giuseppe conte marco travaglio beppe grillo

JENA - "A ROMA SI DICE: CONTE NUN T' ALLARGA' CHE NUN CE PASSI" – PEPPINIELLO AL BIVIO: I SUPERFALCHI CAPITANATI DALLA TAVERNA SPINGONO PER USCIRE DAL GOVERNO - "NON POSSIAMO FARCI DISSANGUARE PER DRAGHI. L'UNICO MODO PER TENTARE DI RISALIRE NEI SONDAGGI È METTERCI ALL'OPPOSIZIONE FINO ALLA FINE DELLA LEGISLATURA. STANDO DENTRO, IL CROLLO È INEVITABILE" – VIA LIBERA ANCHE DA GRILLO: “SE VOLETE USCIRE, IO NON HO PROBLEMI” – IL M5S SUBIRA’ UN’ALTRA SCISSIONE? “CHISSENEFREGA”, OBIETTA TRAVAGLIO, “IL M5S DEVE RECUPERARE VOTI FRA I CITTADINI, NON FRA I PEONES...”

Jena per la Stampa

Dicono i romani: "Nun t' allarga' che nun ce passi".

 

 

 

LA LINEA È CONTORTA..

Annalisa Cuzzocrea per la Stampa

conte taverna

La linea è contorta, talmente tortuosa che si fa fatica a seguirla fino in fondo, ma è questa: il Movimento non voterà la fiducia al Senato sul decreto aiuti, non può farlo perché al suo interno c'è un emendamento - quello sul termovalorizzatore di Roma - che i 5 stelle hanno chiesto in ogni modo di cambiare, di edulcorare, di ammorbidire, ma sul quale hanno ricevuto solo dei sonori «no». E quindi a Palazzo Madama, dove il voto di fiducia al governo e quello sul provvedimento sono - a differenza che alla Camera - contestuali, è molto probabile che i senatori grillini non siano in aula. Lasciando che la fiducia passi senza il loro apporto e che sul decreto non ci sia la loro firma.

 

Questo però, almeno è quello che sperano, non dovrebbe comportare la caduta automatica del governo. Perché anche se Draghi salisse al Quirinale e Mattarella chiamasse Conte per avere chiarimenti, quello che il leader del Movimento direbbe è che si tratta di una sfiducia legata a un provvedimento contingente e che per decidere definitivamente cosa fare il suo partito aspetterà la fine del mese: quando sarà pronto il decreto annunciato ieri dal premier ai sindacati su salari, costo del lavoro, caro-vita.

MARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTE

 

E quindi sì, il governo cammina su un dirupo, bendato, mentre il terreno gli frana sotto ai piedi. Perché - e non a caso il Pd è preoccupatissimo - non è affatto detto che una simile spiegazione possa bastare al Colle. Ma anche se fosse così, ci sono gli altri partiti della maggioranza, da Forza Italia, che ha già chiesto una verifica, alla Lega, che muore dalla voglia di avere le mani libere su ogni legge, che diranno: no, così non si può fare, o si è dentro o si è fuori.

 

MARCO TRAVAGLIO E GIUSEPPE CONTE

Di tutto questo, i protagonisti sono forse consapevoli. Solo non pensano di avere alternative. E quindi andrà così, il Consiglio nazionale del Movimento 5 stelle convocato stamattina per decidere cosa fare, di questa esperienza di governo, del voto di fiducia di domani al Senato, della futura alleanza con il Partito democratico, sempre più difficile, sempre più in bilico. Andrà che la vicepresidente Alessandra Todde, il capogruppo alla Camera Davide Crippa, l'ex sindaca Chiara Appendino, spiegheranno tutte le ragioni per cui rompere adesso non si deve, non si può. Mentre la vicaria di Conte Paola Taverna e gli altri vice, Mario Turco, Riccardo Ricciardi, Michele Gubitosa, ripeteranno i ragionamenti fatti in tutte le call di questi giorni, e assunti in parte dallo stesso ex premier: «Settembre e ottobre saranno mesi molto difficili e noi non possiamo farci dissanguare per Draghi».

