“BERLINGUER? FU L’ICONA TRISTE IN ITALIA DEL COMUNISMO AL TRAMONTO” – MARCELLO VENEZIANI: "NONOSTANTE LE POSTUME BEATIFICAZIONI, GLI ENFATIZZATI STRAPPI E LE BENIGNE IMMAGINI RIDENTI, BERLINGUER FU MESTAMENTE COMUNISTA, NON LASCIÒ TRACCE IMPORTANTI, RESTÒ SALDAMENTE ANCORATO ALL'URSS E SI OPPOSE ALLA SOCIALDEMOCRAZIA, CONSIDERANDO IL PARTITO COME L'ASSOLUTO. FU UNA PERSONA ONESTA, PER BENE, MA BASTA LA SUA DECOROSA MEDIOCRITÀ PER FARNE UN SANTO CON RELATIVA AGIOGRAFIA?"

-

Condividi questo articolo


Marcello Veneziani per “La Verità”

BERLINGUER BERLINGUER

 

Il centenario della nascita di Enrico Berlinguer, che cade oggi, sarà un'altra tappa del processo mediatico e politico di beatificazione del segretario comunista. Ormai Berlinguer passa per un liberale, un occidentalista, un postcomunista, un precursore dell'euro-sinistra, perfino un amico di Almirante.

 

In Italia, del comunismo è rimasta viva solo la memoria di due miti, entrambi sardi: Gramsci e Berlinguer, a cui sono dedicate apologie, elogi e santini. Cancellata la memoria del Partito Comunista, rimosso pure Togliatti, perché perdura invece la loro mitologia? Perché ambedue non andarono al potere. Il mito di Berlinguer più si allontana dalla Storia più cresce di statura. Berlinguer fu una figura dignitosa, sobria e austera, anche se vogliono perfino negargli la tristezza del suo volto e del suo modo di parlare e vogliono fissarlo forever sorridente tra le braccia di Benigni.

 

ENRICO BERLINGUER ENRICO BERLINGUER

Berlinguer non aveva la statura di Togliatti né la sua sinistra grandezza e la sua lucidità; e quanto a svolte fu più ardito Occhetto, seppur col favore dei muri crollati. Per lunghi anni allineato ai più sordidi atti e documenti sovietici, Berlinguer fu mestamente comunista, non lasciò tracce importanti, si oppose alla socialdemocrazia e la storia gli dette torto, considerò il Partito come l'Assoluto.

 

berlinguer berlinguer

Fu una persona onesta, per bene, ma basta la sua decorosa mediocrità per farne un santo con relativa agiografia? In realtà tramite la copiosa apologetica su di lui vogliono giustificare il passato comunista. Berlinguer è un pretesto narrativo per santificare gli eredi del comunismo e separarli dalle nefandezze dei regimi comunisti.

 

Berlinguer fu comunista nonostante gli orrori del comunismo, anche dopo Budapest e Praga, fu legato all'Unione Sovietica fino agli anni Settanta, sognava l'eurocomunismo al tempo in cui Craxi calava la sinistra nella storia d'Italia e nel presente occidentale. Non uscì mai dal Canone.

 

Avviò un graduale distacco dall'Urss ma senza approdare a una svolta socialdemocratica. Non fece analisi acute, memorabili o lungimiranti; sulla questione morale fu preceduto dalla destra nazionale che prima di lui e con più forza denunciò la corruzione politica e la decadenza morale.

 

enrico berlinguer enrico berlinguer

La modestia fu la sua virtù ma anche la sua misura. La sua aria grigia da funzionario di partito era riscattata dall'aura nobiliare un po' disfatta. Non fu un gigante né un liberale, ma un comunista per bene, perciò merita rispetto. Anche perché, dicevamo, per fortuna sua e nostra, non andò mai al potere. La stessa «fortuna» capitò nella disgrazia a Gramsci, che teorizzò in carcere un regime totalitario ben più efferato di quello che lo aveva messo in galera.

