boschi abbate

“PER SPIEGARE LA DISSOLUZIONE DELLA SINISTRA IN ITALIA MI SOFFERMO SU UNA FOTO DI MARIA ELENA BOSCHI” - FULVIO ABBATE: “LO SGUARDO SI RITROVA CALAMITATO UNICAMENTE DALLA “H” DORATA DELLA FIBBIA DELLA CINTURA, INIZIALE DI UN MARCHIO DI LUSSO E ORGOGLIO GLOBALE, PLANETARIO, PROVINCIALE, RIONALE, DA SABATO IN DISCOTECA. LA CONVINZIONE CHE LA SINISTRA DEBBA MOSTRARSI MUTANTE, ESTRANEA AL SUO STESSO GERME, COSÌ DA DIVENTARE CONVINCENTE AGLI OCCHI DEGLI ESTRANEI, LA RENDE RISIBILE, E NESSUNO PENSI CHE…”

Dall’account facebook di Fulvio Abbate

 

FULVIO ABBATE

Per spiegare (almeno a me stesso, e a chi abbia voglia di intuire lo stato generale delle cose, anzi, del precipizio) ovvero la dissoluzione, la sparizione capillare della Sinistra in Italia, al momento, cercando di vederci più chiaro, ecco che mi soffermo su una foto (dello scorso maggio, fine lockdown) di Maria Elena Boschi. Un’immagine che la mostra sullo sfondo secondario di Ponte Vecchio, a Firenze. Ora direte: c’entra forse qualcosa la renziana Boschi con la Sinistra? Appunto, poco o nulla.

 

La prossemica stessa della ragazza, semmai, più che plasticamente mostra il soggetto politico- antropologico ulteriore, che avrebbe dovuto, mostrando se stesso in modo post-ideologico, sostituire, diciamo, una narrazione che per semplicità definiremo appunto “di Sinistra”. “Famo a capisse”, dicono in questi casi, ragionando su alcuni nodi cruciali, esattamente a Roma.

 

MARIA ELENA BOSCHI

Semplifico ancora di più, una realtà politica che, mossa da voglia di rabbia e tenerezza, nasconde le vecchie bandiere rosse e il germe iniziale della storia e “l’epopea degli umili”, volti e luoghi che Bernardo Bertolucci ha provato a restituire quarant’anni fa con “Novecento”; già nel dire così immagino gli altri volti, perplessi, di coloro che, in nome della “modernità”, reputano l’immagine stessa del “Quarto stato” di Pellizza da Volpedo non idoneo alle moquette, ai parquet, all’ “ouftit” (termine orrendo, che qui utilizzo solo perché proprio del linguaggio altrui, delle società in rapido mutamento glamour.

 

Dunque, una narrazione che non riferiremo al mondo dei raduni comunisti in piazza San Giovanni a Roma, come li restituisce in “Dramma della gelosia” Ettore Scola, mostrando, nei primi anni Settanta, il derelitto mortodifame Oreste Nardi-Marcello Mastroianni innamorato inconsolabile della barbona Adelaide Ciafrocchi-Monica Vitti, durante il comizio di “Pietro”, nel senso di Ingrao. E neppure quegli altri volti del coté intellettuale, per restare nell’ambito di Scola, che affollano “La terrazza”, crema borghese appaltata al salotto progressista. Desertificato anche ogni pensiero antagonistico a favore di una pedagogia piagnona e anerotica.

FULVIO ABBATE

 

Altre paesaggi e conversazioni, perfino altra geopolitica, posto che oggi immaginare Che Guevara e “compagni” in segreta partenza per la Bolivia dove far germogliare laggiù  - 10 100 1000 Vietnam - la guerriglia terzomondista, fa quasi sorridere, appare come pura allucinazione storico-lisergica; nessuno metterebbe più alle spalle della propria scrivania lo stesso ritratto di Gramsci dirigente dell’Ordine Nuovo nei giorni dell’occupazione armata delle fabbriche, 1919-1920, al massimo come martire-maestro, così come figura sul cofanetto eponimo degli Editori Riuniti.

 

Nella foto della Boschi cui accennavo, c'è una piacente ragazza bionda, appoggiata sul parapetto, l’Arno di sfondo, Ponte Vecchio alle sue spalle,  ma soprattutto, cercando il “punctum”, per dirla con il semiologo Roland Barthes, cioè il dettaglio più espressivo custodito dallo scatto, anzi, l’elemento più “politico” dell’intera foto, più significante, ecco che lo sguardo si ritrova calamitato unicamente dalla H dorata della fibbia della cintura indossata dalla capogruppo di Italia Viva alla Camera dei deputati; l’icona per definizione renziana.

maria elena boschi

 

In molti, perfino creature duttili già di Sinistra, quando è apparso Matteo Renzi, hanno gridato al miracolo, hanno immaginato l’avvento benefico, finalmente, di una figura in grado di “svecchiare” il Partito democratico, una forza politica zavorrata dal peso dell’eredità comunista e infine post-comunista.

