luigi di maio

“SE DOVESSE ANDARE VIA DI MAIO, SAREBBE LA FINE DEL M5S” – ANTONIO NOTO: “NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO, LUI È LA STORIA DEL MOVIMENTO. LA COSA PARADOSSALE DI CONTE È AVER PENSATO, ERRONEAMENTE, CHE IL SUO ALTO INDICE DI FIDUCIA POTESSE AVERE UN VALORE ANCHE NEL MOMENTO IN CUI FOSSE DIVENTATO LEADER DEL M5S. MENTRE, PER GLI ITALIANI, NON C'È NESSUN LEGAME FRA CONTE E I GRILLINI: TANTO È VERO CHE NEL MOMENTO IN CUI LUI È DIVENTATO CAPO POLITICO IL M5S HA CONTINUATO A PERDERE CONSENSI. IL SUO ERRORE POLITICO È STATO QUELLO DI FARE L'OPA SUI GRILLINI. SE AVESSE CREATO UN SUO PARTITO…”

Antonio Rapisarda per “Libero quotidiano”

 

ANTONIO NOTO

Del domani "politico" per Antonio Noto - analista e presidente della Noto sondaggi - non v' è certezza. Ma chi vuol essere lieto, o per lo meno non trovare brutte sorprese alle Politiche del 2023, non può non seguire la regola aurea: «Andare fuori dal proprio "campo"».

 

Perché in realtà, al di là delle indicazioni che emergono dalle rilevazioni demoscopiche e dal pallino che sembra saldo in mano al centrodestra, la partita non si deciderà con i voti attuali delle coalizioni.

 

il comizio di giorgia meloni per vox, in spagna 8

L'obiettivo? «Devono raggiungere il cosiddetto "elettorato indeciso" che in termini percentuali vale tantissimo e che in ogni elezione fa vincere o perdere qualcuno...».

Una cosa si può dire con certezza. Le Amministrative hanno sancito sul campo che la "prima stella a destra", parafrasando Bennato, è Giorgia Meloni.

 

«È così. È interessante analizzare il trend della Meloni. In generale i suoi consensi sono aumentati quattro-cinque volte rispetto alle Amministrative del 2017. Allora FdI valeva circa il 4-5%: ecco che moltiplicato quel risultato per quattro oggi ha un quoziente del 20-22% a livello nazionale. Un dato coerente con le nostre rilevazioni.

FLOP DI SALVINI ALLE AMMINISTRATIVE 2022 BY ELLEKAPPA

 

Che cosa è accaduto inoltre? Che nella realtà FdI non è aumentato in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale. Al Sud praticamente è rimasto lo stesso; e su questo dovrebbero un po' interrogarsi. Detto ciò FdI è cresciuto enormemente al Nord: è troppo facile dedurre che una parte cospicua di questo flusso provenga dalla Lega.

 

La conquista delle città del Nord è un gettone per la sua premiership?

«Diciamo che l'onda emotiva è a favore di FdI. Il punto di forza di Meloni è questo: se oggi il suo è un posizionamento orgogliosamente di destra, dall'altra parte non aggrega solamente l'elettorato di destra. Altrimenti avrebbe molti meno consensi. Più del doppio dell'elettorato che ha conquistato sostanzialmente non è di destra tout court: sono cittadini, senza vincolo ideologico, che hanno fiducia in lei e nel suo progetto».

matteo salvini 4

 

Nel suo ultimo sondaggio FdI è dato al 22,5%. Dove può arrivare?

«Dipende un po' dalla legge elettorale e da quali saranno le alleanze. In un'altra indagine, effettuata per Porta a Porta, abbiamo stimato il consenso a FdI nel caso in cui dovesse presentarsi da solo.

 

Con questa legge elettorale (il Rosatellum, ndr) avrebbe un incremento di circa tre punti rispetto al risultato in coalizione. Adesso che è intorno al 22,5 potrebbe già scavalcare il 25%. Però qui c'è un problema: se il sistema elettorale rimane questo, pur correndo da soli, Meloni e i suoi rischierebbero di non conquistare la gran parte dei collegi uninominali.

 

Quindi potrebbero avere un grande risultato in termini percentuali ma non avere un grande risultato in relazione al numero dei parlamentari eletti».

 

Matteo Salvini, dopo l'exploit del 34% alle Europee, è tornato sotto i livelli del 2018. Per molti è segno della crisi del progetto nazionale...

matteo salvini federico sboarina giorgia meloni luca zaia

«È finito quel legame emotivo che Salvini aveva creato con una fetta importante dell'elettorato. Il "disastro" è proprio il paragone fra i risultati di oggi con le Europee: il momento massimo del segretario e della Lega al governo».

 

Quali le cause?

«Per prima cosa ha perso completamente il Sud. Ormai lì dove va bene arriva al 4-5%. Tra l'altro la Lega nel Meridione non si è presentata nemmeno con il suo simbolo ma con "Prima l'Italia": quasi a comunicare un mea culpa.

 

Segno che si è interrotta quella connessione che si era creata invece alle Europee, dove quasi ovunque al Sud la Lega era diventato primo partito con picchi superiori al 20%. Altro fattore che ha determinato il crollo della Lega è il forte arretramento nelle aree del Centro e anche in una parte di quell'elettorato di sinistra che sia alle Politiche che alle Europee votò per il Carroccio per dare uno schiaffo al Pd.

matteo salvini 3

 

Il terzo elemento che è venuto a cadere è quello della borghesia del Nord. Il partito sta perdendo attrazione nel ceto dirigenziale: questo è un ambiente, come abbiamo visto alle Amministrative, che si è rivolto a FdI. Questi tre fattori messi insieme hanno generato il decremento significativo della Lega».

