beppe grillo pd

“SE GRILLO VUOL FAR POLITICA, SI FONDI UN PARTITO, SI PRESENTI ALLE ELEZIONI E VEDIAMO QUANTI VOTI PRENDE” - QUANDO GRILLO’ TENTO DI ISCRIVERSI AL PD, FASSINO LANCIÒ L'ANATEMA CHE LO INSEGUE ANCORA OGGI COME UN FANTASMA – DAGLI INSULTI ALLA TESSERA NEGATA FINO ALLE ALLEANZE, TRA "L’ELEVATO" E IL NAZARENO UNA STORIA INFINITA – LA RIPARTIZIONE ANTROPOLOGICA DELL’ELETTORE DEM BY GRILLO: “BROKER, FINANZIERE O UN EX DELLA BANDA DELLA MAGLIANA” - VIDEO

 

Tommaso Labate per il Corriere della Sera

 

grillo pd

«Il Pd? Ma lo volete capire o no che questa roba nasce morta (...) coi sindaci pezzi di ma che se la prendono coi lavavetri? Sono solo funzionari di partito, ecco perché i partiti devono togliersi dai cog...i.». Chissà se ieri, quando ha lanciato attraverso il suo blog la candidatura alla leadership del Pd, garantendogli quell'«elevazione» con cui ha incensato anche la discesa in campo di Giuseppe Conte, Beppe Grillo ha ripensato alla bollente serata del 15 settembre 2007.

 

Al Palasharp di Milano, come da sintesi dell' allora segretario regionale dei Ds Franco Mirabelli, andava in scena uno degli eventi sold-out «della prima Festa dell' Unità del Partito democratico». Il Pd nasceva, festeggiava e in cartellone metteva Grillo, tra un' intervista ad Anna Finocchiaro e un dibattito con Rosy Bindi, un monologo di Roberto Benigni e un concerto di Tonino Carotone.

beppe grillo

 

Duemilasette, duemilaventuno. I quattordici anni terribili - che hanno visto il comico genovese e il Pd guardarsi con sospetto, litigare, insultarsi, farsi la guerra, fare la pace, mettersi d' accordo e infine addirittura stringere i bulloni di un' alleanza organica - iniziano quella sera là.

 

Col Pd ancora in fasce. Dentro il Palasharp gremito all' inverosimile, Grillo affonda colpi su D' Alema «Baffino», Fassino «che ha un solo globulo rosso», Prodi «Valium», messi alla berlina al contrario di un pokerissimo di personalità del presente e del passato (citò, in ordine sparso, De Gasperi, Tony Blair, Tonino Di Pietro, Pertini e Almirante) che invece venivano elevati a esempi di politica buona. È il primo round di una sfida infinita.

 

Il prequel era andato in scena un anno prima, quando il Pd era ancora di là da venire, con Grillo che si era presentato a Palazzo Chigi da Romano Prodi con una serie di proposte «su energia, sanità, informazione ed economia». «Mi sono detto», scandì, «"portiamo al nostro dipendente Prodi tutte queste informazioni".

 

GRILLO RENZI

Gliele ho fatte foderare e rilegare». E Prodi, guardando la rilegatura con un sorriso tra l' ironico e il bonario: «Scritta in oro, nero, piccolino. Ha lo stesso formato dei dettagli dei funerali».

 

Il tempo di vedere tramontare il governo del centrosinistra e anche la prima leadership del Pd di Veltroni, siamo nell' estate del 2009, e Grillo si ripresenta all' incasso. Bussa alla porta della sezione dei Democratici di Arzachena, in Sardegna; versa 16 euro, si tessera e annuncia la sua candidatura alle primarie. Tolto il futuro sindaco di Roma Ignazio Marino e l' attuale leader del Popolo della Famiglia Mario Adinolfi, due dei candidati alla segreteria, gli altri gli dicono di no in blocco.

 

INCONTRO IN STREAMING TRA RENZI E GRILLO

Fassino lancia l' anatema che lo insegue ancora oggi come un fantasma, ma in carne e ossa. «Se Grillo vuol far politica, si fondi un partito, si presenti alle elezioni e vediamo quanti voti prende». La sezione di Arzachena rifonde il comico dei 16 euro e il Pd, statuto alla mano, respinge tanto l' iscrizione quando la candidatura alle primarie. «Guardate l' articolo 9 comma 3», spiegò il responsabile dell' Organizzazione Maurizio Migliavacca. «Grillo aveva tempo di prendere la tessera entro il 26 giugno. Oggi è il 13 luglio...».

 

Il resto è quasi storia contemporanea. I cinque minuti di incontro in streaming con Matteo Renzi presidente del Consiglio incaricato, a cui Grillo consegnò quel «tu sei una persona buona ma rappresenti un potere marcio» finito nel dimenticatoio a causa dell' enfasi sulla fulminea chiusura dell' incontro, febbraio 2014. E quell' analisi sulla base sociale del Partito democratico, a cui il garante del M5S si sarebbe dedicato l' anno dopo, con una ripartizione antropologica di un elettorato a suo dire diviso in tre tronconi: «Broker, finanziere o un ex della Banda della Magliana».

piero fassino ritiro del pd all'abbazia di contigliano 34

 

Avrebbe cambiato idea. Lui e il Pd sono al secondo governo consecutivo nella stessa maggioranza. Ma come diceva Corrado Mantoni lanciando la pubblicità dei suoi programmi in tv, come lo stesso Grillo ha dimostrato ieri accarezzando e irridendo il Pd, «e non finisce qui».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…