 

Quando in seguito alla crisi energetica l'Italia scelse l'Austerità, il Pci di Berlinguer la vide come «l'occasione per trasformare l'Italia» come recitava un libro firmato da Berlinguer per gli Editori Riuniti. Berlinguer, nel 1977, lo ribadì in due pubbliche occasioni, un incontro con gli intellettuali al teatro Eliseo di Roma, un altro con gli operai al teatro Lirico di Milano incentrati sulla svolta austeritaria.

 

enrico berlinguer fiat enrico berlinguer fiat

Introdotto da Giorgio Napolitano, Berlinguer disse agli intellettuali raccolti intorno al Partito-Principe: «Austerità significa rigore, efficienza, serietà, e significa giustizia». Ma voleva dire per lui soprattutto superamento del modello capitalista. Berlinguer combinava l'austerità, che a volte somigliava all'autarchia mussoliniana degli anni Trenta, con un riferimento terzomondista che strizzava l'occhio al Vietnam e più cautamente alla Cina di Mao.

 

Ma restava saldamente ancorato all'Urss con queste parole inequivocabili dette agli operai a Milano e raccolte in quel libro: «Noi rispondiamo di no a chi vuol portarci alla rottura con altri partiti comunisti; a chi vuol portarci a negare quello che è stato la Rivoluzione d'ottobre e gli altri rivolgimenti che hanno avuto luogo nell'Oriente europeo ed asiatico, il ruolo che esercitano l'Unione Sovietica e gli altri Paesi socialisti negli equilibri internazionali e nella lotta per la pace mondiale; a chi vuol portarci a negare il carattere socialista dei rapporti di produzione che esistono in quei Paesi».

enrico berlinguer fiat enrico berlinguer fiat

 

Poi si prodigava in un'apologia del «centralismo democratico» in cui, sì, tutti hanno diritto alla loro opinione ma «la posizione che risulta maggioritaria diventa la posizione di tutto il partito e tutti, quindi, sono tenuti a rispettarla». Questo era al tempo Berlinguer, leninista, brezneviano e filosovietico.

benigni berlinguer benigni berlinguer

 

Contrariamente all'immagine che si vuol accreditare oggi, nella politica d'austerità di Berlinguer non c'era tanto il rigore o la questione morale ma la spallata al capitalismo, «il declino irrimediabile della funzione dirigente della borghesia», l'egemonia del movimento operaio unita all'egemonia culturale, esplicitata nell'incontro del teatro Eliseo quando il segretario del Pci sottolineò che le forze intellettuali «hanno oggi in Italia un peso sociale quale non avevano mai avuto e... hanno in larghissima misura un orientamento politico democratico di sinistra».

 

marcello veneziani foto di bacco marcello veneziani foto di bacco

L'austerità era per il Pci di Berlinguer il cavallo di Troia del comunismo in Occidente. Arrivò poi la reaganomics, l'edonismo yuppie degli anni Ottanta, il collasso sovietico, la mutazione neoborghese della sinistra a liquidare con l'austerità anche il modello comunista. Fu così che l'austerità anziché indicare uno stile sobrio di vita evocò l'arcigno grigiore del comunismo al tramonto. Di cui Berlinguer fu l'icona triste in Italia, nonostante le postume beatificazioni, gli enfatizzati strappi e le benigne immagini ridenti.

benigni berlinguer benigni berlinguer

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT L’INTELLIGENCE DI USA E IRAN HANNO UN PROBLEMA: NETANYAHU - L'OPERAZIONE “TERRORISTICA” CON CUI IL MOSSAD HA ELIMINATO IL GENERALE DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE IRANIANE NELL'AMBASCIATA IRANIANA A DAMASCO E LA SUCCESSIVA TENSIONE CON TEHERAN NON È SPUNTATA PER CASO: È SERVITA AL PREMIER ISRAELIANO A "OSCURARE" TEMPORANEAMENTE LA MATTANZA NELLA STRISCIA DI GAZA, CHE TANTO HA DANNEGGIATO L'IMMAGINE DI ISRAELE IN MEZZO MONDO - NETANYAHU HA UN FUTURO POLITICO (ED EVITA LA GALERA) SOLO FINCHÉ LA GUERRA E LO STATO D'ALLARME PROSEGUONO...

