renzi bonafede conte

GUARDATI LE SPALLE, GIUSEPPI - CON LE DIMISSIONI DI CONTE, IL VOTO SULLA RELAZIONE BONAFEDE PROBABILMENTE SALTEREBBE DEL TUTTO - CONTE E CASALINO NON SI FIDANO DI PD E M5S: SONO AUMENTATE LE VOCI SU UN GOVERNO "TECNICO" O GUIDATO DA UN ALTRO ESPONENTE DELL'ATTUALE MAGGIORANZA - I SUSSURRI SUI CONTATTI TRA DI MAIO, RENZI E UNA PARTE DEL PD HANNO AVVELENATO I NEGOZIATI…

Claudio Tito per “la Repubblica”

 

ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE

«Il mio obiettivo è un accordo che dia una limpida prospettiva politica al governo sino alla fine della legislatura ». Ecco la mossa di Giuseppe Conte. Un balzo in avanti per rimettere in piedi la sua premiership indebolita e disarticolata dopo l' addio alla maggioranza di Renzi e di Italia Viva. Un negoziato che si è improvvisamente riaperto con i cosiddetti "centristi" e "responsabili". E che ieri si è sbloccato. Un nuovo gruppo al Senato è pronto.

Ma ad una condizione: che il presidente del consiglio si dimetta. Per dare vita ad un nuovo esecutivo, il Conte ter.

 

mattarella conte

La domenica di ieri è stata, dunque, politicamente più lunga del solito. E si è chiusa con un iniziale via libera del capo del governo a rinunciare temporaneamente al mandato: ok alle dimissioni già martedì. Ma con una riserva, speculare rispetto a quella posta dai nuovi interlocutori dei giallorossi: dimissioni, se davvero prende vita questo nuovo raggruppamento moderato e se i suoi rappresentanti possono presentarsi al Quirinale per dichiarare il loro sostegno.

 

«Ora - ha spiegato Conte - è il momento di continuare a lavorare per il programma annunciato in modo chiaro e trasparente in Parlamento». Già in mattinata, del resto, l'inquilino di Palazzo Chigi non negava la possibilità di presentarsi dimissionario da Sergio Mattarella nelle successive 48 ore. «Sto valutando le dimissioni martedì? In questo momento sono premature valutazioni risolutive di qualsiasi genere». Premature, dunque, ma non impossibili.

renzi bonafede conte

 

Tutto, quindi, si è giocato lungo una giornata concentrata sulla verifica di un nuovo gruppo a Palazzo Madama. L'ambasciatore centrista è stato Bruno Tabacci. Sicuro, da almeno una settimana, che la versione contemporanea dei "volenterosi" possa manifestarsi solo e soltanto con una crisi di governo e un reincarico a Conte. Il motivo? Semplice: solo un nuovo esecutivo può dare dignità e visibilità ai nuovi alleati. Anche in termini di presenza nella squadra governativa. Ossia dicasteri e sottosegretari.

 

conte mattarella

Nelle trattative domenicali altri due aspetti, però, sono stati pesantissimi. Anzi hanno decisamente preso il sopravvento. Il primo riguarda il voto previsto mercoledì sulla Relazione annuale sullo stato della Giustizia. Ossia il caso Bonafede. Il rischio più alto - anzi quasi scontato - è che sul Guardasigilli il governo prenda meno voti di quelli, già striminziti, ricevuti la scorsa settimana in occasione della fiducia. Il ministro poi, come è noto, non suscita certo simpatie dentro Italia Viva e nemmeno all'interno del centrodestra.

 

renzi di maio

Anche tra quelli pronti a sostenere Conte. E persino molti grillini e Dem potrebbero fargli uno sgambetto. La sua linea giustizialista, insomma, non rappresenta lo strumento migliore per allargare la coalizione. Al Senato, così, rischia di andare sotto i 156 sì (ossia la maggioranza relativa) conquistati pochi giorni fa. E a Montecitorio è evidente il pericolo di cadere sotto i 321 favorevoli e magari scendere sotto la soglia della maggioranza assoluta posta a quota 315.

 

Due circostanze che renderebbero ancor più pericolante il governo e meno spendibile la figura stessa del premier per un reincarico. L'insieme di questi elementi, allora, ha spinto a risolvere il problema prima di mercoledì. Con le dimissioni, infatti, non solo non ci sarebbe dopodomani il voto sulla Relazione ma probabilmente salterebbe del tutto. Come è accaduto in situazioni analoghe nel 2008, nel 2013 e nel 2018. Ma c'è di più. Qualcosa persino di più profondo, una sorta di virus che fin dalla nascita si alimenta nei meandri dell'alleanza giallorossa.

 

giuseppe conte alfonso bonafede

Quel cumulo di sospetti che divide costantemente Palazzo Chigi dai partiti della sua coalizione. Una sorta di sfiducia reciproca. Perché per tutto il giorno le voci e gli spifferi che un voto negativo mercoledì potesse dare vita a un governo "tecnico" o una compagine capitanata da un altro esponente dell' attuale alleanza, ha tenuto in fibrillazione la presidenza del consiglio. I presunti contatti tra Di Maio e Renzi, e tra questi due e una parte del Pd, hanno accompagnato sistematicamente i negoziati di ieri. Con tanto di richiesta di rassicurazioni e imposizione di garanzie reciproche.

 

SALVINI - DI MAIO - BERLUSCONI - RENZI

Al punto che per annunciare la svolta, Conte vuole comunque aspettare l' ultimo minuto utile. Sapendo anche che al Quirinale, pur non avendo mai nascosto una valutazione protettiva nei confronti del presidente del consiglio, nello stesso tempo non hanno celato nelle ultime ore tutti i dubbi sull' ipotesi - minacciata da Conte - di elezioni anticipate.

 

Perplessità basate sulle difficoltà di organizzare una normale campagna elettorale mentre imperversa ancora il Covid e sul pericolo di perdere i soldi del Recovery fund vista l' impossibilità di presentare un piano accettabile da un gabinetto dimissionario.

Domani, dunque, sarà il giorno della verità. E Conte il suo passo di lato è pronto a farlo. «Perché - avverte - siamo chiamati a operare per il Paese scelte di grande rilevanza politica che richiedono forte assunzione di responsabilità».

 

 

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DA UN PEZZO È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO E ABILITÀ DI CUI NESSUN ESPONENTE DEL CENTROSINISTRA POSSIEDE NELLA SUA LEADERSHIP... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...