giulio sapelli

“HANNO PROVATO A COLPIRE SALVINI” - GIULIO SAPELLI SMONTA IL RUSSIA-GATE: “A SAVOINI È STATA TESA UNA TRAPPOLA. I FRANCESI E I TEDESCHI SONO CAPACISSIMI DI FARE QUESTE COSE - IL M5S? E' ETERODIRETTO. LA PIATTAFORMA ROUSSEAU HA EVIDENTI LEGAMI CON L'ESTERO, CHE VENGONO FUORI DALLO STESSO STEMMA DEL MOVIMENTO…BASTA CONOSCERE LA STORIA INGLESE, LEGGERE I LIBRI DELLA PROFESSORESSA YATES… CONTE? E' BEN VESTITO, CON DEI FAZZOLETTINI BELLI E BUONE CRAVATTE"

Alessandro Rico per “la Verità”

 

sapelli

Sono giorni di rubli, «manine» franco-tedesche, tensioni nell' esecutivo, sospetti di inciucio tra pentastellati e il Pd. «Mi faccia domande di scenario, però», prega Giulio Sapelli, economista, storico e, prima che la scelta ricadesse su Giuseppe Conte, premier virtuale del governo gialloblù. «Io non ho mica tempo per pensare alle frattaglie».

 

Professor Sapelli, ci sono tanti punti che non tornano nel Russiagate all' italiana. Lei ha l' impressione che fosse un' operazione già tutta orchestrata?

«Be', se uno deve veramente condurre un' operazione illegale non va a farlo nella hall dell'hotel Metropol, dove lo vedono tutti. Peraltro è stata tirata in ballo l'Eni».

Una foto del novembre 2016 tratta dal profilo Facebook di Claudio D’Amico con Salvini e Savoini

 

Che non c'entra niente?

«Ma si figuri. È noto che l' Eni non importa materiali già raffinati».

 

Ma ci può essere stato anche un tentativo di screditare l' Eni?

«Calma, calma. L'Eni è in difficoltà, ci sono processi in corso, ma questa storia qua ha un unico scopo: colpire Matteo Salvini».

 

A suo avviso, la Lega sapeva qualcosa del negoziato di Gianluca Savoini?

«Scusi, ma quello le sembra un negoziato?».

 

In che senso?

«Mi pare di capire che lì nessuno sapesse parlare l' inglese».

 

salvini savoini

Era un inglese maccheronico.

«Ecco. Allora cosa vuole che stesse negoziando Savoini? I russi sono persone intelligenti.

A Savoini è stata chiaramente tesa una trappola».

 

Dell' ipotesi manina francese che pensa?

«I francesi sono capacissimi di fare queste cose. E lo sono pure i tedeschi».

 

I tedeschi?

«C'è un ampio dibattito tra gli esperti su chi abbia giocato il famoso tiro mancino al leader della destra austriaca, Heinz Christian Strache».

 

C'è la regia di Berlino?

«Non so, è da vedere. Ma non credo sia un caso se il Russiagate è scoppiato quasi in concomitanza con il premio consegnato a Parigi alla capitana tedesca, Carola Rackete, come campionessa dei diritti umani. Quando pure la magistratura italiana pare si sia accorta che la Rackete ha solo violato la legge».

 

GIULIO SAPELLI

Insomma, si può ipotizzare un contributo franco-tedesco.

«A Berlino, d' altronde, c' è grande nervosismo».

 

Perché?

«Avrà visto che non sono neppure riusciti a eleggere con una larga maggioranza una candidata alla Commissione europea intelligente, come Ursula von der Leyen».

 

Le piace la von der Leyen?

«È figlia di Ernst Albrecht, mi meraviglia che nessuno l'abbia ricordato».

 

matteo salvini e gianluca savoini a villa abamelek

Lo ricordi lei.

«Ernst Albrecht era uno dei più grandi intellettuali protestanti tedeschi, uno dei primi membri della burocrazia europea, dal 1958. Faceva parte di quella parte di classe dirigente che vedeva la possibilità di riscattarsi dai crimini del nazismo attraverso l'Europa».

 

E la figlia?

«Sarà sicuramente una grande avversaria di chi vorrebbe cambiare il fiscal compact, come me. Ma è una personalità di altissimo livello».

 

URSULA VON DER LEYEN ELETTA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA

Ha condiviso la scelta della Lega di non votare la von der Leyen?

«Senta, si condividono o non si condividono le scelte di un partito di cui si è membri. I leghisti facciano un po' quello che credono».

 

E lei che crede?

«Se volevano votare contro la von der Leyen, dovevano dire che lo facevano perché sono contrari al fiscal compact. Per il resto, credo che la Lega sia stata indebolita dalla vicinanza alla destra austriaca e a Viktor Orbán. Avrebbe tutte le potenzialità per diventare un partito della borghesia produttiva, un partito moderato. E ho sempre detto che avrebbe dovuto lavorare con il Ppe, non mettersi con Orbán».

 

GIULIO SAPELLI

Ma Orbán sta nel Ppe.

