ITALIANI, LA RICREAZIONE È FINITA! - DALL'ERA DEL DENARO FACILE ALLA PARANOIA DELLA RECESSIONE: E’ UN CAMBIO EPOCALE CHE AVRA’ DIVERSI EFFETTI NEGATIVI PER IL NOSTRO PAESE. A PRESCINDERE DAL FANTOMATICO "SCUDO ANTI-SPREAD" DELLA BCE, L'ITALIA SARÀ UN BERSAGLIO FAVORITO DI CHI HA PAURA DEL FUTURO (E IN QUESTO MOMENTO MOLTI GRANDI FONDI SONO IN QUELLA CATEGORIA)…

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FRANCESCO GUERRERA per la Repubblica

 

In cinque giorni è cambiato il mondo, quantomeno quello della finanza e dei mercati. Una rapida successione di eventi - inaspettati e no - ha finalmente convinto gli investitori che la festa è finita.

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La Federal Reserve americana ha ordinato l'aumento dei tassi d'interesse più grande dal 1994, la Banca Centrale Europea ha indetto un summit d'emergenza per discutere dello spread, e le autorità monetarie di Svizzera, Gran Bretagna e Giappone hanno preso decisioni che avranno ripercussioni profonde non solo nei loro Paesi, ma anche sul delicato equilibrio dell'economia mondiale.

 

Viste le condizioni, non è sorprendente che la borsa di New York abbia registrato la peggior settimana dal marzo del 2020 - uno dei periodi più bui della pandemia - mentre i mercati delle obbligazioni, soprattutto in Europa, sono andati su e giù come uno yo-yo impazzito. Alla fine di cinque giorni di passione, una cosa è chiara: il lunghissimo periodo di crescita di azioni e obbligazioni (un binomio che di per sé è molto raro) è ormai finito e siamo entrati un periodo di turbolenza, incertezza e fragilità che non vedevamo da anni.

 

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Per spiegare questo cambiamento non bastano solo i fatti. Questo crollo dei mercati è, come cantavano Mina e Riccardo Cocciante, una questione di feeling. Le cronache dicono che la Fed, la Bce e la Banca d'Inghilterra - tre delle quattro Big dell'economia planetaria - hanno smesso di pompare stimolo monetario e stanno tentando di frenare la corsa dell'inflazione, aumentando il prezzo del denaro per aziende, consumatori e governi.

 

Ma il comportamento degli investitori è indicativo di un timore ben più grande: la preoccupazione che, nel combattere il caro-prezzi, i governatori delle banche centrali premano troppo sul freno, spingendo l'economia mondiale nella recessione. I movimenti dei mercati di queste settimane già indicano che questo eccesso di zelo nell'inasprimento della politica monetaria porterà ad una contrazione negli Usa e nel Regno Unito.

 

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Questo

cambiamento epocale - dall'era del denaro facile alla paranoia della recessione - avrà tre effetti principali.

 

Il primo è che ogni bene considerato rischioso dagli investitori sarà in prima linea ogni volta che i mercati scendono. È per questo che la grande bolla delle criptovalute si sta sgonfiando, ma le stesse forze che colpiscono Bitcoin stanno mettendo pressione anche sui titoli-stella degli ultimi anni: i giganti della tecnologia come Apple, Amazon e Google. Lo stesso vale per i Paesi che appaiono deboli per via dell'alto debito pubblico. A prescindere dal fantomatico "scudo anti-spread" della Bce, l'Italia sarà un bersaglio favorito di chi ha paura del futuro (e in questo momento molti grandi fondi sono in quella categoria).

 

La seconda conseguenza è che le banche centrali hanno perso la loro credibilità di fronte ai mercati perché hanno sottovalutato l'avanzata dell'inflazione. Ciò significa che le loro parole conteranno molto meno che in passato, a meno che non siano supportate da azioni concrete. Le convulsioni delle obbligazioni della zona-euro di questa settimana ne sono prova lampante. Dire, come ha fatto la Bce, che i tecnici stanno lavorando ad una soluzione contro il balzo dello spread non basta più a calmare le acque. Prima di metterci i soldi, ora gli investitori vogliono vedere risultati veri. Il terzo elemento è una "guerra delle monete" vecchio stile.

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A causa delle azioni della Fed, il dollaro sta dominando le altre divise, creando scompensi non solo per gli esportatori americani, che soffrono, ma anche per la zona-euro, la Gran Bretagna e la Svizzera, che stanno importando inflazione di cui non hanno assolutamente bisogno. Qualche investitore ha tentato di dare una lettura ottimistica al crollo degli ultimi giorni, asserendo che ora il rischio di una recessione è già "prezzato" dai mercati ed è quindi venuto il momento di comprare, approfittando dei prezzi più bassi di molti titoli.

 

È una visione legittima che, quando prevale, spinge borse e obbligazioni al rialzo, ma è anche una strategia che può portare a gravi perdite vista la volubilità dei mercati. Come dicono a Wall Street, in momenti come questi giocare in borsa è come "tentare di afferrare un coltello in caduta libera". Il rischio di farsi male è molto, molto alto.

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