HUAWEI, GO AWAY – GLI AMERICANI TOLLERANO SEMPRE MENO L’AVANZATA DEL COLOSSO CINESE IN ITALIA: IL BLITZ DELL’AMBASCIATORE LEWIS EISENBERG DA GIORGETTI PER CHIEDERE SPIEGAZIONI SUL FRENO AL DECRETO SUL GOLDEN POWER – LA MUTAZIONE DI GERACI, IL FILO-CINESE ENTRATO AL GOVERNO CON IL CARROCCIO E ORA IN PIENA SINTONIA CON I GRILLINI

-

Condividi questo articolo


Carlo Tecce per “il Fatto Quotidiano”

 

GIANCARLO GIORGETTI E L AMBASCIATORE USA LEWIS EISENBERG A VILLA TAVERNA GIANCARLO GIORGETTI E L AMBASCIATORE USA LEWIS EISENBERG A VILLA TAVERNA

Gli americani sono pratici. Così Lewis Eisenberg, ambasciatore a Roma di Donald Trump, una settimana fa, è piombato nell' ufficio di Giancarlo Giorgetti, il leghista dialogante, il sottosegretario a Palazzo Chigi, e s' è seduto con la flemma di chi non ha fretta e, soprattutto, di chi pretende spiegazioni.

 

Washington assiste stupefatta all' avanzata italiana di Huawei, la multinazionale della telefonia sospettata di spionaggio per i legami col governo di Pechino e messa al bando da Trump. Giorgetti ha accolto un furibondo Eisenberg, stremato dalle continue piroette diplomatiche degli italiani.

 

LA GUERRA DI DONALD TRUMP A HUAWEI LA GUERRA DI DONALD TRUMP A HUAWEI

L' 11 luglio il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge per intensificare la vigilanza sui contratti di Huawei per la banda larga e lo sviluppo delle connessioni con l' internet veloce 5G , ma il Movimento l' ha condannato a un' eutanasia normativa nonostante le pressioni del Carroccio e di Salvini: non sarà convertito entro i due mesi canonici con la scusa del Parlamento intasato e vacanziero, dunque il testo è morente e dannoso.

 

SALVINI E MIKE POMPEO SALVINI E MIKE POMPEO

Eisenberg ha scelto Giorgetti perché Giorgetti, a differenza del capo Matteo Salvini, ha sempre scelto gli Stati Uniti e li ha rassicurati su Huawei sin dal viaggio di marzo a Washington che ha anticipato la visita romana di Xi Jinping e la firma del memorandum per la cosiddetta "Via della Seta", un progetto egemonico più che commerciale per permettere a Pechino di penetrare nei presidi Nato in Europa e contendere il primato mondiale a Washington.

 

lewis eisenberg luigi di maio virginia saba villa taverna ph andrea giannetti:ag.toiati lewis eisenberg luigi di maio virginia saba villa taverna ph andrea giannetti:ag.toiati

Giorgetti è il fautore dell' articolo 1 del decreto legge numero 21/2019 del 20 marzo, una sorta di benvenuto a Xi Jinping: con poche righe il Cdm ha esteso i "poteri speciali" - detenuti dal comitato "Golden Power" di Palazzo Chigi - agli affari attorno alla tecnologia 5G . Da sette anni il governo può bloccare l' ingresso di una società straniera in un settore di interesse nazionale e non soltanto per ragioni di sicurezza, da marzo chi stringe accordi in Italia con aziende non europee - per esempio, un colosso inglese che s' affida a Huawei per la banda larga - deve notificare i documenti al comitato "Golden Power", che agisce di concerto con il Consiglio dei ministri, e sottoporsi a un severo controllo.

la nuova sede di huawei a milano la nuova sede di huawei a milano

 

Il comitato può fermare, rallentare o autorizzare la pratica e imporre un monitoraggio. Il decreto di luglio pubblicato in Gazzetta Ufficiale aumenta i tempi d' intervento del comitato, da circa un mese a oltre tre, un modo per arginare Huawei che promette 3 miliardi di euro di investimento in Italia e anche per consentire ai partiti di concentrarsi sul disegno di legge sulla sicurezza cibernetica di recente vidimato dal Cdm poiché l' Italia è debole sulla protezione delle reti di comunicazione.

thomas miao 1 thomas miao 1

 

Roma ha una politica estera basculante e viene tollerata, stavolta per Washington, però, il tema è serio, si tratta di custodire le informazioni di un Paese Nato che ospita delicate infrastrutture militari e si staglia al centro del Mediterraneo.

 

michele geraci matteo salvini michele geraci matteo salvini

Pochi giorni fa, Eisenberg ha convocato Di Maio nella residenza di Villa Taverna per un chiarimento sul decreto morente. Il vicepremier dei Cinque Stelle ha degradato a evento minore e simbolico il patto con i cinesi e ha promesso all' ambasciatore la collaborazione su Huawei. Discorsi di circostanza che hanno suggerito a Eisenberg di consultare Giorgetti.

 

LUIGI DI MAIO IN CINA CON MICHELE GERACI LUIGI DI MAIO IN CINA CON MICHELE GERACI

Washington ha percepito l' influenza cinese sui Cinque Stelle, che al ministero per lo Sviluppo Economico di Di Maio schierano il sottosegretario Michele Geraci, plenipotenziario dei rapporti con Pechino, entrato nel governo per la vicinanza al Carroccio, ormai considerato in perfetta sintonia col Movimento. Reduce dalla sbornia russa, l' autunno scorso, Salvini s' è scoperto devoto di Washington e ha assunto la linea Usa: gasdotto Tap, Venezuela, Libia, Iran, Cina. Conoscendo i trascorsi di Salvini, gli Usa hanno preferito Giorgetti. Più che irritati dai Cinque Stelle, gli americani sono delusi da Salvini. Il ragazzo s' impegna, ma non incide.

michele geraci sottosegretario allo sviluppo economico michele geraci sottosegretario allo sviluppo economico luigi di maio, he lifeng luigi di maio, he lifeng LUIGI DI MAIO E LA CINA LUIGI DI MAIO E LA CINA il presidente cinese xi jinping, il ministro degli esteri wang yi, il vicepremier di maio e il premier conte il presidente cinese xi jinping, il ministro degli esteri wang yi, il vicepremier di maio e il premier conte il ministro degli esteri wang yi, il vicepremier di maio il ministro degli esteri wang yi, il vicepremier di maio MICHELE GERACI MICHELE GERACI

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT - SULLA SCENA POLITICA, FITTA DI SCAPPATI DI CASA, MANCAVANO SOLO LORO: FASCINA E GALLIANI - L’ANTICO “CONDOR” DEL CAVALIERE È DIVENTATO LO CHAPERON POLITICO DELLA “VEDOVA INCONSOLABILE”, CON IL CONTORNO DEI SECOLARI AMICI DELLA BUONANIMA DI SILVIO, CONFALONIERI E DELL’UTRI - IN OGNI USCITA PUBBLICA, I DUE SONO INSEPARABILI. DEL RESTO, SI CONOSCONO, E BENE. LA SCALATA DELLA “MARIA GODETTI” CALABRO-NAPOLETANA ALL’INTERNO DELL’INNER CIRCLE BERLUSCONIANO AVVENNE GRAZIE A GALLIANI, ALL’EPOCA BOSS DEL MILAN - ORA È CHIARO CHE A TAJANI HA SEMPRE FREGATO POCO DI COSA COMBINA IL DUPLEX FASCINA-GALLIANI. FINO ALLO SCORSA SETTIMANA ALLORCHÉ È ESPLOSA FORZA ITALIA AL COMUNE DI MILANO, DIETRO LA QUALE CI SAREBBERO LE UNGHIE DELLA FASCINA, CHE HA MANTENUTO UN OTTIMO RAPPORTO CON MARINA, VEDI IL DUELLO CONTINUO CON IL FRATELLO PIER SILVIO CHE VUOLE FAR SLOGGIARE LA “VEDOVA INCONSOLABILE” DALLA COSTOSISSIMA MAGIONE DI ARCORE - VIDEO