«Perché è il capo di una grande nazione dalla tradizione illustre, fondamentale in Europa. È organicamente un uomo del Ppe, tant' è che le minacce di mandarlo via erano solo un gioco delle parti. Il compito del Ppe è di assorbire la destra, non di escluderla. E in questo, la signora Angela Merkel è maestra».

 

I grillini, invece, hanno votato a favore della von der Leyen. Il Movimento 5 stelle è antisistema o è un puntello del sistema?

«La domanda è mal posta, mi scusi se mi permetto».

 

Le è permesso tutto. Ma perché è mal posta?

«Il Movimento 5 stelle non è né funzionale al sistema né antisistema. È solo eterodiretto».

 

Cioè?

salvini orban

«I suoi parlamentari sono scelti da un ristretto gruppo collegato a un' associazione privata, la piattaforma Rousseau, la quale ha evidenti legami con l'estero, che vengono fuori dallo stesso stemma del Movimento».

 

A quali legami si riferisce?

«Basta ragionare un po', conoscere la storia inglese, leggere i libri della professoressa Frances Amelia Yates».

 

E non lo si può spiegare in modo facile a quelli che non leggono?

«No, queste cose non si spiegano in modo facile. Sono cose aristocratiche, il popolo non le deve sapere».

 

Il Russiagate indebolirà la posizione italiana in Europa?

«Ma che vuole che indebolisca. La posizione italiana è debole dall'inizio. Siamo sempre stati subalterni, già dai tempi di Romano Prodi. Cosa c'entra il Russiagate, che serve solo a colpire un uomo politico?».

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI

 

Lo scandalo può incrinare i nostri rapporti con gli americani?

«Direi proprio di no. Gli americani non possono avere interesse a sfibrare l'unica provincia ribelle in Europa contro la Francia e la Germania».

 

Che ne pensa del modo in cui Salvini ha gestito il caso?

«Non ho tempo di seguire le frattaglie».

 

Rubli e von der Leyen hanno riacutizzato le tensioni nel governo. E per la prima volta Salvini sembrava convinto che il M5s pensasse davvero a un inciucio con il Pd. È uno scenario plausibile?

«Questo è un disegno che esiste da tanto tempo. Io ho sempre pensato che si sarebbe andati a finire lì. Essendo il Movimento 5 stelle una mucillagine peristaltica, cioè non essendo un partito radicato, il suo alleato più sicuro è un partito in disgregazione, come il Pd. Che, soprattutto, è pronto ad appoggiare la politica di deflazione permanente voluta dalla Germania: non dimentichiamoci che il Pd ha votato il governo Monti».

 

MATTEO SALVINI VLADIMIR PUTIN GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

Ma per i 5 stelle questo non sarebbe un suicidio politico?

«Glielo ripeto: il Movimento 5 stelle è eterodiretto. Ora, gli eterodirettori hanno messo lì quella gente, che adesso però è libera. E per rimanere a galla deve inventarsi qualcosa. Ecco perché penso che il prossimo governo Conte sarà formato da quello che rimarrà del M5s e da quello che rimarrà del Pd. Per cui bisognerà vedere anche se riuscirà a ottenere la maggioranza in Parlamento».

 

Politicamente, sarebbe la fine di Luigi Di Maio?

«Ma cosa vuole che mi importi Queste sono cose di cui vi occupate voi giornalisti. Io sto su una montagna».

 

matteo salvini luigi di maio

Senta, lei che doveva essere premier

«Ma mi faccia il piacere! Io mi sono prestato a un' operazione seria che mi hanno chiesto degli amici».

 

Eh, ma da ex potenziale premier, che pensa di Giuseppe Conte?

«Mi sembra un uomo ben vestito, con dei fazzolettini belli, con delle buone cravatte. È un bravo avvocato, un bravo professore. Come premier non lo seguo».

 

Che ruolo ha il terzo partito, quello del Colle?

«Questa conversazione finisce qui».

 

Ma come?

«In senso buono, eh».

 

GIULIO SAPELLI

Ah

«Voglio dire: il Quirinale è un'autorità cui dobbiamo solo rispetto».

 

A chi conviene far cadere il governo allora?

«Secondo me a nessuno, se guardiamo agli interessi dell' Italia. Dobbiamo finire di preparare la manovra, ci avvieremmo verso un' instabilità pericolosissima, quindi, anche se questo governo è pieno di contraddizioni, deve andare avanti».

 

Abbiamo speranza di liberarci dal cappio dell'austerità?

«Lei usa questi termini che non mi piacciono».

 

E qual è il termine giusto?

«Cercare di realizzare una nuova politica europea. Una cosa che richiede anni, una lunga attività diplomatica Bisogna mangiarne di pagnottelle. Ma è questo che deve essere il nostro obiettivo. La grande domanda semmai è un' altra».

 

Quale?

«Resisterà l'Italia alla continuazione di questa politica ordoliberista europea?».

 

E resisterà?

«Non lo so. Certo che se si continueranno a massacrare l' Ilva e le poche grandi imprese che ci rimangono, non resisterà».

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)