donald trump kamala harris

“L’ÉLITE PROGRESSISTA HA TRASUDATO DISPREZZO CLASSISTA VERSO GLI ELETTORI DI DESTRA SPINGENDOLI NELLE BRACCIA DI TRUMP” - RAMPINI METTE IN FILA GLI ERRORI DI KAMALA HARRIS E DEI DEMOCRATICI: “HANNO DEMONIZZATO TRUMP DANDOGLI DEL FASCISTA, INSULTANDO MEZZA AMERICA CHE LO SOSTENEVA. KAMALA NON HA MAI AVUTO UN’INVESTITURA DALLA BASE DEL SUO PARTITO: È STATA PREMIATA, IN UNA LOGICA MAFIOSA, PER AVER PARTECIPATO ALLA CONGIURA DEL SILENZIO SULLA SALUTE DI BIDEN. E POI HA DOVUTO RICONOSCERE CHE TRUMP AVEVA RAGIONE SU FLUSSI MIGRATORI, DAZI CONTRO LA CINA, POLITICA ENERGETICA, ORDINE PUBBLICO E LOTTA ALLA CRIMINALITÀ. PERFINO OBAMA CI HA MESSO DEL SUO…”

Estratto dell’articolo di Federico Rampini per il “Corriere della Sera”

 

dibattito tra donald trump e kamala harris 6

[…] Trump deve un’immensa gratitudine al partito democratico: cinicamente, con un calcolo machiavellico che credevano geniale, i notabili del partito (Joe Biden in testa) hanno fatto di tutto per aiutare Trump a riconquistare ancora una volta la nomination del Grand Old Party. Convinti che fosse il nemico più fragile, il candidato più debole, che avrebbero sconfitto facilmente, gli hanno scatenato addosso […] una ridda di inchieste giudiziarie spesso arzigogolate e inconsistenti.

 

dibattito tra donald trump e kamala harris 5

Lo hanno demonizzato dandogli del fascista, implicitamente (o esplicitamente) insultando mezza America che lo sosteneva. In una fase di malcontento generalizzato sullo stato della nazione, la vittoria elettorale dell’opposizione era prevedibile: è il vento che tira a livello mondiale, chi governa ha perso voti in Inghilterra, Francia, India. Ma che a guidare l’opposizione fosse di nuovo Trump non era scontato […]

 

A questi errori già enormi si sono aggiunti quelli della nomination oligarchica di Kamala Harris. Pessima candidata che era uscita di scena malamente nelle primarie del 2020, Harris non ha mai avuto un’investitura dalla base del suo partito, non è mai passata attraverso un processo di selezione democratica, non ha mai dovuto confrontare le sue idee e il suo programma con dei rivali interni.

dibattito tra donald trump e kamala harris 4

 

È stata premiata, in una logica mafiosa, per aver partecipato alla congiura omertosa del silenzio sulla salute di Biden. È stata catapultata in campagna elettorale dalla Casa Bianca e dai notabili del suo partito (alcuni dei quali titubanti fino all’ultimo, vedi l’endorsement tardivo di Barack Obama). Ha dovuto riconoscere di fatto – senza mai dirlo – che Trump aveva ragione su punti qualificanti.

 

Harris versione 2020 era per le frontiere spalancate a chiunque volesse entrare in America; Harris versione 2024 dava ragione a Trump sulla necessità di controllare i flussi migratori con rigore implacabile. Idem su: dazi contro la Cina, politica energetica, ordine pubblico e lotta alla criminalità. Una serie di voltafaccia spettacolari, calati dall’alto, senza mai riconoscerli in modo aperto, senza mai condannare gli errori commessi in passato: nella speranza di acchiappare voti moderati senza perdere i consensi dell’estrema sinistra e dell’élite radicale che comanda nei media, nell’accademia, a Hollywood.

 

KAMALA HARRIS DONALD TRUMP

Quando infine a pochi giorni dal traguardo il clan Harris ha sentito scivolare via la vittoria, è scattato il ricatto: o votate per me o siete dei nazifascisti. Perfino Obama ci ha messo del suo, bacchettando i maschi black: se non votate per lei vuol dire che siete sessisti, maschilisti, patriarcali. Risultato, in uno Stato-chiave del Sud come la Georgia Trump ha raddoppiato i suoi consensi tra i maschi black. […]

michelle obama kamala harris 2

 

All’elenco degli errori compiuti se ne può aggiungere qualcuno da evitare nel Day After. Primo, non cominciamo a teorizzare che la democrazia americana è malata. Non può essere sana solo a condizione che vincano i nostri. Secondo, non rifugiamoci nel complottismo tante volte denunciato quando lo pratica la destra. No, non è colpa di Elon Musk che ha sostenuto Trump o di Jeff Bezos che ha negato a Harris l’endorsement del suo giornale (Washington Post). Gli stessi Musk e Bezos avevano sostenuto i democratici fino al ciclo elettorale precedente, senza che nessuno si scandalizzasse. Né ha fatto scandalo che la maggioranza degli altri miliardari (Bill Gates, Mark Zuckerberg, Michael Bloomberg, George Soros) abbia continuato a sostenere il partito democratico.

 

DONALD TRUMP - KAMALA HARRIS

Harris ha ricevuto e ha speso molti più soldi di Trump in questa campagna. Infine c’è da augurarsi che nelle redazioni di giornali e tv non ricominci la «guerra partigiana», la «mobilitazione antifascista» che ha portato la sinistra ad autoglorificarsi senza conquistare un solo voto in più. Insultare e offendere è un vizio in cui eccelle Trump ma purtroppo non ne ha il monopolio. Tanta élite progressista ha trasudato disprezzo classista verso gli elettori di destra contribuendo a spingerli nelle braccia del 47esimo presidente.

 

barack e michelle obama convention nazionale democratica di chicago 1

Anche lui naturalmente rischia di compiere degli errori. Prima ancora di osservare ciò che farà in Ucraina o in Medio Oriente, o di quanto vorrà ingigantire il deficit pubblico americano con misure demagogiche, il rischio immediato per Trump è sopravvalutare la propria vittoria. […] Trump non ha incassato il mandato per una rivoluzione. Al contrario: molti dei suoi elettori si aspettano un ritorno alla normalità, dopo gli eccessi di una sinistra troppo radicale.

 

barack e michelle obama convention nazionale democratica di chicago

Dall’ordine pubblico al controllo delle frontiere, dal patriottismo all’importanza della famiglia, la metà della nazione che lo ha votato auspica cose che fino all’epoca di Bill Clinton erano un patrimonio bipartisan, facevano parte di un bagaglio di valori condivisi sia a destra sia a sinistra. Se Trump eccede a sua volta nell’interpretazione del suo mandato, le elezioni di mid-term sono già dietro l’angolo. I presidenti degli Stati Uniti sulla carta hanno un incarico quadriennale, nella realtà spesso si sono visti dimezzare i poteri dopo un biennio.

 

 

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...