FLASH! - A TORINO, PER IL DOPO PALENZONA ALLA PRESIDENZA DI CRT, SI STANNO SONDANDO LE ISTITUZIONI SUL NOME DI MICHELE VIETTI, MAGISTRATO EX-CSM, OGGI DISOCCUPATO. UN NOME CHE È GRADITO AL SINDACO DI TORINO, STEFANO LORUSSO, CHE NON HA MAI SOPPORTATO LA PRESENZA E SOPRATTUTTO LA DISUBBIDIENZA DI PALENZONA - A DAR VOCE ALLA CANDIDATURA DI VIETTI C'È LA DI LUI CONSORTE, CATERINA BIMA, CHE RICOPRE IL RUOLO DI VICE PRESIDENTE DI CRT ED È STATA TRA GLI OPPOSITORI DELLA GESTIONE PALENZONA...

DAGOREPORT - CONTINUA L’IMBROGLIO-SCHLEIN: ELLY RINCULA SUL NOME NEL SIMBOLO DANDO LA COLPA A BONACCINI (SIC!) E SI RIMANGIA ''CAPOLISTA OVUNQUE": LO SARA' SOLO AL CENTRO E NELLE ISOLE - ALLA DIREZIONE NAZIONALE DEL PD DI IERI LA SVALVOLATA MULTIGENDER HA PERSO LA MAGGIORANZA DEL PARTITO. I VENTI DI RIVOLTA INVESTONO TUTTE LE VARIE ANIME DEL PD - ELLY SI È RIMBOCCATA LA LAPIDE QUANDO HA DETTO: O IL MIO NOME NEL SIMBOLO O MI METTETE CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. DI TALE PROPOSTA, LA ZARINA DEL PD NE AVEVA PARLATO SOLO CON BONACCINI. IL PRESIDENTE DEL PD HA ACCONSENTITO IN CAMBIO DELLA CANDIDATURA NEL SUD DEL RAS DELLE PREFERENZE, RAFFAELE “LELLO” TOPO, FIGLIO DELL’AUTISTA DI GAVA, CHE OVVIAMENTE FA PARTE DELLA SUA CORRENTE (AH! I CACICCHI…) - ALLA FINE VICINO A SCHLEIN RESTANO SOLO IN DUE, IL MULTI-TRASFORMISTA ZINGAR-ELLY E FRANCESCO BOCCIA, IL VERO ARTEFICE DEL SISTEMA PUGLIA, GARANTE DI DECARO ED EMILIANO - ANCHE SE ALLE EUROPEE IL PD GALLEGGERA' AL 20%, SINESTR-ELLY DOVRA' FARE LE VALIGIE...

DAGOREPORT: 100 SCALFARI MENO UNO - NON È SOLTANTO TELE-MELONI A CENSURARE GLI SCRITTORI: C'E' ANCHE IL GRUPPO GEDI – IL LIBRO SUL CENTENARIO DI SCALFARI CURATO DA SIMONE VIOLA, NIPOTE DI EUGENIO, IN EDICOLA INSIEME A ‘’REPUBBLICA’’, SQUADERNA CENTO INTERVENTI DI ALTRETTANTI TESTIMONIAL, TRANNE QUELLO INNOCUO E DEL TUTTO PERSONALE DI GIOVANNI VALENTINI, EX DIRETTORE DELL’ESPRESSO - LE SUE CRITICHE, MANIFESTATE SUL "FATTO QUOTIDIANO" SULL’OPERAZIONE “STAMPUBBLICA” E POI NEL SUO LIBRO SULLA PRESA DI POSSESSO DEL GIORNALE DA PARTE DI ELKANN, GLI VALGONO L’OSTRACISMO E LA DAMNATIO MEMORIAE – IL TESTO CENSURATO…