 

Oggi come oggi, a dirla tutta, la Sinistra è completamente svanita, ma anche Renzi, la cura che avrebbe dovuto darle un destino ulteriore, non dà segnali d’esistenza; escludendo il gioco dei veti e delle ripicche governativi e parlamentari,  ciò che resta della “rottamazione”, altra parola del cazzo.

 

Su tutto, campeggia quell’H, iniziale di un marchio-griffe di lusso e orgoglio globali, planetari, di più, provinciali, rionali, da sabato in discoteca. La stessa cintura che, fanno notare i più meticolosi, sul mercato ha un costo assai superiore alle migliaia di euro.

maria elena boschi

Assodata la miseria del dibattito politico perfino pubblico, ormai circoscritto alle varie ed eventuali di un governo retto da estranei improbabili sotto la nube nera evidente delle meccaniche capitalistiche in affanno, resta ragionare in grande, chiarito che il crash della Sinistra non è un semplice fatto periferico, come già per il Covid. Il virus del suo prosciugamento è presente anche altrove.

 

In Francia, la roccaforte del Parti socialiste già di Mitterrand e succedanei, è di fatto franata, la sede di rue de Solférino, come dire la chiusura del salotto di rappresentanza, è finita in dismissione; per non dire del Pcf, la cui sede spettrale progettata da Oscar Niemeyer è ancora lì intatta come appunto astronave aliena. La sala delle assemblee dell’edificio custodisce un gioco di rifrazioni tale da cancellare ogni ombra, compresa quella eventuale portata dalla mano che impugna una penna nell’atto di prendere appunti, anche questa una metafora, per chi avesse voglia e talento per le spiegazioni metafisiche.

 

maria elena boschi

Tornando all’immagine della compiaciuta Boschi con la sua cintura griffata H., non esiste, almeno al momento, immagine più simbolica di questa per raccontare il trapasso. In tutti i sensi. Già evidente nella fabbrica del consenso che Enrico Letta volle piazzare sotto l’insegna di “Vedrò”, il suo laboratorio. E’ stato proprio “Vedrò” il bacillario di ciò che in seguito, altri, avrebbero ottenuto.

 

Intendiamoci, nessuno pensi che si tratti di una riflessione nostalgica di tipo operaista, l’attuale populismo suggerisce semmai soltanto subcultura: la diminuzione dei deputati come “giusta punizione” per la classe politica, i parlamentari come “proci”, privilegiati con bandoliere colme di benefit.

 

La Sinistra non ha saputo rispondere al populismo montante, non ha saputo spiegare ai suoi stessi sostenitori e perfino militanti la complessità delle cose. Senza però mai rimuovere l’ossessione governista, ha insistito nella convinzione che solo da una prospettiva istituzionale si possa incidere sulla meccanica delle cose. Può anche darsi che la Sinistra non sia idonea a questa nostra epoca, ma la convinzione che debba mostrarsi mutante, estranea al suo stesso germe, così da diventare convincente agli occhi degli estranei , la rende risibile, e nessuno pensi che in questa considerazione ci sia nostalgia per le cellule che ancora adesso fanno riferimento, metti, a ciò che resta di Rifondazione con il suo intatto perverso leninismo.

MARIA ELENA BOSCHI

L’abbraccio possibile e ventilato con il Movimento 5 Stelle, diportisti del sapere politico e culturale stessi, analfabeti degni dei nostri più stupidi e insieme “convinti” compagni di scuola, palestra, cral, muretto, officina di meccanico per ciclomotori, sarà forse il colpo di grazia definitiva; la sua testa nel cesto.

 

P.S.

Questo pezzo sarebbe dovuto uscire su una testata tra quelle cui collaboro, ma l’obiezione che la foto non sia recente, e dunque avrebbe potuto sembrare un attacco pretestuoso, ha fatto così che lo utilizzassi per una semplice nota; ai miei occhi, frangetta o fibbia, il tempo per certe creature resta intatto, immobile nella sua sostanza piccino-borghese, di più, provinciale da la-più-bella-della-festa. 

MARIA ELENA BOSCHI AND FRIENDS IN BARCA

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