resa di Grillo ai noti “grillini” SuperMario e Cingolani (“Io sono l’Elevato e lui il Supremo”). Conte, che all’epoca non era neppure iscritto ma lasciò fare, ha chiesto scusa a nome del Movimento.

 

Ora toccherebbe a Grillo: se è vero che il M5S si è “vaporizzato”, la vaporizzazione risale al 2021 e porta la sua firma. Senza l’arrivo tormentatissimo di Conte al vertice, […] i 5Stelle sarebbero scesi sotto il 10% già due anni fa. […] Patuanelli […] twitta: “‘Né di destra né di sinistra’. Lo sento dire da molti anni. Da quelli di destra”. Per la verità, quelli di destra si sono sempre detti di destra. Erano i 5Stelle che si dicevano “né di destra né di sinistra”  […]. Quella fu una delle chiavi del loro successo e potrebbe esserlo ancora[…]

 

MARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTE

3. CONTE SNOBBA L’ATTACCO DI GRILLO: “LASCIAMOGLI FARE BATTUTE”

Estratto dell’articolo di Niccolò Carratelli per www.lastampa.it

 

Beppe Grillo se ne faccia una ragione. «Il destino del Movimento non è nelle sue mani», dice Giuseppe Conte, con l’aria di chi sottolinea un dato di fatto. Nuovo statuto alla mano, la definizione della linea politica non è nelle mani del fondatore e garante. Il quale, però, è bene ricordarlo, è anche il titolare del logo a 5 stelle.

 

VIRGINIA RAGGI E MARCO TRAVAGLIO

Sarà anche vero che non è più lui a dare le carte, ma quando parla fa sempre rumore. Conte finge di non aver accusato il colpo, minimizzando la «battuta» di Grillo dell’altro ieri sera, durante il suo spettacolo a Firenze. «Ha preso più voti Berlusconi da morto che Conte da vivo», la frecciata scagliata dal palco, una settimana dopo il tonfo elettorale dei 5 stelle alle Europee. E solo tre giorni dopo l’incontro tra i due in un albergo romano, definito «allegro e piacevole».

 

Fermandosi a parlare con i giornalisti, il presidente M5s conferma che «abbiamo scherzato, riso, lasciamogli liberamente fare le battute che ritiene – dice –. A quella su Berlusconi, preferisco quella su Draghi grillino, anche se più dannosa per la comunità del Movimento 5 stelle».

 

BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE - MARIO DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI

Un riferimento velenoso alla fugace infatuazione di Grillo per l’ex presidente Bce. Un modo per mostrarsi pronto a rispondere per le rime ad altri eventuali attacchi. Perché è questo il dubbio che aleggia dentro al Movimento: che intenzioni ha Grillo? Ha fatto solo una battuta delle sue, «magari per fare pubblicità allo spettacolo», come ipotizza maliziosamente un parlamentare?

 

[…] Negli uffici di via di Campo Marzio, più che la battuta sulle elezioni hanno cerchiato un’altra frase del fondatore: «Non so con Conte come andrà a finire, deve capire che io sono essenziale». Suona come un avvertimento, forse una risposta a chi ha invocato un suo ritorno in campo, come l’ex ministro Danilo Toninelli o l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi.

 

Non a caso Conte replica sul punto: «Di essenziale non c’è la singola persona. Di essenziale c’è la comunità che ormai è fatta da gente seria, matura, che deciderà del proprio destino». […]

 

VIRGINIA RAGGI GIUSEPPE CONTE

Il leader M5s sa […]  che c’è una parte (ormai minoritaria) degli iscritti al Movimento, ancora molto sensibile ai richiami di Grillo, come ai ragionamenti nostalgici di Raggi, contro le alleanze e sul profilo «né di destra né di sinistra». L’ex sindaca ormai si è ritagliata il ruolo di principale (forse unica) oppositrice interna e Conte la liquida così: «Che significa ritornare alle origini? Il contesto politico e sociale è mutato. Se non lo riesci a interpretare, sei fuori», avverte, ricordando che ormai il campo dei 5 stelle sia quello progressista e, «se qualcuno ha inclinazioni di destra, ne tragga le conseguenze». […]

LUIGI DI MAIO MARCO TRAVAGLIO GIUSEPPE CONTEMARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTEBEPPE GRILLO A ROMAVIRGINIA RAGGI DOPO L INCONTRO CON BEPPE GRILLO ALL HOTEL FORUM giuseppe contetravaglio contevirginia raggi giuseppe conte virginia raggi giuseppe conte conte draghi grillo 4VIGNETTA KRANCIC - CONTE E TRAVAGLIOPRIMA PAGINA IL FATTO QUOTIDIANO 11 GIUGNO 2024VIRGINIA RAGGI E MARCO TRAVAGLIO

Ultimi Dagoreport

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO DEL PD, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA