“O FACCIAMO LE COSE CHE VANNO FATTE, COME L’AUTONOMIA, O TUTTI A CASA” - SALVINI E’ FURIBONDO, SOBILLATO DAI GOVERNATORI DEL NORD CHE HANNO MESSO NEL MIRINO CONTE: “L'EUROPA PUNTA SUI DI LUI PER FARCI SECCHI” - DA FONTANA A ZAIA E’ UN CORO DI LAMENTELE VERSO IL GOVERNO: “MA COSA ASPETTIAMO ANCORA A STACCARE LA SPINA? RINVIARE A SETTEMBRE O MAGARI A DOPO NON CAMBIEREBBE NULLA”

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1 - AUTONOMIA, SCONTRO LEGA-PALAZZO CHIGI TORNA IL RISCHIO CRISI

Mario Ajello per “il Messaggero”

 

conte salvini conte salvini

«Fanno melina, fanno i vaghi, credono che può andare avanti tutto così, senza prendere veri impegni e dare una svolta a questo governo. Ma noi non ci facciamo fregare». Matteo Salvini non è affatto pacificato. E crisi congelata non significa che va tutto bene. Tutt'altro. «Io voglio andare avanti, però lo devono volere anche loro. O troviamo una soluzione vera, e stabiliamo che ci sono cose da fare e vanno fatte, a cominciare dall'autonomia, oppure tutti a casa. E smettiamola di prenderci in giro».

 

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI

Il pressing dei suoi è asfissiante su Salvini («Molliamo Di Maio e il resto della baracca»), i governatori del Nord sono infuriati con Conte sull'autonomia («Fa cialtronate», lo stronca Attilio Fontana, e Luca Zaia: «Se non si fa l'autonomia questo governo non ha più senso») e ciò rende ancora più difficile il ruolo del capo lumbard. «Io sono sempre più stanco del tira e molla di Di Maio, ma fino alla fine cercherò di trovare l'accordo. La condizione è che loro smettano di esagerare...».

 

conte salvini conte salvini

Ovvero, la finestra elettorale per Salvini è sempre aperta e l'opzione crisi per lui resta assolutamente una possibilità. Questo e altro dirà nel vertice, se ci sarà e nel caso si tratterà di vedere se con tutti e tre (Salvini, Di Maio e Conte) o solo lui con il collega grillino, che potrebbe sancire una tregua, ma anche un ulteriore frattura. Perché Salvini sta soffrendo l'attivismo di Conte, ed è incalzato dai suoi, compresi i governatori, che gli dicono: «Ormai si sente uno statista europeo, e l'Europa punta sui di lui per farci secchi».

 

attilio fontana 3 attilio fontana 3

Salvini cerca di moderare gli animi, ma anche il suo è sempre più agitato. E intanto, a proposito di Conte, si prepara al big match di mercoledì in Senato. Parlerà dai banchi della Lega e non da quelli del governo. E saranno scintille con Conte, che interverrò prima di lui. Scintille dovute anzitutto al fatto che il premier andando in aula ha praticamente costretto il vicepremier a presentarsi anche lui, e questa forzatura indispone Salvini. Conte non sarà sferzante, ma voglioso di «capire» la vicenda dei soldi dei russi alla Lega, e questo è sufficiente per Salvini per non vivere bene la cosa. Lui la liquiderà così, come al solito: «Tutte balle».

 

SGAMBETTI

conte salvini conte salvini

Quanto a Di Maio, il capo della Lega è aperturista: «Dobbiamo riprenderci a capirci, ma basta giochetti e basta sgambetti». E l'amico o ex amico Luigi: «Vale la pena andare avanti». E Salvini viene dipinto, nel movimento 5 stelle, come il vero crisaiolo: «Vuole buttare giù il governo per evitare il taglio dei parlamentari».

 

E Di Maio, però non ci va leggero con gli alleati-avversari, in particolare con Fontana furibondo con le «cialtronate» di Conte: «I suoi attacchi al premier sono illogici. Sa benissimo che il testo dell'autonomia porta la firma anche della Lega e quindi se deve attaccare qualcuno Fontana attaccasse i leghisti». Lui e Zaia sono «inqualificabili», parola di Di Maio. E così, il governo sopravvive sul filo, ma gli scossoni (specie quelli dei governatori contro il premier) sono fortissimi.

