kamala harris

KAMALA TEMPORA - IL DISASTRO DELL’AFGHANISTAN TRAVOLGE ANCHE KAMALA HARRIS, CHE ORA E’ COSTRETTA A NASCONDERSI - LA VICE DI BIDEN PROMISE DI DIFENDERE I DIRITTI DELLE DONNE DI KABUL E INVECE ORA E’ COSTRETTA AD APPOGGIARE LA ROCAMBOLESCA FUGA DELLE TRUPPE AMERICANE DA KABUL - DURANTE L’OFFENSIVA TURCA IN SIRIA, ACCUSO’ TRUMP DI AVER “ABBANDONATO I CURDI” - E PER LE DONNE COSTRETTE ADESSO A VIVERE SOTTO I TALEBANI, COSA DIRA’ A BIDEN?

Stefano Graziosi per “la Verità”

 

kamala harris e joe biden

Mentre imperversa il caos afghano scatenato dall'imperizia dell'amministrazione Biden, una domanda sorge spontanea. Ma Kamala Harris che fine ha fatto? A parte un paio di laconici tweet (in cui si dice d'accordo con il ritiro delle truppe americane), la vicepresidente degli Stati Uniti pare essersi eclissata sulla questione. Un atteggiamento curioso, ma non del tutto inatteso. Non si ricordano d'altronde sue eclatanti prese di posizione sulla crisi di Gaza o sulle proteste cubane. Anche sul dossier migratorio poi tende un po' a latitare.

talebani in afghanistan 8

 

E questo nonostante Joe Biden l'abbia incaricata a marzo di affrontare il problema dei flussi migratori, lavorando assieme ai Paesi del Centro America. Un incarico impegnativo, che tuttavia le ha attirato per ora più critiche che elogi. Se quindi la vicepresidente è ormai abituata a non comparire sui radar, va detto che - parlando del disastroso ritiro dall'Afghanistan - questa condotta appare quantomeno paradossale.

 

Era il 16 ottobre 2019, quando - in piena campagna elettorale per le primarie democratiche e durante l'offensiva turca in Siria - la Harris twittò indignata: «Donald Trump ha venduto i curdi e ha dato a centinaia di combattenti dell'Isis una carta per uscire di prigione. Ci sono solo quattro vincitori: Russia, Iran, Assad e Isis. Questa follia deve finire». Parole dure, non c'è che dire. Viene però da chiedersi come costei possa oggi appoggiare il ritiro rocambolesco di Biden: un ritiro che ha lasciato gli afghani al loro destino e che - come riferito dal sito Axios - ha portato già domenica alla liberazione di vari esponenti di Al Qaeda da parte dei talebani.

 

talebani in afghanistan 3

Tutto ciò, indebolendo l'immagine degli Stati Uniti davanti al mondo, danneggiando (ulteriormente) i rapporti transatlantici e favorendo il rafforzamento della Cina. Kamala Harris non ha nulla da dire oggi su tutto questo? Proprio lei che, da candidata alle primarie, riferì al Council on foreign relations di auspicare, sì, il ritiro dall'Afghanistan, ma di voler anche proteggere - non si è mai capito come - «le conquiste che sono state fatte per le donne afghane».

kamala harris 1

 

Ed è proprio la questione delle donne a costituire l'aspetto più grave della situazione. Come può la vicepresidente sostenere il ritiro di Biden, sapendo a che cosa andranno incontro le donne sotto un regime talebano? Ricordiamo a tal proposito che, da senatrice, la Harris fu una paladina del movimento Me too: non solo, nel settembre 2018, guidò l'ostruzionismo parlamentare contro la conferma del giudice Brett Kavanaugh, ma - nell'aprile 2019 - disse anche di credere alle donne che avevano all'epoca accusato Biden di comportamenti molesti. Inoltre, a marzo scorso, aveva affermato all'Onu: «Lo status della democrazia dipende anche fondamentalmente dall'empowerment femminile».

 

talebani in afghanistan 4

Queste belle parole valgono anche per le donne costrette adesso a vivere sotto i talebani? Eppure c'è poco da stupirsi. Che Kamala Harris fosse avvezza al camaleontismo era già emerso durante la campagna elettorale per le primarie dem: campagna che non a caso si risolse per lei in un clamoroso flop. Così come - lo abbiamo visto - non è una novità il fatto che tenda ad eclissarsi sui dossier spinosi. Puntando lei probabilmente a una candidatura presidenziale nel 2024, pensa bene di evitare le questioni scomode. E che cosa c'è per l'amministrazione Biden di più politicamente scomodo oggi dell'Afghanistan? Proprio ieri, The Hill riportava che il presidente abbia sempre meno consenso al Congresso su questo dossier, mentre sta aumentando il numero di parlamentari dem critici nei suoi confronti (a partire dal presidente della commissione Esteri al Senato, Bob Menendez, che ha annunciato di voler avviare delle indagini sul ritiro).

talebani in afghanistan 5

 

La totale disorganizzazione dell'operazione afghana è del resto stata ulteriormente confermata dal Washington Post, secondo cui «i funzionari dell'amministrazione [] hanno detto allo staff del Senato riunito che non esiste un piano per evacuare gli americani che si trovano fuori Kabul, poiché non hanno modo di superare i checkpoint talebani fuori dalla capitale afghana».

 

talebani in afghanistan 9

Tutto questo, mentre il New York Times ha rivelato che l'intelligence avesse avvertito per tempo Biden dei rischi di un assai probabile collasso del governo di Kabul. Un Biden, tra l'altro, sempre più in difficoltà sondaggistiche (una rilevazione di FiveThirtyEight ha dato lunedì il suo grado di approvazione per la prima volta al di sotto del 50%). Ecco: da tale caos la Harris si sta tenendo ben lontana, mentre si appresta a partire per un viaggio ufficiale - pensate un po' il tempismo - in Vietnam. Certo: non è un comportamento molto edificante per una signora salutata un tempo da gran parte dei media come una benedizione per la politica americana.

 

Bambini Afghanistan 3

Basta dare un'occhiata agli articoli stucchevolmente osannanti che la riguardavano nei mesi scorsi: articoli che la elogiavano esclusivamente in quanto donna ed esponente delle minoranze etniche (ci fu addirittura chi definì le perle da lei indossate durante l'insediamento presidenziale come un «simbolo della solidarietà femminile»).

 

Quasi nessuno si prese invece la briga di mettere in luce le sue pregresse capriole politiche e la scarsa competenza su vari temi rilevanti (dalla politica estera al commercio internazionale). E adesso i nodi vengono al pettine. Il santino di Kamala Harris si fa sempre più sfocato. Perché la realtà alla fine è più forte delle fanfare mediatiche. E i prodotti di marketing elettorale sono prima o poi destinati a sciogliersi. Come neve al sole.

Bambini Afghanistan 2

Ultimi Dagoreport

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTRA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...