DAGOREPORT – BIDEN HA DATO ORDINE ALL'INTELLIGENCE DELLA CIA CHE LA GUERRA IN UCRAINA DEVE FINIRE ENTRO AGOSTO, DI SICURO PRIMA DEL 5 NOVEMBRE, DATA DEL VOTO PRESIDENZIALE AMERICANO - LO SCENARIO E' QUESTO: L’ARMATA RUSSA AVANZERÀ ULTERIORMENTE IN TERRITORIO UCRAINO, IL CONGRESSO USA APPROVERÀ GLI AIUTI MILITARI A KIEV, QUINDI PUTIN IMPORRÀ DI FARE UN PASSO INDIETRO. APPARECCHIATA LA TREGUA, FUORI ZELENSKY CON NUOVE ELEZIONI (PUTIN NON LO VUOLE AL TAVOLO DELLA PACE), RESTERA' DA SCIOGLIERE IL NODO DELL'UCRAINA NELLA NATO, INACCETTABILE PER MOSCA – NON SOLO 55 MILA MORTI E CRISI ECONOMICA: PUTIN VUOLE CHIUDERE PRESTO IL CONFLITTO, PER NON DIVENTARE UN VASSALLO DI XI JINPING... 

FLASH! - FACILE FARE I PATRIOTI CON LE CHIAPPE ALTRUI – INDOVINATE CHE AUTO GUIDA ADOLFO URSO, IL MINISTRO CHE PER DIFENDERE L'ITALIANITÀ HA “COSTRETTO” ALFA ROMEO A CAMBIARE NOME DA “MILANO” A “JUNIOR”? UN PRODOTTO DELL’INDUSTRIA MADE IN ITALY? MACCHÉ: NELLA SUA DICHIARAZIONE PATRIMONIALE, SPUNTANO UNA VOLKSWAGEN T-CROSS E UNA MENO RECENTE (MA SOSTENIBILE) TOYOTA DI INIZIO MILLENNIO. VEDIAMO IL LATO POSITIVO: ALMENO NON SONO DEL MARCHIO CINESE DONFGENG, A CUI VUOLE SPALANCARE LE PORTE...

DAGOREPORT – ANCHE I DRAGHI, OGNI TANTO, COMMETTONO UN ERRORE. SBAGLIÒ NEL 2022 CON LA CIECA CORSA AL COLLE, E SBAGLIA OGGI A DARE FIN TROPPO ADITO, CON LE USCITE PUBBLICHE, ALLE CONTINUE VOCI CHE LO DANNO IN CORSA PER LA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA - CHIAMATO DA URSULA PER REALIZZARE UN DOSSIER SULLA COMPETITIVITÀ DELL’UNIONE EUROPEA, IL COMPITO DI ILLUSTRARLO TOCCAVA A LEI. “MARIOPIO” INVECE NON HA RESISTITO ALLE SIRENE DEI MEDIA, CHE TANTO LO INCENSANO, ED È SALITO IN CATTEDRA SQUADERNANDO I DIFETTI DELL’UNIONE E LE NECESSARIE RIFORME, OFFRENDOSI COME L'UOMO SALVA-EUROPA - UN GRAVE ERRORE DI OPPORTUNITÀ POLITICA (LO STESSO MACRON NON L’HA PRESA BENE) - IL DESTINO DI DRAGHI È NELLE MANI DI MACRON, SCHOLZ E TUSK. SE DOPO IL 9 GIUGNO...