luigi di maio dc

LUIGINO NEL MIRINO - IL SI' DI DI MAIO ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA BY CARTABIA ("È IRRAGIONEVOLE FARE UNA BATTAGLIA IDEOLOGICA E SOSTENERE CHE L'UNICA RIFORMA BUONA È LA NOSTRA") SCATENA LA RIVOLTA DEI 5STELLE DURI E PURI: HANNO CONTATTATO CONTE CHIEDENDOGLI DI RIDURRE I MARGINI DEL FORLANI DI POMIGLIANO E DI FEDERICO D'INCÀ, CONSIDERATI TROPPO REMISSIVI CON DRAGHI - NEGLI ULTIMI TRE GOVERNI, DI MAIO C'ERA E HA CAMBIATO POSIZIONE SU LEGA, SOVRANISMO, GILET GIALLI, ALLEANZA CON IL PD - NEL M5S LO ACCUSANO DI OPPORTUNISMO TOTALE…

Ilario Lombardo per "la Stampa"

 

mario draghi luigi di maio 1

Ai colleghi più intimi tra i parlamentari Luigi Di Maio dice di pensare davvero che il M5S debba aprire una seria riflessione sulla giustizia. E che non si tratta solo di una posa, studiata e strategica, per restare al governo accanto a Mario Draghi. Il ministro degli Esteri racconta di essere rimasto profondamente colpito nel corso di questi anni dal «trattamento subito» da Virginia Raggi e dalle sindache 5 Stelle di Roma e Torino, coinvolte in due inchieste che si sono trascinate per mesi sui giornali.

 

conte di maio

Di Maio ha cambiato idea, e la lettera al Foglio di fine maggio, in cui ha chiesto pubblicamente scusa per la gogna mediatica subita dall'ex sindaco di Lodi Simone Uggetti, assolto in appello, è stato il primo mattone di una svolta personale che però fatica ad allargarsi a tutto il Movimento che sulle campagne giudiziarie ha costruito parte del suo dna. Anzi. Nell'atteggiamento prudente, prudentissimo, assunto sulla riforma targata dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia, non sono in pochi a leggere la difesa del governo Draghi a qualunque costo.

 

mario draghi luigi di maio

Anche quello di mettere in difficoltà la strategia che sta portando avanti Giuseppe Conte con il M5S. Non si contano gli sfoghi dell'ex Guardasigilli Alfonso Bonafede, che si sente tradito dall'amico Di Maio in quella che per lui è stata la battaglia della vita. La deputata Giulia Sarti, tre le più arrabbiate del gruppo contro il governo per aver resuscitato la prescrizione sotto la forma dell'improcedibilità, ha spiegato di trovare assurdo che vengano introdotte e poi cancellate nel corso della stessa legislatura le leggi del partito di maggioranza relativa, uscito vincitore nel 2018.

 

luigi di maio alfonso bonafede

Di Maio è stato presente in tutti e tre i governi degli ultimi tre anni. Ha cambiato posizione più volte, sulla Lega, sul sovranismo, sui gilet gialli, sull'alleanza con il Pd. Per qualcuno è stata una maturazione politica, per altri, all'interno del Movimento, una prova di opportunismo totale. Ieri nelle chat dei grillini a lui più ostili girava la frase di Matteo Renzi: «Se sono preoccupato che Conte tolga la fiducia? Ma Di Maio quando mai si schioderà dal governo».

 

conte di maio

L'effetto finale è quello di ingigantire il dualismo con l'avvocato che si appresta a prendere in mano la leadership del M5S. Anche se Di Maio, come spiegano fonti parlamentari a lui vicine, è stato l'artefice della riconciliazione tra l'ex premier e Beppe Grillo e sta lavorando nella direzione di Conte sulla Giustizia. Con qualche distinguo che rende più complicato far digerire una mediazione al M5S. Dire, come ha fatto Di Maio alla festa di Articolo Uno, che «è irragionevole fare una battaglia ideologica» e sostenere che «l'unica riforma buona è la nostra», ha fatto imbestialire i parlamentari della commissione Giustizia che a loro volta hanno contattato Conte.

 

GIULIA SARTI

Chiedono che sia l'avvocato a gestire direttamente con Draghi le trattative, per non lasciare margini a Di Maio o a Federico D'Incà, i due ministri considerati più remissivi verso il premier. Per il ministro degli Esteri è più importante riuscire «a raccontare cosa di buono abbiamo ottenuto nella riforma» che dividersi, alzare la posta e «impuntarsi, rischiando di compromettere tutto». Per Conte, invece, dei passi in avanti vanno fatti. Sui reati di mafia, innanzitutto, da escludere dal perimetro della improcedibilità che scatterebbe dopo due anni di appello e uno in Cassazione.

 

GIANCARLO GIORGETTI MARIO DRAGHI LUIGI DI MAIO

La fiducia, sostiene, non è in discussione ma per arrivarci senza strappi traumatici è convinto che anche Draghi voglia trovare una soluzione pacifica, che vada bene anche ai 5 Stelle più irriducibili. «Che la riforma così com' è non va - è il pensiero di Conte - lo dicono giuristi, costituzionalisti e magistrati. Con che faccia posso andare a sostenere una battaglia contro il pizzo, e a chiedere di non pagarlo, se poi il commerciante vede vanificata la sua battaglia contro il mafioso?»

alessandro di battista in spiaggia con giulia sarti nel 2016

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HA VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…