gas italia

“SIAMO IN UN'ECONOMIA DI GUERRA: QUESTO ORMAI VA DETTO CHIARAMENTE” - IL MINISTRO CINGOLANI AMMETTE QUELLO CHE NESSUNO HA IL CORAGGIO DI DIRE: “ALCUNI PAESI SARANNO MOLTO COLPITI DA QUESTA CRISI ENERGETICA, PIÙ DI ALTRI, ALCUNI MENO DI ALTRI” (E L’ITALIA E’ TRA I PAESI PIU’ COLPITI) - L’ACCUSA AI PRECEDENTI GOVERNI: “NEL 2001 IL 25% DEL GAS ERA PRODOTTO IN ITALIA, NEL 2021 SIAMO ARRIVATI AL 3%. ABBIAMO RIDOTTO LA PRODUZIONE E L'ABBIAMO SOSTITUITO CON IL GAS IMPORTATO. NON SOLO NON ABBIAMO DECARBONIZZATO NULLA, MA ABBIAMO AVUTO UN IMPATTO MAGGIORE SULL'AMBIENTE PER IL TRASPORTO, FINANZIATO ALTRI PAESI E INDEBOLITO LE IMPRESE”

ROBERTO CINGOLANI

Giusy Franzese per “il Messaggero”

 

Finora era un'ipotesi. Probabile, ma forse anche no. Sentirlo quindi pronunciare da un ministro del governo Draghi con tanto di verbo coniugato al presente, è quasi uno shock: «Siamo in un'economia di guerra: questo ormai va detto chiaramente». Dopo aver lanciato allert già piuttosto preoccupanti anche in sedi istituzionali, stavolta Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, non usa più giri di parole: «Siamo in un'economia di guerra.

 

GASDOTTI RUSSI

Alcuni paesi saranno molto colpiti da questa crisi energetica, più di altri, alcuni meno di altri». Cingolani non fa l'elenco ma è evidente che l'Italia - vista la nostra dipendenza dalle fonti energetiche estere, a partire dal gas russo - rientra nella prima categoria, quella di chi subirà più danni. E subito alla mente di chi ascolta affiorano altre parole: razionamenti, austerity, auto ferme in garage, fabbriche che producono a giorni alterni, e quindi sacrifici, disoccupati e chissà quanto altro ancora.

 

La vigorosa ripresa mondiale dopo i lockdown dovuti alla pandemia già stava creando pressioni sulle fonti energetiche e le materie prime facendo schizzare i prezzi. La guerra in Ucraina e la decisione (giusta) di ridurre in modo sensibile fino ad azzerare la dipendenza dalle forniture russe, ha fatto il resto.

GAS ITALIA

 

LE SCELTE SBAGLIATE

L'Italia purtroppo si è fatta trovare impreparata. Colpa delle scelte sbagliate del passato, decisamente poco pragmatiche. Cingolani - che di certo non può essere accusato di non stare dalla parte dello sviluppo sostenibile - lo riconosce: «Nel 2001 il 25% del gas era prodotto in Italia, nel 2021 siamo arrivati al 3%. Abbiamo ridotto la produzione, ma non è servito a nulla: l'abbiamo sostituito con il gas importato. Non solo non abbiamo decarbonizzato nulla, ma abbiamo avuto un impatto maggiore sull'ambiente per il trasporto, abbiamo finanziato altri Paesi e abbiamo indebolito le imprese».

E adesso?

gazprom

 

Adesso sono guai. O meglio: potrebbero essere guai se il flusso di gas proveniente dalla Russia dovesse essere tutto ad un tratto interrotto. Un'eventualità che potrebbe anche prescindere dalle decisioni di Bruxelles ed essere scatenata direttamente da Putin.

Forse non lo farà, non gli conviene, ma in questa guerra lo zar del Cremlino ha già dato ampia dimostrazione di ragionare con schemi imprevedibili e comunque molto diversi da quelli occidentali. Quindi meglio essere realisti.

 

GAS ITALIA

E la realtà - il ministro Cingolani la descrive con precisione - è che tutto dipenderà da quello che accadrà dopo l'estate. «I punti fondamentali sono i prossimi 6-8 mesi. Dovesse esserci uno stop di fornitura russa ora, in tempi brevi, sarebbe un problema per il prossimo inverno». Perché - spiega - arriveremmo «all'inverno con gli stoccaggi vuoti».

 

GLI STOCCAGGI

Non che i tour energetici del governo di questi ultimi mesi a caccia di nuovi fornitori non siano serviti a niente. Anzi. «Abbiamo garantito 25 miliardi di metri cubi di gas» ricorda Cingolani intervenendo al Festival Città Impresa a Vicenza. Però c'è un ma: «Ci vorrà un po' per far partire queste forniture. Dal 2024 in poi si raggiungerà il valore di regime».

ROBERTO CINGOLANI

 

E il gas liquido promesso dagli Usa? Oltre al fatto che costa di più del gas che attualmente importiamo dalla Russia, il problema vero è che senza l'entrata in funzione di nuovi rigassificatori le forniture non potranno aumentare più di tanto. Per fare il prima possibile il governo ha pensato all'acquisto di rigassificatori galleggianti, da posizionare in mare.

 

Dove? La scelta ancora non c'è. Sul tavolo ci sono due opzioni: la parte nord del Tirreno o dell'Adriatico. «L'area di Piombino e quella di Ravenna sono entrambe scelte eleggibili» dice Cingolani. «Il nostro obiettivo è da inizio del 2023 piazzare il primo grosso rigassificatore, nel posto che ci consentirà di fare prima, sono solamente questioni tecniche» spiega. Intanto l'attenzione è puntata sulle scorte di gas.

 

ITALIA E IL GAS - I FORNITORI

«Stiamo riempendo gli stoccaggi, l'obiettivo è arrivare al 90% per l'inverno 22-23, questo il punto principale» argomenta Cingolani. Che non sarà facile il ministro lo sa bene. Basti pensare che secondo le ultime rilevazioni il riempimento degli stoccaggi italiani è al 39% della capacità di riserva complessiva pari a 17 miliardi di metri cubi. Nel 2021 il livello di stoccaggio alla stessa data era all'incirca del 44%.

 

Riusciremo ad arrivare al 90% di stoccaggio, soglia che - secondo quanto riferito da Cingolani - ci metterebbe al riparo da un freddo e difficile inverno? Non è facile prevederlo, anche perché il ritmo del riempimento varia da giorno a giorno: ad esempio - nella giornata del 6 maggio - a fronte di 248,5 milioni metri cubi immessi, ne sono stati usati 158 e stoccati 88,4. Ovvero il 35%. Non è poco, certo. Ma è ovvio che la quota di gas messa a riserva dovrebbe iniziare a marciare con ritmi più sostenuti.

Ultimi Dagoreport

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")