“GIORGIA MELONI HA FATTO UN ATTACCO DA BULLA A SEA WATCH” –ELLY SCHLEIN SI SVEGLIA E ATTACCA LA PREMIER: “SIAMO SEMPRE STATI CONTRO L'ANTISEMITISMO A DIFFERENZA DELLE ORGANIZZAZIONI GIOVANILI DEL SUO PARTITO” – DIETRO LE SPARATE DI ELLY C’E’ UN PROBLEMA INTERNO AL CENTROSINISTRA: IL M5S STA CRESCENDO NEI SONDAGGI. E LEI NON PUÒ FARSI SURCLASSARE DA PEPPINIELLO NELL'ARDORE ANTI-MELONI...

-

Condividi questo articolo


Mario Ajello per il Messaggero - Estratti

 

ELLY SCHLEIN GIORGIA MELONI ELLY SCHLEIN GIORGIA MELONI

Si erano pure telefonate, giorni fa, Giorgia Meloni ed Elly Schlein per cercare di andare d'accordo almeno in politica estera, dove in effetti le posizioni della destra di governo e della sinistra d'opposizione non sono poli così lontane specialmente sull'Ucraina.

 

E le rispettive diplomazie avevano timidamente cominciato a parlarsi, la scorsa settimana, per trovare una soluzione (difficile) che faccia cessare il fuoco delle due barricate rispetto all'elezione del giudice costituzionale - su cui qualche interlocuzione tra maggioranza e opposizione in verità esiste ancora in vista del voto del 29 ottobre sulla Consulta - e del presidente della Rai.

 

E la parola «dialogo» rimbombava - chissà quanto sinceramente - nelle conversazioni miste in Transatlantico. Ma poi, come era facilmente prevedibile, tutto questo sfoggio di buona volontà e di pacificazione s'è squagliato in aula alla Camera ieri. Schlein ha rivolto a Meloni l'accusa per la premier più sanguinosa che possa esistere: quella di tradimento della patria. «È difficile - dice la segretaria del Pd mentre Meloni la guarda con aria di sfida - fare gli interessi dell'Italia quando ci si accompagna in Europa ai sovranisti, a Orban e a gente così».

 

GIORGIA MELONI VS ELLY SCHLEIN GIORGIA MELONI VS ELLY SCHLEIN

Quella che doveva essere la de-escalation - e che poteva esserlo a giudicare dai discorso in Senato di Calenda non scatenato e di Renzi che non ha fatto l'anti-Meloni duro e puro come ormai gli capita sempre e s'è limitato a dire: «Abbiamo assistito alla solita Meloni. Un po' wonder woman, un po' Calimero» - si è trasformata nel suo contrario.

 

Schlein attacca a tutto campo: su sanità, precariato, evasione, diritti. Concludendo con un «state portando il Paese indietro ma noi vi fermeremo». Ed è implacabile Elly la Furia, arriva a dire così e i deputati di FdI sono visibilmente irritati per questo passaggio: «Presidente Meloni, noi siamo sempre stati contro l'antisemitismo a differenza delle giovanili del suo partito».

 

GIORGIA MELONI - ELLY SCHLEIN GIORGIA MELONI - ELLY SCHLEIN

Altro che possibile tregua, insomma. Del resto, si dice che già nelle famosa telefonata il clima era stato gelidino. Va bene l'unanime condanna alle azioni di Israele in Libano, ma poco di più.

 

Per il resto, mondi lontani. E anche l'idea degli sherpa di trattare sui nomi della consulta, alla luce di ieri, sembra più lontana. Del resto Elly ha anche un problema dentro al centrosinistra: M5S sta crescendo, poco ma un po', nei sondaggi. E siccome l'elettorato del partito di Schlein e del movimento di Conte è più o meno lo stesso, lei non può farsi surclassare da lui nel campo dell'ardore anti-destra.

GIUSEPPE CONTE ELLY SCHLEIN MEME BY DAGOSPIA GIUSEPPE CONTE ELLY SCHLEIN MEME BY DAGOSPIA

 

Per di più, Conte è intervenuto in aula prima di Elly e lo ha fatto in modalità super-combat. Poteva essere da meno Elly? No. Si spinge e definire «bulla» la premier: «Lei come al solito fa la forte con i deboli e la debole con i forti. Ha fatto un attacco da bulla a Sea Watch ma non alza mai la voce con Netanyahu».

