kamala harris

“MA DAVVERO KAMALA HARRIS È TUTTA QUI?” – ALDO CAZZULLO: “NIENTE IN LEI LASCIA PRESAGIRE CHE DIVENTERÀ PRESIDENTE. DONALD TRUMP HA CONFERMATO DI ESSERE UN UOMO AGGRESSIVO, MALEDUCATO, DI UNA VOLGARITÀ D’ANIMO RIVOLTANTE. EPPURE, PIACCIA O NO, È UN LEADER. KAMALA HARRIS, NO. E SE NON SEI UN LEADER, NON LO DIVENTI IN CENTO GIORNI DI CAMPAGNA ELETTORALE”

 

 

Estratto dell’articolo di Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”

 

kamala harris al saturday night live 3

D’ accordo, dobbiamo farcela piacere. È l’unica, esile speranza di evitarci un presidente che disprezza gli europei e l’Europa. Donald Trump, favorito della vigilia, può ancora essere battuto. Ma davvero Kamala Harris è tutta qui?

 

[…] niente in lei lascia presagire che diventerà presidente. Non è per la sua voce, da molti giudicata poco gradevole. Né per la sua risata, su cui gli avversari ironizzano. Né per l’altezza, che appare decisamente inferiore al metro e 64 dichiarati […]. E neppure per la sua storia, da cui viene anzi un messaggio di speranza.

 

FOTO DI DONALD TRUMP DALLA SERIE AMERICAN MIRROR DI PHILIP MONTGOMERY

La campagna della Harris non decolla per un motivo molto semplice. Donald Trump ha confermato in questi giorni di essere quello che è. Un uomo aggressivo, maleducato, di una volgarità d’animo rivoltante, capace di impostare un comizio sulle dimensioni della virilità di un campione di golf peraltro morto, di mimare un rapporto orale per rianimare un microfono malfunzionante, di invocare il plotone d’esecuzione per i suoi avversari.

 

Sui difetti di Trump si potrebbero compilare decine di saggi, come quelli che affollano le librerie d’America. Martedì notte, comunque vada, Trump annuncerà di aver vinto: se l’avrà fatto davvero, finirà tutto lì; se invece nella realtà avrà perso, comincerà un periodo infuocato di odio che dividerà e indebolirà ancora di più l’America.

 

Eppure Donald Trump, piaccia o no, è un leader. Kamala Harris, no. E se non sei un leader, non lo diventi in cento giorni di campagna elettorale; tanto più se hai alle spalle quattro anni non esaltanti alla Casa Bianca come vice di Biden. Non solo; dietro Trump c’è un movimento. Detestabile come lui, egoista, isolazionista, a volte apertamente razzista e golpista. Ma c’è una spinta popolare che si tocca con mano.

 

michelle obama kamala harris 3

Dietro Kamala c’è un’alleanza provvisoria di clan che non si amano — i Clinton e gli Obama —, di minoranze che si detestano — ebrei e musulmani — o si ignorano — neri e latini —, di gruppi sociali — dalle donne laureate agli omosessuali — che non hanno una ragione particolare per votare Harris, tranne il fatto che non vogliono Trump.

 

[…]  Intendiamoci: la partita è apertissima. Gli ultimi sondaggi non contano molto: in tutti gli Stati in bilico lo scarto è al di sotto del margine di errore. L’impressione è che Trump sia in vantaggio nel Sud — Georgia, Arizona, forse anche North Carolina — e che la Harris possa tenere Michigan e Wisconsin. Alla fine tutto si deciderà qui, in Pennsylvania.

 

donald trump mima del sesso orale con il microfono

Sulla scalinata di Rocky, quella dove «lo stallone italiano» si allenava in vista dei suoi sanguinosi combattimenti, stanno allestendo il palco per la chiusura della campagna di Kamala. Ci sarà un concerto: finora hanno cantato per lei Stevie Wonder, Beyoncé, Eminem, Jennifer Lopez e l’eroico Bruce Springsteen, che schitarra per i candidati democratici dal secolo scorso.

 

Ieri è passata Michelle Obama, l’altro ieri l’uomo presentato come «the second gentleman» o «el segundo caballero», insomma il marito di Kamala, Douglas Emhoff: un gentiluomo timido ed educato costretto a improvvisare comizi nella periferia più povera d’America.

 

barack obama al convegno per kamala harris 2

Philadelphia, la città della dichiarazione d’indipendenza, è stata a lungo la più popolosa degli Stati Uniti; e vista dal ristorante del sessantesimo piano del Four Season, dove i clienti sono tutti rigorosamente bianchi e i camerieri tutti rigorosamente neri, Philadelphia pare un’elegante scacchiera di strade dritte, con i grattacieli lungo il Delaware e la torre con la campana della libertà, simbolo della rivoluzione americana.

 

Vista dal basso, a ogni angolo di marciapiede è disteso un ragazzo che dorme o trema o parla da solo. Non occorre andare al «Walmart del Fentanyl», il sottopassaggio della Kensington Avenue dove infuria il più grande mercato di droga della costa orientale, frequentato da pusher, clienti e genitori che sollevano i cappucci delle felpe alla ricerca dei figli. Tossici ed emarginati sono ovunque, e quel che colpisce è che non si tratta di gang: ognuno di loro è solo.

 

DONALD TRUMP - JEFFREY EPSTEIN

Per l’economia al tempo di Biden vale la stessa regola. Vista dagli economisti, non è mai andata così bene: occupazione record, inflazione in discesa. Vista con gli occhi della quotidianità, l’America post-Covid appare impoverita e incattivita: tutto costa il doppio, a volte il triplo; l’ex classe media soffre moltissimo; sono sempre più rari i proverbiali sorrisi degli americani, e non solo perché spesso spalancano bocche prive di denti (una cura canalare costa tremila dollari).

 

[…]   Kamala ha un bella storia personale, in cui Obama ha visto il riflesso della propria. Anche se è stato l’ultimo ad appoggiarla dopo il ritiro di Biden, ha da sempre un debole per lei, in passato l’ha definita «la più bella procuratrice generale del Paese». Ma non è detto che, negli Stati in bilico, essere una donna nera, di madre indiana e padre giamaicano, sia un vantaggio. Lei ha cercato di occupare il centro, di lanciare messaggi rassicuranti per una certa America.

maya harris, sorella di kamala

 

Ma quando ha detto di dormire con la pistola sul comodino, o di pregare due volte al giorno, non è sempre parsa convincente. Il padre era un economista marxisteggiante, la madre hindu di etnia Tamil, alle figlie ha dato nomi di divinità (la sorella, Maya Lakshmi, è importantissima, tipo Arianna Meloni). Kamala si è avvicinata alla chiesa battista. Quando Biden la chiamò per dirle «mi ritiro, tocca a te», per prima cosa ha telefonato al suo padre spirituale, il reverendo Brown, che le ha letto il libro di Ester, la regina che salva il popolo dallo sterminio […]

KAMALA HARRIS IN VANTAGGIO IN IOWA jennifer lopez con kamala harris a las vegas kamala harris

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....