casini castelli

“MA PIER FERDINANDO CASINI È DI CENTRODESTRA O NO? NON LO È PIÙ”, SPIEGA ANTONIO TAJANI. IL SUO NOME E' INDIGESTO ALLA LEGA – L’EX MINISTRO DEL CARROCCIO CASTELLI A STASERA ITALIA: “SE C’E’ UNA PERSONA CHE NON VOTEREI MAI E’ PROPRIO CASINI” – I FORZISTI VIVONO MALE IL PROTAGONISMO DI MATTEO SALVINI (“STA FACENDO TUTTO LUI”) E TEMONO IL PEGGIO…

Salvatore Dama per “Libero Quotidiano”

 

casini

A un certo punto Donato Toma prova il colpaccio. Il presidente della Regione Molise si divincola dal labirinto della cabina elettorale. Deposita la scheda (presumibilmente bianca) nella zuppiera. Poi si avvicina ai commessi a cui dovrebbe restituire la matita, strusciando il passo sulla moquette, con fare da gattone: «La posso tenere?». L'audio in tribuna stampa non arriva, ma la mimica è inequivocabile. Quella di Toma. Ma anche quella degli assistenti parlamentari. Uno dei due allargale braccia. Come a dire: «Ma fai un po' come ti pare...».

 

Ecco, il governatore rientrerà a Campobasso con un souvenir a suo modo storico. Anche se il lavoro dei grandi elettori non è affatto finito, anzi: è appena cominciato. Dal vortice delle riunioni i parlamentari "semplici" hanno capito che la soluzione del rebus non si avvicina. Semmai si allontana. Ma chi se ne frega: il livello di nervosismo si affievolisce man mano che dai generali si scende al grado delle fanterie. Per tanti - soprattutto per i fuorisede - è tipo una vacanza. La chiacchiera, il pranzo nelle trattorie tipiche, un selfie da postare su Instagram.

castelli

 

Nel frattempo, nei capannelli, ci si interroga su uno dei dilemmi di giornata: ma Pier Ferdinando Casini è di centrodestra o no? «Non lo è più», spiega Antonio Tajani arrivando a Montecitorio. In effetti, si ragiona in un consesso di parlamentari azzurri, a un certo punto Pierfy ha preso la tangente (in senso geometrico) e si è ritrovato, sia pur da indipendente, nel Pd. «Però meglio lui di Draghi», si ragiona. Ed è un ragionamento diffuso non solo in Forza Italia. L'antipatia verso il presidente del Consiglio serpeggia un po' ovunque, a destra e a sinistra.

pier ferdinando casini umberto bossi

 

I grillini non lo vogliono sentir nominare. Temono che la sua ascesa al Quirinale inneschi una serie di meccanismi a catena tali da accelerare la fine della legislatura. Stesso discorso nel Pd, checché ne dica Enrico Letta. Le correnti hanno paura di uscire ridimensionate dall'eventuale crisi di governo. In Fi si aspetta la zampata di Silvio Berlusconi. Gli azzurri vivono male il protagonismo di Matteo Salvini («Sta facendo tutto lui») e temono il peggio. A un certo punto una ministra forzista si sfoga in uno dei corridoi laterali: se Draghi trasloca al Quirinale, addio ministero. Va assolutamente evitato. Adriano Galliani rassicura tutti sulle condizioni di salute del Cav.

 

Poi esce da Montecitorio e ribadisce il concetto davanti ai taccuini: «Sono con lui da 42 anni. È un fuoriclasse assoluto, quindi credo che Silvio qualcosa farà». I grillini erano nemici. Ora vanno a braccetto. Luigi Di Maio molla la Farnesina per qualche ora e si trattiene nelle stanze del gruppo parlamentare M5S, insieme con Luigi Gubitosa. Anche lì il discorso è quello di sminare l'ipotesi Draghi. Trattative su trattative.

 

SILVIO BERLUSCONI E LAURA RAVETTO

Ma tutto questo chiacchiericcio infastidisce Vincenzo De Luca. 'O governatore si sfoga con i parlamentari campani. Ce l'ha con gli "sfaticati" romani. «Da noi sì che si lavora, mica qua!». Poi vota e se ne va, col telefono perennemente tatuato all'orecchio destro. È nebbia fitta. Bruno Vespa è a caccia di indiscrezioni. Si trattiene a lungo a colloquio con un ministro, ma quando lo saluta si rende conto di avere il taccuino vuoto: «Questo non sapeva niente...», sospira.

 

berlusconi galliani guardano la partita dell'italia

Comincia il rito stanco delle votazioni in bianco. Sia fuori, nel drive in, - dove, tra positivi e in quarantena, sono iscritti a votare sedici grandi elettori -, sia dentro, nell'emiciclo. Un sottosegretario ha dato disposizioni ai suoi fedelissimi di votarlo. Perché? Così, per soddisfazione personale. Ma a fine giornata è arrabbiato: «Mi hanno dato due voti, uno è stato invalidato...». Infine, per la rubrica compleanni e ricorrenze, si segnala il genetliaco di Laura Ravetto. La deputata della Lega ha festeggiato in un ristorante di Piazza di Pietra. Pranzo intimo, con la senatrice azzurra Gabriella Giammanco e le amiche del cuore.

CASINI DRAGHIsilvio berlusconi e adriano galliani del monzaberlusconi tajani 12MELONI SALVINI TAJANICASINI FRANCESCHINI

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."