salvini di maio renzi

LENTICCHIE E SONDAGGIO - A FINE 2019 LA LEGA SI FERMA AL 32%, IL M5S SI ATTESTA AL 17,7% - IL PD PERDE PUNTI E SCENDE AL 18% MENTRE FRATELLI D'ITALIA VOLA: E’ SOPRA IL 10% - NEL 2019 CALA IL GRADIMENTO DI TUTTI I PROTAGONISTI, TRANNE MELONI - SALVINI SFIORAVA IL 60% ALL'INIZIO DELL'ANNO E ORA SI FERMA AL 38 - DI MAIO “DIMEZZATO”, ZINGARETTI LONTANO DALLA FASE DELLE PRIMARIE - IL PRIMATO DI CONTE CON IL 47% MA ANCHE LUI È IN DISCESA - L’ANALISI DI PAGNONCELLI

Nando Pagnoncelli per il “Corriere della Sera”

 

nando pagnoncelli 2

Per la politica il 2019 è stato un anno turbolento, segnato dal cambio di governo, con la nascita di un' inedita maggioranza e la ristrutturazione di gran parte dello scenario abituale. Il Pd che con le primarie di marzo chiude l' epoca renziana; il conseguente ridefinirsi dell' area liberal democratica, riformista moderata, o comunque la si chiami, che appare sempre più affollata, tra cui Italia viva dopo la scissione con la sua nuova formazione e Carlo Calenda con Azione; il centrodestra che ristruttura i propri riferimenti con Salvini che approda definitivamente al partito nazionale, Forza Italia in netta difficoltà, Fratelli d' Italia in crescita e infine la crisi di posizionamento politico e sociale dei 5 Stelle.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Vale quindi la pena di riassumere l' andamento nel corso dell' anno dei principali indicatori politici. Cominciamo dalle intenzioni di voto. La Lega segnala un piccolo ridimensionamento del proprio consenso: dal 34% delle Europee arriva al 36% di fine luglio, dominato dal blocco delle navi che portano i migranti, scende di 4 punti ad agosto, dopo l' apertura di una crisi che molti italiani non hanno compreso, si attesta a chiusura d'anno ad un pur ragguardevole 32%. Pur rimanendo la principale forza del Paese, non riesce quindi la chiamata alle armi degli elettori («I pieni poteri»), il cui successo era strettamente collegato all' ipotesi di elezioni anticipate, non andata in porto.

 

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

Il Movimento 5 Stelle (17,7%) si colloca sostanzialmente al livello registrato alle Europee, poco più della metà del consenso ottenuto alle Politiche. Solo immediatamente dopo la costituzione del governo con il Partito democratico, tra la fine di agosto e gli inizi di settembre, ottiene risultati apprezzabili, presto rientrati. Il Pd, che sino a settembre si era tenuto all' incirca sui livelli delle elezioni europee, perde oltre 4 punti e si colloca al 18% circa dei voti validi.

 

La scissione renziana, come abbiamo visto dai flussi presentati prima di Natale, produce una fuoriuscita certamente significativa, ma non lo svuotamento nello stile di Emmanuel Macron con il Partito socialista francese. Infine Fratelli d' Italia, stimata sopra il 10%, oltre 4 punti in più rispetto alle Europee. È una formazione che ottiene successi capitalizzando soprattutto i malumori degli elettori dei due alleati, ma capace anche di mobilitare elettori provenienti dall' incertezza o dall' astensione.

 

renzi zingaretti

I leader vedono andamenti simili a quelli dei partiti. Salvini, che aveva un indice vicino al 60 nella primavera, scende dopo la crisi al 42 e successivamente arretra al 37-38. Sembra quindi che, anche le polemiche recenti intorno al Mes, che hanno visto toni forti, non abbiano prodotto risultati di rilievo per il segretario della Lega. Di Maio arriva a chiusura d' anno ai minimi storici: indice di 21, più che dimezzato rispetto agli inizi dell' anno. Il leader incarna la crisi del Movimento e della sua proposta politica, che non riesce a soddisfare gli elettori di riferimento. È indubbiamente molto difficile per una realtà complessa e variegata, in cui convergono provenienze politiche spesso distanti tra loro. Ma è evidente che una scelta si impone, poiché il rischio è la consunzione dell' esperienza pentastellata.

E le divisioni interne non favoriscono il leader.

 

SALVINI MELONI BERLUSCONI

Zingaretti si colloca intorno al 25, con un calo dell' appeal registrato immediatamente dopo le primarie. Il suo posizionamento non personalistico è problematico in un momento in cui sono proprio i leader gli interlocutori quasi unici degli elettori. Dall' altro lato il processo di ricostituzione del campo del centrosinistra non sembra avviato, visto anche l' impegno che governare impone. Giorgia Meloni compete ex aequo con Salvini, ora è al 36%.

 

È l' unico leader che dà segnali di crescita, consolidandosi nella sua area. Agli ultimi posti Berlusconi e Renzi. L' uno che non riesce più ad avere un ruolo centrale e che vede la propria formazione progressivamente dividersi su ipotesi politiche non convergenti, l' altro che non è riuscito, nonostante la scissione e la ripresa di presenza mediatica, a risalire la china del dopo referendum e, anzi, segnala ulteriori piccole contrazioni dovute alla vicenda Open.

 

Nicola Zingaretti Luigi Di Maio Giuseppe Conte

Infine il governo: l'esecutivo giallorosso si stabilizza intorno al 44, dieci punti sotto il gialloverde, che godeva anche di un consenso elettorale più importante. Il presidente del Consiglio Conte, che nell' immediato dopo crisi aveva mantenuto livelli di apprezzamento maggioritari, oggi se ne colloca poco al di sotto, con un indice del 47. La gestione della manovra non ha aiutato.

 

Insomma, non sembra esserci al momento un riferimento forte per il Paese. Il centrodestra è saldamente in testa ma il suo leader sembra non riuscire nel salto richiesto per essere punto di riferimento trasversale; il centrosinistra fatica a trovare un' anima e il centro appare affollato, tuttavia senza forze in espansione. Il governo tiene, ma ancora una volta guardando ai propri elettori e senza grandi entusiasmi. È questa la cifra: gli elettori hanno uno sguardo distaccato, in attesa di un miglioramento che però i segnali dell' economia non sembrano preannunciare.

Ultimi Dagoreport

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)