giuseppe conte luigi di maio

GUERRA FREDDA A CINQUESTELLE - CON LE DIMISSIONI DAL COMITATO DI GARANZIA, DI MAIO INIZIA IL SUO SABOTAGGIO “SOTTERRANEO” A CONTE: NIENTE PIU’ RUOLI UFFICIALI MA LOGORAMENTO CONTINUO - CON L’ATTO DI SFIDA A PEPPINIELLO APPULO, LUIGINO PROVA A UNIFICARE I DISSIDENTI M5S - ORA DOVRA’ SEDERSI SULLA SPONDA DEL FIUME E ASPETTARE MAGGIO E GIUGNO, QUANDO SI TERRANNO I REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA E LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE. DUE PARTITE SU CUI DI MAIO HA IDEE CHIARE: “CONTE SI ANDRÀ A SCHIANTARE”

Federico Capurso per “la Stampa”

 

luigi di maio giuseppe conte meme by carli

Con una lettera indirizzata a Giuseppe Conte e a Beppe Grillo, Luigi Di Maio annuncia le dimissioni dal Comitato di garanzia del Movimento 5 stelle, di cui era presidente. Un passo indietro per una tregua. O meglio, una trasformazione della sua guerra con Conte: combattuta in campo aperto nell'ultima settimana e adesso, invece, destinata a tornare sotterranea. Perché se da una parte Di Maio cede un prezioso ruolo di potere, dall'altra si mostra come nuovo punto di riferimento dell'opposizione interna al partito: «Anche chi la pensa in maniera diversa deve avere spazio e la possibilità di esprimere le proprie idee. È fondamentale ascoltare le tante voci esistenti, e mai reprimerle».

 

Si dice quindi pronto a «sostenere il nuovo corso, ma mantenendo la libertà di alzare la mano e dire cosa non va bene e cosa va migliorato». E attacca chi ha «provato a colpire e screditare». I parlamentari che gli sono vicini esaltano il «gesto distensivo per un confronto» e Di Maio, parlando con loro, ricorda la necessità di dialogo, anche per iniziare a parlare di temi, e chiede di «rimanere uniti per evitare l'esplosione dei gruppi».

 

conte di maio

La reazione di Conte è tutt' altro che conciliante. La affida a una nota, che viene firmata a nome del Movimento 5 stelle, in cui commenta le dimissioni come un «gesto dovuto e giusto», viste le «gravi difficoltà a cui ha esposto la nostra comunità», e si rinfacciano al ministro degli Esteri «percorsi divisivi e personali, tattiche di logoramento che minano l'unità e la forza politica del Movimento».

 

Poi, con i suoi, si mostra soddisfatto del punto messo a segno, ma sa che non si può definire una vittoria piena. «Non accetterò guerre di logoramento - dice infatti a chi gli è vicino -. Un conto è avere opinioni diverse e discuterne, un conto è sabotare la linea comunemente decisa e condivisa». L'ex premier sa che Di Maio ha pagato un prezzo alto, ma è anche cosciente che ha ottenuto più di quanto sperasse.

 

giuseppe conte luigi di maio foto di bacco (1)

Il ministro degli Esteri ha creato un nuovo spazio in cui muoversi nel Movimento, quando sembrava ormai ai margini e soprattutto ha guadagnato tempo, utile ad aprire un percorso di logoramento della leadership di Conte che culminerà tra maggio e giugno, con i referendum sulla giustizia e con le elezioni amministrative. Due partite sulle quali il ministro degli Esteri da giorni scommette: «Conte si andrà a schiantare».

 

 Ma Di Maio ottiene anche qualcosa di più importante e, forse, di insperato: il ritorno ad una nuova centralità di Grillo. Il fondatore interviene per la seconda volta in pochi giorni. Stavolta non per fare da arbitro tra i due litiganti, ma per tracciare la strada futura che dovrà percorrere il Movimento, dettando i temi politici sui quali dovrà concentrare i suoi sforzi. Insomma, fa il leader, nonostante ce ne sia già uno nel partito. Chiede a tutti di abbandonare «gli ardori giovanili» e di «passare alla maturità».

 

conte di maio

Una frase che in molti, nel Movimento, interpretano come una sconfessione di quel desiderio di ritorno alla radicalità di un tempo, che ha riavvicinato nelle ultime settimane Conte e Alessandro Di Battista. Poi fissa un'agenda politica ispirata alle Lezioni americane di Italo Calvino, con cinque stelle polari: «Leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità». Ognuna di queste stelle contiene un elenco di idee, proposte politiche, progetti, tra le quali propone la «rotazione o limiti alla durata delle cariche, anche per favorire una visione della politica come vocazione e non come professione».

 

conte di maio

Un passaggio che ha richiamato la questione del doppio mandato, che agita le truppe di Camera e Senato. Finora il fondatore era rimasto in silenzio. Ora che Conte è in difficoltà, invece, sceglie di tornare a dettare la linea. E nei vasi comunicanti del potere grillino, il passo in avanti del garante rischia di tradursi in un indebolimento della leadership di Conte.

 

giuseppe conte e luigi di maio con la card del reddito di cittadinanza

L'ex premier, «quando ha letto il post di Grillo con la lista di cose da fare, non era entusiasta», racconta una fonte interna al partito. I parlamentari a lui più vicini cercano di smorzare: «Grillo è il nostro ideologo. Ha sempre fatto così. Poi, di rado le sue idee si rivelano realizzabili, ma servono a ispirarci». I nervi, dunque, restano tesi. Anche perché il confronto che tutti attendono tra Conte e Di Maio si farà, probabilmente all'inizio della prossima settimana. La scissione è scongiurata, ma l'inizio di una guerra fredda è alle porte. -

Ultimi Dagoreport

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...