 

Conte aveva urlato più di Schlein. Definisce Meloni «ambigua» e «bugiarda» su tutto, «fa solo vittimismo». E se Schlein è aperturista (ma poco) su Fitto («voi scatenaste la piazza contro Gentiloni, noi aspettiamo di sentire Fitto»), Conte infilza così il commissario Ue: «Pessimo, non ha saputo attuare il Pnrr».

elly schlein giuseppe conte elly schlein giuseppe conte

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – LA MINACCIA DI GIORGIA MELONI DI PORTARE IL PAESE A ELEZIONI ANTICIPATE È UN PISTOLINO SCARICO. PER DUE MOTIVI: IL PRIMO È CHE SOLO MATTARELLA PUÒ SCIOGLIERE LE CAMERE (E NON È DETTO CHE LO FACCIA), E IL SECONDO È CHE RIPRESENTARSI DAVANTI AGLI ELETTORI È UN’ARMA A DOPPIO TAGLIO PER LA DUCETTA - LA “THATCHER DELLA GARBATELLA”, IN OGNI CASO, SARÀ OBBLIGATA A COALIZZARSI CON ALTRI PARTITI. E CON CHI, SE NON SEMPRE TAJANI E SALVINI? COME DAGO-DIXIT, SE SALTASSE IL GOVERNO, FORZA ITALIA POTREBBE...

DAGOREPORT – AVVISATE URSULA VON DER LEYEN: TRUMP NON HA INTENZIONE DI PERDERE TEMPO CON INUTILI INCONTRI CON I VERTICI DELLA COMMISSIONE UE. IL TYCOON PREFERISCE I RAPPORTI BILATERALI CON I SINGOLI STATI - QUALCHE INDIZIO SUL SECONDO MANDATO DEL CIUFFO ARANCIONE È ARRIVATO DAGLI INCONTRI CON ZUCKERBERG E TRUDEAU: TRUMP MINACCIA E ALZA IL TIRO PER POI NEGOZIARE CON PIÙ FORZA - IL FUOCO E LA FURIA DI “THE DONALD” IN CASA: ALL’FBI ARRIVA KASH PATEL, CHE HA PROMESSO DI CHIUDERE LA SEDE DEL BUREAU E “TRASFORMARLO IN UN MUSEO DEL DEEP STATE”

DAGOREPORT – COSA È SUCCESSO A LUCA RUFFINO DALL’OTTOBRE DEL 2022, QUANDO È ENTRATO CON ENTUSIASMO NEL CAPITALE DI “VISIBILIA”, ALL’AGOSTO 2023, QUANDO SI È SUICIDATO? IL MANAGER SPERAVA IN UN DIVIDENDO DA PARTE DELLA POLITICA, DOPO AVER SALVATO LA SOCIETÀ DI DANIELA SANTANCHÈ. POI DEVE AVER CAPITO DI AVER BUTTATO 1,6 MILIONI DI EURO, E HA INIZIATO A CREDERE CHE LA COSA PIÙ SAGGIA FOSSE LIBERARSI DELLA SOCIETÀ – L’INTERVISTA DEL FIGLIO MIRKO A “REPORT”: “ERA SANO COME UN PESCE. SE NON CI FOSSE STATA ‘VISIBILIA’ DI MEZZO, OGGI…”

DAGOREPORT – VANNACCI CHE FA, RESTA O SE NE VA? IL GENERALE HA SEDOTTO UN ELETTORATO LEGHISTA DI CENTRO-SUD, ORFANO DEL PROGETTO DI LEGA NAZIONALE VOLUTO DA SALVINI. MA LA RESA DEI CONTI CON LA BASE STORICA DEL NORD È VICINA: IL TRIO DI GOVERNATORI ZAIA-FEDRIGA-FONTANA, DOPO I FLOP DEL CARROCCIO, RIVENDICANO IL RITORNO ALLE ORIGINI PADANE. LO SCONTRO TRA IL PROGETTO “FASCIO-POPULISTA” DEL MILITARE E IL PRAGMATISMO DEGLI AMMINISTRATORI LOCALI È INEVITABILE – L’AGITAZIONE DEL “CAPITONE” PER IL CONGRESSO IN LOMBARDIA…