mario draghi silvio berlusconi matteo salvini giuseppe conte

“QUANDO I SASSOLINI DIVENTANO PIETRE È DIFFICILE PENSARE DI INVERTIRE LA CORSA” – PAOLO MADRON ANALIZZA LA GIORNATA DA TEATRO DELL’ASSURDO VISSUTA IERI IN SENATO: “IL FESTIVAL DEGLI SBAGLI È INIZIATO CON IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI, UNA SORTA DI CAMPO LARGO DELLE RECRIMINAZIONI. INUTILMENTE DURO, ASTIOSO, QUASI MIRASSE A FARSI VOTARE CONTRO” – “IL CENTRODESTRA SI È INFILATO NELLE TENTENNANTI CONVULSIONI DEI 5 STELLE PER RUBARE LORO IL PALLINO DELLA CRISI. COSA CHE TRASFORMAVA CONTE DA PROTAGONISTA A UTILE IDIOTA. CHE POI IN UN FUTURO NEANCHE LONTANO CI POSSANO ESSERE RIPERCUSSIONI IN SENO AI PARTITI CHE HANNO PERPETUATO IL DRAGHICIDIO È PIÙ CHE PROBABILE…”

Paolo Madron per www.tag43.it

 

mario draghi.

Giornata da teatro dell’assurdo, che dal pomeriggio diventa una sorta di gran premio degli errori (e degli orrori): qualcuno voluto, la gran parte involontaria, cosa che in politica peraltro non è un’attenuante.

 

Il festival degli sbagli per la verità lo aveva iniziato in mattinata Mario Draghi. Il discorso con cui si è ripresentato su invito del Quirinale alle Camere era una sorta di campo largo delle recriminazioni.

 

pierferdinando casini

Inutilmente duro, astioso, quasi mirasse a farsi votare contro, inspiegabilmente allargato a temi collaterali agli oggetti del contendere. Non più solo contro i 5 Stelle, colpevoli di aver aperto questa crisi e di averla cristallizzata in una forma assembleare permanente.

 

Ma anche con la Lega accomunata nella reprimenda, perché Matteo Salvini ha aggiunto benzina sul fuoco chiedendo la testa di un paio di ministri, relativi rimpasti e soprattutto ponendo il veto a una riproposizione della maggioranza con i grillini che ne facessero ancora parte.

 

berlusconi incontra alleati di centrodestra a villa grande - salvini ronzulli

Un epilogo segnato nonostante i tentativi di salvataggio, compresa la vana risoluzione Casini.

A quel punto l’epilogo era segnato, ineluttabile più di tutti i tentativi fatti dal Quirinale e i suoi pontieri di trovare una soluzione che consentisse al governo di andare avanti. Ma quando i sassolini che uno (e non è solo il premier) si toglie dalle scarpe diventano pietre e poi valanghe è difficile pensare di invertire la corsa.

 

applausi per draghi dopo le dimissioni

Tutti i tentativi per farlo si sono rivelati vani. Vani gli sforzi del Pd di rianimare in zona Cesarini quel che restava del campo largo, e per il partito di Enrico Letta che vi aveva puntato anche in prospettiva molte delle sue carte è uno smacco. Vana la convinzione che i governisti presenti tra i 5 Stelle e nel centrodestra si sarebbero presi la scena smentendo le indicazioni dei leader.

 

luigi di maio mario draghi

Vano l’escamotage di presentare una risoluzione firmata da Pier Ferdinando Casini che potesse far da calamita a coloro che non avevano nessuna voglia di tornare all’opposizione. Anzi, l’idea di mandare avanti l’ex presidente della Camera ed esperto di alchimie parlamentari ha ancor più irrigidito le posizioni, compattando i fronti interni degli schieramenti invece che dividerli.

 

Almeno al momento, cioè nell’ora che contava di più. Che poi in un futuro neanche lontano ci possano essere ripercussioni in seno ai partiti che hanno perpetuato il draghicidio è più che probabile. E quindi la scissione avvenuta in casa pentastellata potrebbe vantare più di un tentativo di imitazione. Senza aspettare troppo, Mariastella Gelmini ha già lasciato Forza Italia.

 

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte si è trasformato da protagonista a utile idiota

Ma era ieri l’ora decisiva per i distinguo, e quell’ora per chi auspicava che Draghi potesse proseguire il suo mandato a Palazzo Chigi non è suonata bene. Puntare su una rivolta dei governisti che avrebbero dato al governo i numeri per continuare ha ricordato molto la caccia ai responsabili scatenata quando Renzi tolse la fiducia al Conte bis.

 

Stessa frenesia, stessi calcoli sbagliati, stesso buco nell’acqua. Il precipitare della narrazione ha ingenerato poi esiti paradossali, con il centrodestra che si è infilato nelle tentennanti convulsioni dei 5 Stelle per rubare loro il pallino della crisi. Cosa che trasformava Conte da protagonista a utile idiota.

 

MATTEO SALVINI BRINDA ALLA FINE DEL GOVERNO DRAGHI CON UNA COCA COLA INSIEME A DURIGON

E con Berlusconi e Salvini che nel momento in cui rendevano noto di aver prospettato al Quirinale la loro disponibilità a continuare con Draghi lo impallinavano per bocca del capogruppo dei senatori leghisti Romeo che già ne aveva con toni forti liquidato l’esperienza.

 

Chi ha esorcizzato l’esercizio del voto forse adesso se ne pente

Il finale è mesto, caotico, privo di esultanza anche da parte di chi, avendo da tempi non sospetti invocato il ritorno alle urne, avrebbe avuto di che gioire. Una crisi politica in un contesto congiunturale drammatico può avere esiti nefandi anche per chi l’ha tenacemente voluta. Salvo sorprese, si voterà a ottobre.

 

matteo salvini silvio berlusconi

Chi scrive non ricorda una campagna elettorale che si sia svolta al sole di Ferragosto, e nemmeno in un contesto che la situazione internazionale si sta configurando come altamente recessivo. Ma votare è esercizio di democrazia, e chi lo ha esorcizzato per troppo tempo mettendo in campo soluzioni istituzionali o tecnocratiche forse adesso se ne pente.

mario draghi lascia il quirinale dopo le dimissioni matteo salvini roberto calderoli matteo salvini dopo il discorso di draghi GIUSEPPE CONTE MEMEMATTEO SALVINI MARIO DRAGHI giuseppe conte arriva in senato per seguire il discorso di draghi

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO