angela merkel ursula von der leyen giuseppe conte

‘STI SOLDI LI PRENDETE O NO? IL PRESSING DI BERLINO E UNIONE EUROPEA SULL’ITALIA PER L’ATTIVAZIONE DEL MES - SUSSURRI DA BRUXELLES: “NEGARE L'UTILITÀ DEL MES E PERMETTERE CHE SI DIFFONDANO DUBBI SU DI ESSO, POTREBBE DANNEGGIARE L'ITALIA NEL NEGOZIATO SUL PACCHETTO ANTICRISI DI CUI I PAESI ‘FRUGALI’ VOGLIONO RIDURRE LA PORTATA SIA IN TERMINI DI VOLUME E DI INCIDENZA DEI SUSSIDI RISPETTO AI PRESTITI, CHE DI DURATA…”

Antonio Pollio Salimbeni per “il Messaggero”

 

giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles

Qualcuno dice addirittura che è in corso un «pressing» sull'Italia affinchè smetta di traccheggiare sui prestiti del Meccanismo europeo di stabilità. Il richiamo alla realtà della cancelliera Merkel ha dato molto fastidio al premier Conte, tuttavia le parole della sua intervista a diversi quotidiani europei non erano altro che la fotografia della situazione qual è.

 

Merkel ha ricordato che la decisione spetta all'Italia, che sono stati creati strumenti anticrisi con la Banca europea degli investimenti, le linee di credito precauzionali del Mes e i prestiti per le casse integrazioni nazionali (programma Sure): «Tutti possono ricorrere a tali strumenti. Non li abbiamo creati perché restino inutilizzati». Il premier ha risposto: «Rispetto Merkel, ma a far di conto per l'Italia ci sono io, con Gualtieri, i tecnici del ministero dell'economia, i ministri. Ci stiamo predisponendo per presentare il Recovery Plan a settembre».

GIUSEPPE CONTE ANGELA MERKEL

 

Nel contesto del difficile negoziato sul bilancio Ue e sui nuovi meccanismi di intervento finanziario anticrisi, il tema Mes è solo un elemento del complicato puzzle che si sta completando con la più grande emissione di obbligazioni comunitarie mai viste prima (proposti 750 miliardi). Per tutti gli altri governi si tratta di un capitolo chiuso, ma non per quello italiano appeso alle fibrillazioni politiche del M5S. È un fatto che per ora non c'è la corsa allo sportello di Lussemburgo. Conte ritiene di poter aspettare fino a quando non sarà chiuso il negoziato su bilancio Ue e Next Generation Eu.

 

IL RICHIAMO

GIUSEPPE CONTE URSULA VON DER LEYEN

A Bruxelles c'è chi segnala come sia del tutto improbabile che il richiamo all'Italia di Merkel a usare tutti gli strumenti già a disposizione abbia lo scopo di indebolire Conte mettendolo alle strette. Che Berlino preferisca salti nel buio a Roma dal punto di vista della stabilità politica è una sciocchezza. Ceramente, Merkel ritiene che l'uscita dalla crisi richieda che tutti debbano fare la loro parte e dall'intervista lo si capisce molto bene. Vale per la Germania: «Deve essere pronta a fare un gesto di solidarietà straordinaria, è nostro interesse avere un mercato unico forte».

 

Vale per i ricchi «frugali», cioè Olanda, Svezia, Danimarca e Austria e pure per i renitenti dell'est: «Non mi piace si parli degli stati del sud e degli europei dell'est, le cose non sono nero o bianco. Mi aspetto che ciascuno di noi si metta nei panni dell'altro». Anche i paesi che più beneficeranno delle risorse comuni dovranno fare la loro parte: oltre alla solidarietà, dovranno «fare ancora molto».

 

CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON

Una fonte europea punta l'attenzione su un altro aspetto: negare l'utilità del Mes in questa fase, permettere che si diffondano dubbi su questo meccanismo (di cui l'Italia peraltro è grande azionista) potrebbe danneggiare l'Italia nel negoziato sul pacchetto anticrisi di cui i «frugali» vogliono ridurre la portata sia in termini di volume e di incidenza dei sussidi rispetto ai prestiti, che di durata. Se l'Italia non usa il Mes, perché preoccuparsi tanto di moltiplicare gli aiuti? D'altra parte, se c'è una cosa di cui nessuno si capacita è come un paese altamente indebitato, costretto a pagare oneri del debito corrispondenti a vari punti di pil, possa rinunciare a un risparmio che secondo il Mes potrebbe arrivare a 7 miliardi in 10 anni rispetto al costo delle emissioni nazionali.

mark rutte giuseppe conte

 

Tutto può servire, infatti, a limitare gli effetti dell'indebitamento sul mercato che per l'Italia continua ad avere costi alti. Effetti che prima o poi, passata la grande crisi, si faranno sentire. Altro fattore non irrilevante: del pacchetto di 750 miliardi complessivi del piano Ue anticrisi, solo 11,5 miliardi potranno essere usati nel 2020 perché l'operazione si fonda sul bilancio Ue 2021-2027 che entrerà in vigore dal 2021. Briciole dunque. Invece i tre strumenti già acquisiti sono disponibili dall'estate: 37 miliardi del Mes, 29 miliardi da Sure, 35 miliardi dai prestiti Bei alle imprese, 7 miliardi dal bilancio 2014-2020. Totale 108 miliardi per l'Italia a tassi irrisori.

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