enrico letta carlo calenda

“CALENDA HA SCAMBIATO TWITTER CON IL MONDO REALE” - QUEL MERLUZZONE DI ENRICO LETTA MASTICA AMARO PER IL TRADIMENTO DEL “CHURCHILL DEI PARIOLI”: “È LA SECONDA VOLTA CHE METTE IN DISCUSSIONE UN ACCORDO GIA’ SIGLATO. COL SENNO DI POI SONO STATO TROPPO INGENUO. CALENDA RAGIONA COME SE NON SAPESSE COME FUNZIONA QUESTA LEGGE ELETTORALE, CHE IMPONE DI FARE ALLEANZE PER LA PARTE UNINOMINALE - FRATOIANNI E SINISTRA ITALIANA? HA INGIGANTITO UNA QUESTIONE INESISTENTE PER GIUSTIFICARE IL FATTO CHE HA CAMBIATO IDEA. E POI NON HA NEANCHE CHIAMATO ME, HA CHIAMATO FRANCESCHINI - RENZI E CALENDA NON SANNO STARE IN SQUADRA. O COMANDANO O PORTANO VIA IL PALLONE”

ENRICO LETTA CARLO CALENDA

Estratto dell’articolo di Annalisa Cuzzocrea per “la Stampa”

 

[…] il segretario del Partito democratico non usa mai le parole "rabbia", "delusione", "amarezza", ma non ce n'è bisogno: sono sentimenti che trasudano, seppur trattenuti, da tutto quel che dice sulla decisione di Calenda di mancare all'impegno preso e di non correre più in alleanza con i dem alle prossime elezioni.

ENRICO LETTA CARLO CALENDA

 

Ma lei le ha capite, le ragioni di questo passo indietro?

«No, non ho capito e non credo siano facilmente comprensibili, ma mi sento di poter dire che Calenda può stare, secondo quello che lui stesso ha detto, solo in un partito che guida lui, in una coalizione di cui è il solo leader e in cui non ci sia nessun altro. Le cose che ha detto in questi giorni, e nell'intervista a Lucia Annunziata su Rai3, denotano che è sufficiente a se stesso e incapace di parlare con chiunque altro».

 

Sostiene che nel vostro accordo mancassero coraggio, serietà, bellezza e onore.

ENRICO LETTA CARLO CALENDA

«Credo che il primo onore sia rispettare la parola data, vale in politica come nella vita. E non una parola data a casaccio, ma una firma fatta davanti alle telecamere».

 

Era già successo che Calenda mettesse in discussione un accordo siglato con una stretta di mano. Lo ha raccontato lei stesso.

«È vero, è la seconda volta. Col senno di poi sono stato troppo ingenuo. Ma sono esterrefatto: il principio fondamentale del diritto è "pacta sunt servanda". Se un politico, un uomo di Stato, fa saltare gli accordi che ha firmato perché ha cambiato idea non c'è più politica, siamo su Twitter, dove si può cambiare idea ogni minuto. Ecco, credo che Calenda abbia scambiato Twitter con il mondo reale».

 

benedetto della vedova enrico letta carlo calenda 2

Il leader di Azione chiedeva un'alleanza più netta, più chiara, con un profilo programmatico più coerente. Dal suo punto di vista, era probabilmente l'unica che potesse funzionare. Ha detto di averle proposto un patto 90 e 10 purché foste solo voi. È vero?

«Ma queste cose le aveva dette fin dall'inizio, dopo di che abbiamo raggiunto un patto che comprendeva anche altri contraenti. Nel documento c'era scritto che ci sarebbero state altre intese e avevamo chiarito che sarebbero state obbligate dalla legge elettorale, portando elementi di convergenza soprattutto di natura istituzionale. Per questo lo avevo chiamato "patto per la Costituzione". Calenda ragiona come se non sapesse come funziona questa legge elettorale, che impone di fare alleanze per la parte uninominale. Chi va da solo, sta regalando agli altri la vittoria».

 

Lo dice anche a chi l'ha criticata per aver speso queste settimane a cercare di mettere insieme quello che insieme, evidentemente, non poteva stare?

benedetto della vedova enrico letta carlo calenda

«In tanti mi hanno detto: parliamo di temi, andiamo da soli. Ma il Rosatellum le alleanze le impone. A destra hanno fatto rapidamente perché Berlusconi e Salvini si sono arresi, consegnandosi a Giorgia Meloni. Da noi era più complesso, ma era doveroso fare quegli accordi».

 

Se però fronte repubblicano doveva essere, per arginare il centrodestra, a quel punto bisognava ci fossero dentro tutti, 5 stelle compresi. O no?

«I 5 stelle si sono assunti la gravissima responsabilità di aver fatto cadere Draghi. Lo hanno fatto senza alcuna capacità di capire la slavina che avrebbero provocato, in modo irresponsabile, e questo ha sancito una rottura di rapporti insanabile».

ENRICO LETTA E CARLO CALENDA

 

Ora Conte le dice di non cercarli, di dare i collegi che sarebbero stati di Calenda a Luigi Di Maio e ai suoi. È davvero chiusa la possibilità di un'alleanza rinnovata con il Movimento?

«Per quanto ci riguarda le alleanze sono chiuse e definite. È stato fin troppo complicato. Ora pensiamo solo alla campagna elettorale, a parlare dei nostri temi, a incontrare le persone. Abbiamo 600 feste dell'Unità in corso in tutt' Italia. Non dico che le farò tutte, ma tantissime».

 

Però Calenda ha ragione a dire che anche Sinistra italiana ha contribuito alla caduta del governo Draghi, ha votato 54 volte contro.

L ARMATA BRANCALEONE DI LETTA

«Calenda ha reso Fratoianni e Sinistra italiana un totem gigantesco, quando evidentemente il nostro accordo - di cui era perfettamente al corrente - proviene da un rapporto storico e nasce soprattutto per il lavoro che abbiamo fatto a livello europeo con i Verdi. Ha ingigantito una questione inesistente per giustificare il fatto che ha cambiato idea. Trovo che quanto abbia fatto sia gravissimo sia nei contenuti che nel metodo».

 

Ha detto di averla chiamata sabato per avvisarla. Vero?

«Non ha chiamato me, ha chiamato Dario Franceschini e poi sono stato io a telefonargli per capire cosa stesse succedendo».

 

letta calenda

Ma che succede con Più Europa, che ha confermato l'accordo?

«È la dimostrazione che si tratta di un colpo di testa tutto personalistico di Calenda, che ha sfasciato la sua stessa federazione. Ringrazio Emma Bonino e Benedetto Della Vedova: faremo insieme una bellissima campagna elettorale. Noi confermiamo gli accordi fatti con tutti, non ci rimangiamo la parola data».

 

Calenda e Renzi potrebbero dar vita a un terzo polo che cercherà di rubare voti soprattutto al Pd. E i 5 stelle dall'altra parte cercheranno di schiacciarvi su posizioni centriste. Una simile tenaglia non rischia di portarvi alla disfatta?

«Renzi e Calenda sono stati eletti, entrambi, con il Pd. Sono loro ad avere un problema, non noi. Devono spiegare all'opinione pubblica quello che mi sembra evidente: non riescono a stare in un gioco di squadra. O comandano o portano via il pallone. Questa logica del centro è residuale rispetto a comportamenti individuali, non c'è una strategia politica. E visto che non vedo folle di elettori leghisti o di Fratelli d'Italia che corrono verso di loro, è un modo per aiutare Meloni e Salvini, non per contrastarli».

letta calenda

 

Davvero pensa vogliano aiutare la destra?

«Si stanno assumendo questa responsabilità[…]».

 

[…] Ha ancora senso parlare di agenda Draghi?

«La parola agenda porta malissimo, è successo anche con l'agenda Monti. Togliamo la parola dal tavolo. Il programma del governo Draghi è stato positivo e lo abbiamo sostenuto, ma aveva una sua oggettiva parzialità dovuta al tipo di maggioranza. Non c'erano dentro temi che noi vorremmo in un governo di centrosinistra: più ambizione sull'ambiente, sul sociale, sui diritti». […]

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann mirja cartia dasiero theodore kyriakou

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”