 

meme travaglio conte

E quindi, «l'unico modo per tentare di risalire nei sondaggi è uscire adesso e metterci all'opposizione fino alla fine della legislatura. Stando dentro, il crollo è inevitabile». Perché le rilevazioni degli ultimi mesi vedono il Movimento scendere di mezzo punto percentuale a settimana. «E andando avanti così - è l'avviso di uno dei fedelissimi di Conte - alle elezioni arriviamo al 5 per cento, se ci arriviamo. Poi certo possiamo sempre decidere di estinguerci prima. A questo punto sarebbe una soluzione».

 

Conte ascolterà tutti, ieri ha annunciato che solo stamattina avrebbe sciolto la riserva sul da farsi proprio per dimostrare la centralità del consiglio nazionale, ma la sua linea non potrà essere quella di una rottura immediata. Per due ragioni molto semplici: la prima è il rapporto con il Partito democratico, che serve anche per le prossime elezioni se si vuole avere qualche chance di vittoria nei collegi contro il centrodestra unito. Anche qui, i falchi dicono: «Ma non è vero che romperemmo, alla fine potremmo dare un appoggio esterno e mantenere l'alleanza comunque». Dal Nazareno però ieri è arrivato un sonoro: «Scordatevelo. Se adesso rompete il governo cade, si va al voto in autunno e l'unica a festeggiare sarà la destra di Salvini e Meloni».

 

mario turco giuseppe conte paola taverna

Ci sono poi le ragioni di merito. A Mario Draghi Conte ha consegnato un documento in nove punti che aspetta ancora delle risposte. Ma dall'incontro di ieri del governo con i sindacati, e dalla successiva conferenza stampa, sono arrivate indicazioni vaghe, difficili da giudicare. C'è un timing preciso però. Un decreto, corposo, che dovrà arrivare entro fine luglio. Sarà quello il momento delle scelte definitive.

 

Agire prima significherebbe dare l'impressione di stare cercando un pretesto per una ragione tutta elettorale. Di non avere davvero a cuore le misure sui salari, sul contrasto all'inflazione e al caro-energia, sul costo del lavoro e sul blocco della cessione del credito, che sono per i 5 stelle ineludibili e che - secondo la loro visione - richiedono una terapia d'urto, non pannicelli caldi. È vero che Draghi ha ancora una volta fatto capire di voler evitare a tutti i costi uno scostamento di Bilancio, che invece il Movimento considera obbligato. Ed è vero che non ha dato alcuna garanzia sul superbonus, altro segnale atteso.

 

PAOLA TAVERNA GIUSEPPE CONTE

Ma legare il voto sul decreto aiuti alla fine del governo senza aspettare quel che succederà a fine mese è considerato controproducente. «Draghi è stato attento a non dare alcuna cifra», ha raccontato il ministro dell'Agricoltura Stefano Patuanelli a chi gli chiedeva informazioni dopo l'incontro con i sindacati.

 

È stato invitato all'ultimo minuto, non ha parlato, ma era lì come una vedetta cui è richiesto di capire dove tira il vento. E quel che ha capito, è che ci sono margini di trattativa che se non venissero esplorati adesso potrebbero far dire ai nemici del Movimento: vedete, volevano rompere per forza.

 

La spinta per uscire è però ormai fortissima: arriva dai parlamentari, anche perché quelli che non sono andati via con Luigi Di Maio sono i meno affezionati - per usare un eufemismo - al governo Draghi e alle sue politiche (ieri in un ufficio del Senato risuonava questa frase: «Il sentiment diffuso nel Movimento è che ci siamo rotti il ca...»). Arriva dalla base,

 

«Sono sommersa di messaggi dei miei che mi chiedono: "Cosa state aspettando?"», ha raccontato durante una call Paola Taverna accolta da un coro di: «Anch' io, anch' io». E se finora c'è stato un argine alla rottura con Draghi, Beppe Grillo, quell'argine si è rotto: quando è venuto a Roma, il fondatore ha capito che la situazione è difficilmente sanabile.

