trump cassidy hutchinson

“DONALD TRUMP VOLEVA METTERSI AL VOLANTE DELLA LIMOUSINE PRESIDENZIALE PER UNIRSI ALL’ASSALTO AL CAMPIDOGLIO. DISSE: SONO IO IL FOTTUTO PRESIDENTE E PRESE PER IL COLLO L’AGENTE DEI SERVIZI CHE LA GUIDAVA” - LA TESTIMONIANZA CHOC DI CASSIDY HUTCHINSON, ASSISTENTE DELL’EX CAPO DELLO STAFF DELLA CASA BIANCA, ASCOLTATA DALLA COMMISSIONE D’INCHIESTA SUI FATTI DEL 6 GENNAIO 2021 - SAPENDO CHE MOLTI DEI MANIFESTANTI IN MARCIA SU WASHINGTON ERANO ARMATI, TRUMP INTIMÒ AL SERVIZIO SEGRETO DI LASCIARLI ARRIVARE FINO ALLA CASA BIANCA E AL CONGRESSO SENZA PASSARE PER I METAL DETECTOR PERCHÉ… - LA FURIA CONTRO IL VICE PENCE E GLI SCATTI D’IRA - THE DONALD: “UNA DELATRICE” - VIDEO

 

https://video.corriere.it/esteri/assalto-capitol-hill-cassidy-hutchinson-trump-sapeva-che-manifestanti-erano-armati/893fbc4e-f773-11ec-8547-f7dc9914663d?vclk=video3CHP%7Cassalto-capitol-hill-cassidy-hutchinson-trump-sapeva-che-manifestanti-erano-armati

 

Massimo Gaggi per corriere.it

 

 

cassidy hutchinson

Un Donald Trump furioso che il 6 gennaio dello scorso anno , sapendo che molti dei manifestanti in marcia su Washington erano armati, intimò al servizio segreto di lasciarli arrivare fino alla Casa Bianca e al Congresso senza passare per i metal detector perché «non ce l’hanno con me». Poi cercò di andare fino al Congresso col suo popolo e reagì con violenza quando i suoi assistenti glielo impedirono per non esporlo a gravi conseguenze legali: provò ad afferrare il volante di The Beast, la limousine presidenziale, poi prese per il collo l’agente dei servizi che la guidava.

 

La furia di Donald

donald trump

La testimonianza resa il 28 giugno da Cassidy Hutchinson, allora assistente di Mark Meadows, il capo di gabinetto del presidente, davanti alla Commissione parlamentare che indaga sull’assalto al Congresso di un anno e mezzo fa, ha gettato nuova, livida luce sulle ore più drammatiche vissute dalla democrazia americana. Dettagliata la ricostruzione di quanto avvenuto dietro le quinte: un hearing che ha confermato le voci di un Trump furioso col suo vice fino al punto di non dolersi del desiderio dei manifestanti di impiccarlo. Un leader fuori controllo fino al punto di spingere il suo avvocato, Pat Cipollone ad avvertire Meadows che il presidente stava rischiando gravi conseguenze penali per ostruzione delle elezioni.

ASSALTO A CAPITOL HILL 2

 

La Hutchinson aveva già reso una lunga testimonianza alla Commissione, ma in questo nuovo hearing straordinario ha accettato di ricostruire quasi minuto per minuto quanto avvenuto alla Casa Bianca quel 6 gennaio e nei giorni immediatamente precedenti: dall’organizzazione (con la regia di Rudy Giuliani e di altri trumpiani) dell’assalto al Congresso con l’obiettivo di convincere Pence e i parlamentari a non ratificare la vittoria di Joe Biden , fino al rifiuto di Trump di fermare gli assaltatori del Congresso guidati dai suoi fedelissimi Proud Boys. Trump l’ha subito attaccata, negando tutto: «Una falsa totale e una delatrice».

 

ASSALTO A CAPITOL HILL 2

La Hutchinson, interrogata dalla deputata repubblicana Liz Cheney (che ha notato come quasi tutti i testimoni dell’indagine siano conservatori) ha srotolato gli eventi di una giornata drammatica partendo da quando, affacciandosi sulla piazza dell’Eclipse, luogo del suo comizio incendiario, Trump si infuria perché vede grossi spazi vuoti: i manifestanti che entrano in piazza devono lasciare le armi proprie e improprie che hanno addosso e molti, allora, preferiscono restare alla larga. Trump sa che sono armati ma la cosa non lo preoccupa: «Non ce l’hanno con me».

donald trump

 

E chiede al servizio segreto di rimuovere la barriera dei metal detector. Quando, più tardi, gli insorti sfondano le barriere di polizia a protezione del Congresso (che alla Casa Bianca sapevano essere insufficienti) e minacciano di impiccare Mike Pence, l’avvocato Cipollone sollecita Meadows a fare qualcosa per costringere Trump a fermare il suo popolo.

 

Ma si sente rispondere da uno sconsolato capo di gabinetto (nelle parole riferite dalla testimone oculare Cassidy): «L’hai sentito: lui pensa che Pence se lo meriti. Pensa che loro non stiano facendo nulla di male». Sono le 2 del pomeriggio e, nonostante le pressioni dei leader repubblicani, dei conduttori della Fox a lui vicini e dei suoi stessi figli, per altre due ore Trump si rifiuterà d’intervenire.

 

Dopo il comizio

assalto a capitol hill

Finito il suo comizio, The Donald cerca di raggiungere i manifestanti sulla sua limousine. Gli avvocati avvertono: sarebbe un suicidio legale. Allora Meadows e il suo vice, Tony Ornato, decidono per il ritorno alla Casa Bianca. Trump si ribella: «Sono io il fottuto presidente», cerca di afferrare il volante, poi prende per il collo l’autista. La Hutchinson rivela altri suoi attacchi d’ira: quando il ministro della Giustizia, Barr, a dicembre rende noto di non aver trovato irregolarità nelle procedure elettorali, Trump scaglia il piatto col pranzo contro una parete di una sala della Casa Bianca.

 

Accessi d’ira sempre più frequenti dopo la sconfitta elettorale fino al drammatico 6 gennaio quando alcuni collaboratori, davanti alla sua folle ostinazione, pensano per un momento di attivare la procedura costituzionale per la rimozione del presidente per evidente incapacità di intendere e di volere.

attacco a capitol hillASSALTO A CAPITOL HILL 2sciamano americarobert palmer 2donald trump polizia capitol hill protesta a capitol hillassalto a capitol hill 4assalto a capitol hill 3assalto a capitol hill 1scontri a capitol hillscontri capitol hill 1Donald Trump

Ultimi Dagoreport

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...