 

2 - C'È IL PRESSING DEI COLONNELLI SUL LEADER: «ORA BASTA, STACCHIAMO LA SPINA SUBITO»

Emilio Pucci per “il Messaggero”

 

matteo salvini luca zaia 2 matteo salvini luca zaia 2

«Ma cosa aspettiamo ancora a staccare la spina? Rinviare a settembre o magari a dopo non cambierebbe nulla, ci ritroveremmo nella stessa situazione». E' un coro unanime all'interno della Lega. Big e peones hanno già scelto: «Matteo, è arrivato il momento». Gli uomini piu' vicini al Capitano lo descrivono determinato a rompere e tirano un sospiro di sollievo. «Non ce la facciamo piu' a stare con i Cinque stelle. Sono inaffidabili», taglia corto un esponente di primo piano del partito di via Bellerio. Il tema è ora quello di trovare il casus belli, l'occasione per lo strappo.

 

I TEMPI

I tempi stringono. La decisione il suggerimento arrivato anche da Giorgetti deve avvenire adesso. Perché la tesi di aspettare per andare alle urne la prossima primavera, magari accorpando Politiche e le elezioni in regioni come Toscana ed Emilia, si scontra con delle problematiche già emerse nell'incontro tra il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e il Capo dello Stato, Mattarella, qualche giorno fa.

 

attilio fontana 2 attilio fontana 2

«O si vota adesso o si rischia di restare nel pantano», il senso del ragionamento illustrato dai fedelissimi al ministro dell'Interno. Perché poi si aprirebbe la sessione di bilancio ed eventualmente alla ripresa dei lavori parlamentari dopo l'estate la Camera dovrebbe dare il via libera definitivo al taglio del numero dei parlamentari. «A quel punto osservano fonti leghiste nessuno più avrebbe la voglia di scrollarsi dallo scranno in Parlamento e di andare a casa, si andrebbe di sicuro ad un governo tecnico».

 

Anche il tema del rimpasto sembra uscire dai radar. Perché è vero che soprattutto il ministro Toninelli è sempre piu' nel mirino, «ma le cose questo il leitmotiv non cambierebbero comunque». In casa Lega si invita infatti a guardare nell'altro campo della maggioranza. Con Di Maio che fa aperture e vorrebbe andare avanti, mentre tutta la parte movimentista frena. «Il problema dice un altro dirigente non è il lui, ma tutti quelli che lo bloccano». Insomma dalle parti di via Bellerio si attendono subito risposte.

GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI

 

«O arrivano segnali chiari oppure l'unica strada è quella del ricorso ai cittadini», la posizione. Ovviamente sarà il leader a sciogliere la riserva ma i fedelissimi del segretario del partito la decisione già l'hanno presa. «Se fossimo nella Prima Repubblica osserva un esponente leghista di governo si potrebbe risolvere tutto con un bel rimpastone. Ma noi dovremmo essere l'esecutivo del cambiamento e con M5s si torna solo indietro». Saranno decisivi i prossimi passaggi. Viene dato per scontato il ricorso alla fiducia mercoledì nell'Aula di Montecitorio sul dl sicurezza, mentre su autonomia, grandi opere e flat tax gli uomini della Lega chiederanno al premier un chiarimento.

 

matteo salvini e giuseppe conte approvazione decreto sicurezza bis 2 matteo salvini e giuseppe conte approvazione decreto sicurezza bis 2

Ci devono essere subito dei sì. In attesa che il premier tenga l'informativa sul caso dei presunti finanziamenti russi alla Lega. Conte viene ritenuto al momento come il vero capo M5s: «Siamo curiosi di sapere cosa verrà a dire dice un deputato ormai ha smesso di fare il mediatore, vuole giocare una partita tutta sua e magari presentarsi alle prossime elezioni». Per ora è una guerra di nervi, dunque. Con i governatori del nord in prima linea a premere affinché ci sia lo strappo.

 

Il pressing su Salvini è diventato asfissiante. Si attende il D-day che potrebbe arrivare nel giro di pochi giorni. Certo, tra i big leghisti c'è la consapevolezza della difficoltà a far saltare l'alleanza con M5s, restano i dubbi perché si rischia di pagare dazio nelle urne. E c'è soprattutto il timore che Salvini possa fare marcia indietro e siglare la pace con Conte e Di Maio. «Ma osserva un altro big servirebbe a quel punto un nuovo patto, con un contratto».

 

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