GIUSEPPE CONTE BEPPE GRILLO

 

«Se volete uscire, io non ho problemi», è l'ultima cosa detta dopo mille contraddizioni. Perché in tutto questo ha pesato la scissione di Di Maio, hanno pesato i sospetti sul ruolo di Palazzo Chigi, che - è l'opinione diffusa ai vertici M5S - «non poteva non sapere» quel che stava orchestrando il ministro degli Esteri. E quindi no, non è scongiurata la crisi. Ma rinviata, ancora. Sempre che domani il gioco di prestigio non riesca, e tutto precipiti.

Ultimi Dagoreport

2025mellone

CAFONAL! - DIMENTICATE I GRANDI MATTATORI, ANGELO MELLONE È CAPACE DI SPETALARE FIORELLO IN 15 SECONDI - ATTORE, CANTANTE, SCRITTORE, POETA, SHOWMAN MA SOPRATTUTTO GRAN CAPO DELL'INTRATTENIMENTO DAYTIME DELLA RAI, IL BEL TENEBROSO DI TELE-MELONI, IN ATTESA DI VOLARE A SAN VITO LO CAPO (TRAPANI), PRESIDENTE DI GIURIA DELL'IRRINUNCIABILE CAMPIONATO DEL MONDO DI COUS COUS, ANZICHÉ SBATTERSI COME UN MOULINEX PER METTER SU TRASMISSIONI DECENTI PER RICONQUISTARE LA SUPREMAZIA DELLA RAI SU MEDIASET, LO RITROVIAMO COL SUO OUTFIT DA CHANSONNIER MAUDIT, ESIBIRE IL SUO STRAZIANTE RECITAR CANTANDO AL “JAZZ&IMAGE LIVE COLOSSEO FESTIVAL 2025” AL PARCO DEL CELIO, ACCOLTO DA UN FOLTO PARTERRE DI INVITATI CON L’APPLAUSO INCORPORATO (MATANO, CERNO, DESARIO, RONCONE, STRABIOLI, GINO CASTALDO, DARIO SALVATORI E TANTE RAI-GIRLS CAPITANATE DALLE PANTERONE-MILF, ANNA FALCHI ED ELEONORA DANIELE) - DEL RESTO, DITEMI VOI COME SI FA A FREGARSENE DELL’INVITO DEL DIRIGENTE RESPONSABILE DI UNA PLETORA DI PROGRAMMI, RISPONDENDO AL TARANTOLATO TARANTINO: “GRAZIE, MA NEMMENO SOTTO ANESTESIA”? - VIDEO

gaza giorgia meloni donald trumpm benjamin netanyahu

QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN SALSA ISRAELO-PALESTINESE? - L’ITALIA HA DATO IL SUO VOTO FAVOREVOLE AL RICONOSCIMENTO DI "DUE POPOLI, DUE STATI" ALL'ASSEMBLEA DELL'ONU DEL 22 SETTEMBRE - MA, FRA UNA SETTIMANA, SU INIZIATIVA DI FRANCIA E ARABIA SAUDITA, IL CONSIGLIO DELL'ONU E' CHIAMATO A VOTARE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE: CHE FARA' LA "GIORGIA DEI DUE MONDI"? - FRANCIA, AUSTRALIA, BELGIO, CANADA, FINLANDIA, MALTA, PORTOGALLO E REGNO UNITO ENTRERANNO A FAR PARTE DEI 147 STATI DEI 193 MEMBRI DELL’ONU CHE RICONOSCONO LA PALESTINA - DIMENTICANDO PER UN MOMENTO LE STRAGI DI GAZA, LA PREMIER VOTERA' CONTRO O SI ASTERRA' PER COMPIACERE TRUMP E L’AMICO NETANYAHU? TROVERA' IL CORAGGIO DI UNIRSI AL RESTO DEL MONDO, VATICANO COMPRESO? AH, SAPERLO...

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO