renzi conte

“CONTE HA SCIUPATO LA FIDUCIA CHE AVEVA” - ETTORE ROSATO, PER CONTO RENZI, SGANCIA UN ALTRO SILURO VERSO IL GOVERNO: “ANCHE I MINISTRI DEL M5S NON HANNO APPREZZATO CHE CONTE ABBIA MANDATO LA RIPARTIZIONE DEI 210 MILIARDI DEL RECOVERY FUND ALLE DUE DEL MATTINO SENZA DISCUTERNE CON NESSUNO, SECRETANDO I PROGETTI” - ITALIA VIVA PENSA A 6 O AL 7 GENNAIO PER LE DIMISSIONI DELLE MINISTRE BELLANOVA E BONETTI E APRIRE UNA FORMALE CRISI DI GOVERNO - ANDRE ORLANDO NON ESCLUDE PIU’ LE URNE…

ETTORE ROSATO

1 - GOVERNO: ROSATO (IV),FIDUCIA NON C'È PIÙ, SCIUPATA DA CONTE

 (ANSA) - "Bisogna costruire un rapporto fiduciario di maggioranza che oggi non c'è più. Conte ha sciupato la fiducia che aveva". Lo dice Ettore Rosato di Iv a Sky Tg24. Rosato sottolinea che "anche i ministri del M5S non hanno apprezzato che il premier abbia mandato la ripartizione dei 210 miliardi del recovery fund alle due del mattino senza discuterne con nessuno, secretando i progetti, per approvarli alle nove in Consiglio dei ministri. Questo ha fatto cadere la nostra fiducia. E allora o il premier dice quale sia il suo percorso per i prossimi mesi o per noi questo governo è una esperienza finita". "Le dimissioni dei ministri non le ha pronte Renzi, ma le hanno pronte le ministre", conclude.

 

GIUSEPPE CONTE - MATTEO RENZI

2 - CONTE E L'AUT AUT DI RENZI: HO CAPITO CHE RISCHIAMO E IL PD NON ESCLUDE LE URNE

Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”

 

«L'ho capito benissimo che rischiamo. Io farò di tutto per cercare una strada che eviti la crisi e per scongiurare le insidie di Renzi...». È uno dei sabati mattina meno rilassati della storia dei governi Conte. Perché è il day after del decretone di Natale, quello in cui presidente del Consiglio e ministri testano il polso di un Paese sottoposto a una nuova ondata di chiusure.

 

MATTEO RENZI TERESA BELLANOVA

I sondaggi che tengono conto del dibattito sui provvedimenti anti Covid-19 delle ultime settimane - a cominciare da quello di Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera , che premia l' incredibile balzo nella popolarità di Roberto Speranza - sono un buon segnale. Nel senso che, a ragione o a torto, l' apprezzamento registrato nei confronti del ministro della Salute - il più apertamente ostile alle riaperture, insieme a Dario Franceschini - può essere la spia di come la maggioranza degli italiani possa arrivare a promuovere anche la stretta sulle festività natalizie arrivata ieri l' altro.

 

elena bonetti e la pizza

Eppure a infestare di incubi la notte di Conte e dei ministri è sempre la questione Renzi.

A margine dell' ultimo Consiglio dei ministri che ha licenziato il decreto legge sulle zone rosse tra Natale e l' Epifania, due componenti dell' esecutivo hanno risposto alle sollecitazioni del premier, che gli chiedeva conto dei loro «sondaggi» con Renzi. «Ci ho riparlato. Fa sul serio», ha risposto uno dei due. L' altro si è spinto ancora oltre, indicando «nel 6 o nel 7 gennaio» i giorni in cui il leader di Italia viva ha fissato «le dimissioni delle ministre Bellanova e Bonetti e quindi l' apertura di una formale crisi di governo».

 

ANDREA ORLANDO

Stando alla lettura più drammatica arrivata all' orecchio del presidente del Consiglio, insomma, l' aspettativa di vita residua dell' esecutivo potrebbe variare tra i diciassette e i diciotto giorni. Il sismografo di Palazzo dice che Conte tatticamente non cede sulla delega ai Servizi e temporeggia sull' accelerazione del Recovery plan da portare con un blitz in Consiglio dei ministri, opzione preferita dal Pd. Ma potrebbe non bastare, tanto è vero che uno dei componenti solitamente più prudenti della squadra di governo ha spiegato che «se Renzi ha deciso di staccare la spina, si muoverà a prescindere dal cambio dei piani sul Recovery plan».

 

giuseppe conte vincenzo amendola

Conte, insomma, ha davanti oscuri presagi da cui potrebbe venir fuori un rimpasto (che ora non esclude più) o un Conte ter, sempre che il perimetro della maggioranza - con crisi aperta e subito chiusa a seguito di un cambio negli assetti dell' esecutivo - rimanga lo stesso, col peso specifico di Italia viva che a quel punto sarebbe accresciuto rispetto a oggi. Ma una dichiarazione di Andrea Orlando di ieri, che indicava «le urne» come diretta conseguenza di una crisi della Befana, ha avuto l' effetto di inserire tra le preoccupazioni del Palazzo anche quella sulla reazione del secondo partito di maggioranza.

 

vincenzo amendola

Il ministro Enzo Amendola, che lavora giorno e notte per confezionare Recovery plan, durante un faccia a faccia col premier ha spiegato che «non possiamo più dare nulla per scontato». Traduzione: Zingaretti potrebbe cogliere la palla al balzo e spingere per le elezioni anticipate. È come una partita a Shangai, dove ciascuno deve muovere le proprie bacchette senza toccare quelle degli altri. «Con la possibilità che, invece di un governo Conte con una maggioranza diversa», diceva giorni fa Renzi, «spunti fuori un governo tecnico guidato da Draghi o chi per lui...».

 

Ultimi Dagoreport

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…