orsina michele marchi meloni

“IRRIGIDIRE LE ISTITUZIONI PER RIMEDIARE ALLA DEBOLEZZA DELLA POLITICA PUO’ NON ESSERE UNA BUONA IDEA” – GIOVANNI ORSINA UTILIZZA IL SAGGIO DI MICHELE MARCHI SU DE GAULLE E LA QUINTA REPUBBLICA FRANCESE PER LANCIARE UN SILURO CONTRO IL PREMIERATO BY MELONI: "DI FRONTE A UNA CRISI DELLA POLITICA COME QUELLA CHE HA PRESO AVVIO NEGLI ANNI '70 L'INGEGNERIA COSTITUZIONALE PUÒ FARE BEN POCO. RESTA L'INSEGNAMENTO GOLLISTA: L'AMBIGUITÀ PUÒ…"

Giovanni Orsina per “la Stampa” - Estratti

 

giovanni orsina foto di bacco

Quando si ragiona di Costituzione, «Non bisogna mai temere l'ambiguità. Essa può avere dei vantaggi», confidò il Generale De Gaulle a uno dei suoi più stretti collaboratori, Alain Peyrefitte, nel 1962. Figlio del diciannovesimo secolo, forgiato nella prima metà del Novecento da due guerre mondiali e dall'era delle tirannie, De Gaulle aveva un senso assai vivo del potere, della storia e della sua natura tragica. E non poteva fare a meno di pensare che le costruzioni giuridiche avessero un valore tutto sommato limitato.

 

Piuttosto che pretendere di scrivere una Costituzione perfetta bisognava allora cercare di erigere una struttura flessibile. Sufficientemente ambigua, appunto, da lasciare la politica libera di affrontare la storia.

 

Era su queste basi che, nel 1958, il Generale aveva fondato la Quinta Repubblica francese. Le cui peripezie e metamorfosi, lungo tutti i suoi sessantasei anni di vita, ci sono raccontate adesso da Michele Marchi in Presidenzialismo a metà. Modello francese, passione italiana (il Mulino, 2023).

michele marchi cover

 

(...)

 

Le ha consentito di sopravvivere alla crisi politica e costituzionale del 1962 e di assorbire l'introduzione dell'elezione diretta del presidente della Repubblica; di reggere l'urto del 1968 e gestire l'uscita di scena del fondatore carismatico, l'anno successivo; di consolidarsi nel corso degli anni Settanta prendendo gradualmente le distanze dall'eredità politica gollista.

 

La vittoria di François Mitterrand – l'uomo che nel 1964 aveva definito la Quinta Repubblica un «colpo di Stato permanente» – alle presidenziali del 1981, e poi la prima coabitazione fra un Capo dello Stato di una parte politica e un Presidente del consiglio della parte politica opposta, nel 1986, completano il quadro di un sistema istituzionale stabile ed efficiente, ma pure duttile abbastanza da assorbire gli urti della storia.

 

giovanni orsina foto di bacco (2)

Nello stesso torno di tempo in cui la Quinta Repubblica si stabilizza, tuttavia, fra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli Ottanta, la politica entra in una lunga fase di crisi destinata a prolungarsi fino ai nostri giorni. Una crisi di certo non soltanto francese, ma globale, che però in Francia si fa sentire ancora di più, forse proprio perché il sistema prevedeva che le ambiguità istituzionali dovessero esser sciolte politicamente. Il quarto e ultimo capitolo del libro di Marchi copre il periodo che dal 1986 arriva a oggi ed è, in effetti, il racconto di un declino. Come dimostrano in maniera particolarmente clamorosa i due mandati di Nicolas Sarkozy(2007-2012) e François Hollande (2012-2017).

 

Presidenti che interpretano l'ambiguità della Quinta Repubblica in due maniere diametralmente opposte: il primo accentrando su di sé, il secondo allontanando da sé poteri, visibilità e responsabilità. E che finiscono però per essere entrambi ugualmente condannati da una Francia adirata e inquieta, che nel suo Presidente sembra cercare non più un risolutore di problemi, tanto meno una guida, ma un capro espiatorio per la propria infelicità.

meloni

 

Proprio perché intesa a ridurre il tasso di ambiguità del sistema e a irrigidirlo per via normativa, rafforzandone la componente presidenzialistica, la riforma costituzionale del 2000 – l'elezione quasi concomitante del Capo dello Stato e del parlamento, entrambi per un lustro – poteva sembrare una risposta sensata ai processi di depoliticizzazione.

 

Eppure, retrospettivamente, è difficile sostenere che abbia ben funzionato. Che cosa può portarsi a casa un italiano del 2024, dopo aver letto la "biografia" della quinta repubblica scritta da Michele Marchi? Due lezioni, mi pare. La prima: il modello della quinta repubblica, che oggi ci appare in crisi nera, di per sé non è affatto male. Per almeno tre decenni, anzi, ha funzionato piuttosto bene.

 

La seconda, che di fronte a una crisi della politica come quella che ha preso avvio negli anni Settanta l'ingegneria costituzionale può fare ben poco. E più in particolare, che irrigidire in misura eccessiva le istituzioni per rimediare alla debolezza della politica potrebbe non essere una buona idea. Resta insomma l'insegnamento gollista: l'ambiguità può avere dei vantaggi.

De Gaullegiovanni orsina foto di bacco (1)

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."