mario draghi - ispi - 2 giorgia meloni

“LA LEADERSHIP DI FRANCIA E GERMANIA SI È INDEBOLITA MA NON NE VEDO ALTRE CAPACI DI DIRIGERE L'EUROPA” – MARIO DRAGHI ALL’ISPI DI MILANO RIFILA UNO SCHIAFFONE A GIORGIA MELONI, NON CITANDOLA MAI NEL SUO INTERVENTO SULLA LEADERSHIP MA EVIDENZIANDO L’IPOCRISIA DEI FASCIO-POPULISTI: “SE L'EUROPA VA IN DIREZIONE SOVRANISTA COME SI POTRÀ PERCORRERE UNA STRADA PER L'INTEGRAZIONE?” - “C'È UN VUOTO DI LEADERSHIP, MA BISOGNA AVERE PAZIENZA E ATTENDERE L'ESITO DELLE ELEZIONI IN GERMANIA” - VIDEO

 

 

 

Estratto dell’articolo di Francesco Moscatelli per “La Stampa”

 

sarah varetto mario draghi ispi

«Quando si fanno le cose bisogna essere ottimisti. Se si è pessimisti si sta a casa». Leadership, collegialità e ottimismo. Sono queste le tre parole da cui deve ripartire l'Europa. Le ripete più volte Mario Draghi, ieri a Milano intervistato da Sarah Varetto per ricevere il premio Ispi 2024 a palazzo Clerici, sede dell'Istituto per gli studi di politica internazionale.

 

«Chi ha responsabilità in Europa deve prendere delle decisioni collegiali e poi portare con sé gli elettori» dice l'ex presidente del Consiglio ed ex banchiere centrale europeo, elencando punti di contatto e differenze fra la sua operazione di rilancio della Bce […] e le sfide che attendono oggi i leader europei.

 

mario draghi e giorgia meloni a palazzo chigi

Ad ascoltarlo ci sono studenti e docenti universitari, ma anche Marco Tronchetti Provera, Paolo Scaroni ed Emma Marcegaglia, Mario Monti e Marta Cartabia. «La leadership franco-tedesca si è indebolita ma non vedo altre leadership capaci di dirigere l'Europa verso un futuro comune - riflette Draghi, senza mai citare Giorgia Meloni, entrata a palazzo Chigi dopo di lui -. C'è un vuoto di leadership, ma bisogna avere pazienza e attendere l'esito delle elezioni in Germania. Se l'Europa va in direzione sovranista come si potrà percorrere una strada per l'integrazione?».

 

E ancora: «Lo stallo e le trattative per la nomina dei commissari e per il varo della commissione dipendevano da lotte intestine ai singoli Stati membri». Quindi, di nuovo facendo un paragone fra la sua esperienza e quella di chi invece è stato eletto, aggiunge: «Chi va alle elezioni fa qualcosa in più di chi non ci va: ricevere la legittimazione dei cittadini è importante per fare le riforme, la legittimazione dà forza e scopo al proprio mandato. Un mandato di un non eletto deve essere per forza circoscritto, mentre il mandato di un eletto può essere più ampio e abbracciare riforme importanti». Chi ha orecchie per intendere, intenda.

 

EMMANUEL MACRON - MARIO DRAGHI

[…]  Oltre ai famigerati 800 miliardi annui di investimenti pubblici comuni, l'ex premier elenca cinque interventi a costo zero che andrebbero messi in campo al più presto. Il primo è realizzare un vero mercato unico, perché «le barriere fra i nostri Paesi sono tre volte più alte rispetto a quelle fra gli Stati americani per la manifattura, e addirittura otto volte più alte per i servizi».

 

Il secondo è l'integrazione dei mercati dei capitali dove «occorre smarcarsi da un mercato fondato sul debito e andare verso l'equity» perché «le banche non sanno finanziare l'innovazione». Il terzo riguarda la regolamentazione, in particolare del digitale, il quarto le regole della concorrenza mentre il quinto la lotta alla frammentazione, tanto delle regole quanto degli investimenti.

mario draghi ispi 8

Rispetto agli effetti della geopolitica internazionale, invece, e alla minaccia dazi sollevata da Trump, Draghi è altrettanto netto. «L'Ue è un continente più aperto e dunque più vulnerabile perché trae circa il 53% del prodotto dal commercio internazionale» spiega.

 

Per questo di fronte ai movimenti protezionistici «è inutile fare muri e dobbiamo essere pragmatici, guardando settore per settore». […] «Dovremo avere una politica industriale, era un anatema fino a 5-6 anni fa. Ora quel mondo è finito - conclude Draghi -. Ci sarà sempre più l'intervento dello Stato e sempre più politica industriale».

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