letta renzi calenda di maio agenda draghi

IL “CAMPO APERTO” DI LETTA SEMBRA UN CAMPO PROFUGHI - CON IL ROSATELLUM LISTE ANCHE PICCOLISSIME POTRANNO ESSERE DETERMINANTI PER FAR SCATTARE UN SEGGIO PROPORZIONALE, FAR VINCERE UN COLLEGIO UNINOMINALE O FAR AUMENTARE LE PERCENTUALI DEI PARTITI MAGGIORI - SOLO CHE BISOGNA AGGREGARE CALENDA (CHE DETESTA I GRILLINI) E FRATOIANNI (CHE VUOLE L’ALLEANZA CON IL M5S), RENZI E DI MAIO, BRUNETTA E TABACCI - E POI C’E’ MASTELLA, CHE OGGI PRESENTERÀ IL SUO SIMBOLO DI “NOI DI CENTRO” E HA AVVISATO IL PD: “NON BISOGNA FAR PREVALERE VETI O IL 25 SETTEMBRE IL SUO RISULTATO SAREBBE COMPROMESSO…”

LETTA DRAGHI

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

Le elezioni saranno la sagra delle liste. E il Pd sa che per tentare di competere dovrà raggruppare più forze nel «campo aperto» di cui ha parlato Letta. Perché è vero che la sfida con il centrodestra si giocherà sul terreno politico, ma conterà soprattutto il calcolo numerico. E con il Rosatellum liste anche piccolissime potranno essere determinanti per far scattare un seggio proporzionale, far vincere un collegio uninominale o far aumentare le percentuali dei partiti maggiori.

 

renzi di maio calenda

Ed è partendo dalle regole della legge elettorale che è iniziato il lavoro al Nazareno, dove hanno ideato per l'alleanza uno schema «a quattro punte»: a Fratoianni di Sinistra italiana è stato proposto di riunire ogni possibile formazione a sinistra; a Tabacci del Centro Democratico è stata assegnata la delega per raccogliere naufraghi grillini e del centrodestra; ai Socialisti è stato suggerito di unirsi ai Verdi o convergere con Fratoianni. Mentre il Pd farà il regista e con la scritta «democratici e progressisti» posta sotto il simbolo, progetta di accogliere il gruppo di Speranza. La scelta delle «punte» non è casuale: ognuna di loro guida un partito che non deve raccogliere le firme per presentare le liste alle elezioni.

nicola fratoianni enrico letta

 

Una rogna non da poco, specie stavolta che le firme si dovrebbero raccogliere sotto gli ombrelloni. Il ruolo delle «punte» sarà anche quello di collettori sul territorio delle liste civiche, perché il 25 settembre servirà pure lo 0,1% per contrastare il fronte avverso. Specie al Senato, dove la ripartizione dei seggi avviene su base regionale e dove un ras locale può determinare il risultato.

 

Lo schema del «campo aperto» è assai vantaggioso per Letta. I voti delle forze che non supereranno lo sbarramento del 3% verranno infatti assegnati ai partiti maggiori.

Cioè al Pd, che in cambio garantirà agli alleati delle candidature sicure. Così i dem confidano di aver gioco facile per uscire dalle urne come prima forza nazionale: un risultato che rappresenterebbe un'assicurazione sulla vita per il segretario in caso di sconfitta. Tutto fatto? Niente affatto. Manca ancora la «quarta punta», cioè Calenda.

Il leader di Azione per ora resiste alle avance di Letta.

 

renzi calenda

«Calenda è un problema», sospira un autorevole dirigente dem: «È un problema gestirlo ed è un problema averlo contro». In base ai sondaggi, detiene un pacchetto di consensi tale da poter anche superare la soglia del 5% stabilita per chi va da solo. E diverrebbe un incubo per il Pd. Per evitarlo, Letta punta sulla Bonino e insiste perché entri a far parte dell'alleanza. La storica esponente radicale è propensa ad accettare. In tal caso cambierebbe tutto: +Europa non solo è alleata di Azione ma soprattutto ha l'esenzione per la raccolta delle firme. Se il connubio si rompesse, Calenda sarebbe chiamato ad un grande sforzo organizzativo in poco tempo.

EMMA BONINO

 

Sarà un caso ma ieri il leader di Azione è parso più possibilista sull'accordo: «Quello che abbiamo proposto non è un rassemblement di centro ma una coalizione tra partiti, ognuno con una sua identità. Io posso rappresentare i liberaldemocratici e i popolari se arrivano persone da Fi che mi aiutano a farlo. Noi non abbiamo preclusioni a discutere di programmi, ma partiamo da lì». Il punto è che il Rosatellum non prevede in comune nessun candidato premier, nessun simbolo, nessun programma.

RENATO BRUNETTA MARIASTELLA GELMINI

 

E allora il dibattito che si è aperto sull'«agenda Draghi» e sulla definizione da dare all'alleanza è pura accademia. Brunetta ha parlato di un «rassemblement repubblicano», con dentro tutti tranne i Cinquestelle. Fratoianni di una «coalizione progressista» con dentro tutti compresi i Cinquestelle. Ma l'argomento vero è come risolvere un calcolo aritmetico, nel gioco del dare avere sui seggi tra alleati.

 

A meno di non puntare su un centro autonomo, come minaccia Renzi dinnanzi ai maldipancia del Pd. Che però non può permettersi defezioni. A rompere l'enfasi oratoria da comizio elettorale e il clima da eroica battaglia contro i sovranisti ci ha pensato prosaicamente Mastella, che oggi presenterà il suo simbolo di «Noi di centro» e ieri ha avvisato il Pd di non far «prevalere veti», o domani - cioè il 25 settembre - «il suo risultato sarebbe compromesso».

funerale di ciriaco de mita casini e mastella

 

Il resto si vedrà nel giro di pochi giorni e si capirà la collocazione dei tre ministri ex forzisti e dell'ex grillino Di Maio. Questo «campo aperto» di Letta - come dice un rappresentante del centrodestra - «sarà pure politicamente un campo profughi ma può trasformarsi per noi in un campo di battaglia, specie al Senato, se non ci adeguiamo con uno schema simile». Alle liste, alle liste. E al Nazareno va bene così. Intanto perché nel partito non si aprirà il dibattito sugli errori commessi prima e durante la crisi, e di cui si parla solo sottovoce. Eppoi perché «campo aperto» è meglio di «campo largo» che evocava l'epopea del Comintern.

ANDREA ORLANDO RENATO BRUNETTA

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."