 

Come e cosa può recuperare?

«La Lega, come il M5S, è un partito che ha raccolto grande consenso perché ha fatto delle promesse molto forti. Poi però entrambi hanno dovuto creare alleanze per governare: cedendo necessariamente qualcosa e causando così una forte delusione in una grossa porzione dei due elettorati. La situazione, dunque, è complicata: perché è molto più facile attrarre un elettorato che non ti ha mai votato che non riattrarre adesso un elettorato che ti ha votato ma è rimasto deluso».

 

flavio tosi.

Forza Italia ha appena festeggiato l'ingresso di Tosi. Segno che il partito di Berlusconi è ancora attrattivo?

«In questo momento è un po' più "Forza Berlusconi". Il Cavaliere ha uno zoccolo duro che nei sondaggi è sempre intorno al 7-8%. Forza Italia a Palermo è andata molto bene mentre invece in altri comuni ha avuto il 2-3%. È un partito in vita ma stazionario. Quelli che lo votano lo faranno fino a che il Cavaliere deciderà di stare in campo. Indipendemente dalla comunicazione e dai progetti. È questo che lo rende stabile. Anche nelle rilevazioni».

 

Ciò che è instabile è il M5S. Ne resterà soltanto uno fra Conte e Di Maio...

di maio conte

«Se dovesse andare via Di Maio, nell'immaginario collettivo, sarebbe un po' la fine del M5S perché Di Maio in fondo è la storia del M5S. La cosa paradossale di Conte è un'altra: ha pensato, erroneamente, che il suo alto indice di fiducia potesse avere un valore anche nel momento in cui fosse diventato leader del M5S. Mentre, per gli italiani, non c'è nessun legame fra Conte e i grillini: tanto è vero che nel momento in cui lui è diventato capo politico il M5S ha continuato a perdere consensi. Il suo errore politico è stato quello di fare l'opa sui grillini. Se avesse creato un suo partito avrebbe avuto più successo rispetto a quello che ha oggi».

 

I rumor sostengono che Luigi Di Maio voglia costituire un soggetto a sostegno di Draghi. Stesso discorso per Calenda, Renzi e centristi vari. L'area Draghi, insomma, inizia ad ingolfarsi. Crede che il premier, ingolosito, possa farci un pensierino? O ci penserà lo "spread" a tenerlo a Palazzo Chigi?

matteo salvini e flavio tosi 7

«Pure su Draghi dobbiamo stare attenti. Ricordiamoci l'esperienza di Mario Monti. Era una dinamica diversa ma non è detto che se uno ha il know how per poter governare bene ciò poi produca consenso.

 

Bisogna capire, poi, come sarà percepito il premier tra un anno. Un anno fa il suo appeal era molto piu forte di oggi. Adesso gli italiani iniziano a fare i conti e occorre capire - indipendentemente dalla volontà di Draghi di proseguire - se sarà in grado di far percepire un miglioramento della qualità della vita. È presto ancora per dirlo.

 

CONSIGLIO NAZIONALE DEL M5S

Per i sondaggi, di certo, questa per lui è una fase critica. Un giro di boa. Se continua a scendere nel gradimento significa che a maggio prossimo avrà bassi livelli di fiducia.

 

Se invece dovesse riuscire ad invertire il trend, nel 2023 potrebbe presentarsi con credenziali alte. In Italia però difficilmente è stato eletto due volte lo stesso premier: generalmente chi ha governato ha sempre pagato qualcosa a livello elettorale».

 

Veniamo ad Enrico Letta. Il suo Pd avrà pure tenuto discretamente alle Comunali ma il "campo largo" che immagina al momento sembra un "camposanto"...

«Il campo largo ha diversi problemi. Vale l'alleanza con i 5 Stelle? Perché, diciamo, l'obiettivo di Letta è avere il M5s, avere Calenda e seppur non lo dice a gran voce avere pure Renzi e Bersani.

 

conte letta

Il primo test del campo "larghetto" però non è andato bene: agli elettori delle Amministrative non ha presentato nessun progetto. L'unica notizia del campo largo, infatti, era che il M5S e il Pd si presentavano insieme. Nessuna comunicazione sulle motivazioni di quest' unione e su quale sia il progetto comune.

 

Se si commette quest' errore anche a livello nazionale il campo largo avrà dei grossi limiti, se invece penseranno a costruire un po' l'anima, il dna, dell'alleanza allora può acquisire una sua identità.

 

giuseppe conte enrico letta

E l'identità programmatica è il modo per aggregare consenso. Altrimenti è solo un'alleanza elettorale. Che non aggiunge nulla politicamente, anzi "sottrae" più che sommare i voti dei due partiti».

 

Con questa legge elettorale il centrodestra nel 2023 ha la vittoria in pugno. Può perdere Palazzo Chigi solo con un autogol?

«Se vediamo quello che sta accadendo a Verona e con le Regionali in Sicilia... mai dire mai. Se tutto ciò dovesse avvenire - in termini di disgregazione - come farà il centrodestra a unirsi alle Politiche?

 

matteo salvini giorgia meloni federico sboarina

Oggi come oggi la coalizione sembra unita più a parole che nei fatti: subito dopo il primo turno fatica a unirsi al ballottaggio. E dopo questo già qualcuno mette in discussione la ricandidatura di Musumeci in Sicilia.

 

Se queste sono le premesse, possiamo dire - almeno al momento - che la conflittualità non si sta sanando. Si sta gonfiando».

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)