eli lilly

MA CHE STIAMO AIFA? - COM’È POSSIBILE CHE PRODUCIAMO IN CASA UN FARMACO CONTRO IL COVID E NON LO USIAMO? A LATINA LA MULTINAZIONALE ELI LILLY SVILUPPA LA TERAPIA CHE HA CURATO ANCHE TRUMP MA POI LA ESPORTA NEGLI USA – RIDUCE FINO AL 90% IL RISCHIO DI RICOVERO E L’ITALIA POTEVA AVERNE GRATIS 10.000 DOSI - MA (INDOVINATE?) MANCA L’INTESA FRA LA DITTA, ARCURI, IL MINISTERO E L’AIFA, L’AGENZIA DEL FARMACO ITALIANA…

Maddalena Guiotto per “La Verità

 

ELI LILLY LATINA

A una possibile cura innovativa già disponibile da mesi contro il Covid-19, l'Italia preferisce attendere un vaccino.

 

Circa 10.000 italiani avrebbero potuto accedere (gratuitamente) a una terapia simile a quella impiegata per curare il presidente americano Donald Trump, ma inspiegabilmente una simile risorsa è rimasta inutilizzata.

 

È l'incredibile paradosso in cui si trova il nostro Paese, dove viene prodotta una terapia specifica per la proteina spike del coronavirus Sars-Cov-2 costituita da anticorpi monoclonali, cioè sviluppati a partire dagli anticorpi di chi è guarito dal Covid-19.

 

meme su donald trump e il covid 1

Si tratta, come riporta il Fatto Quotidiano, del bamlanivimab o Cov555, sviluppato dalla multinazionale americana Eli Lilly e fabbricato negli stabilimenti di Latina, da cui poi la medicina esce per tornare negli Usa.

 

Lì, infatti, il farmaco è stato autorizzato il 9 novembre dall'Agenzia del farmaco americana (Fda) per l'uso in emergenza nei pazienti positivi a Sars-Cov-2, con malattia da lieve a moderata, ma ad alto rischio di peggioramento.

 

I risultati, provenienti dallo studio clinico di fase II pubblicati sul New England journal of medicine, mostrano infatti che l'anticorpo in questione è utile nel ridurre la carica virale e le probabilità di ricovero dal 72 al 90%.

 

Gli Stati Uniti ne hanno acquistato 950.000 dosi. Anche Canada e Germania si sono fatti avanti e, in questi giorni, anche l'Ungheria. All'Italia, fin da ottobre era stata data la possibilità di partecipare allo studio di fase III (ora in corso) con la fornitura gratuita di 10.000 dosi del farmaco, quindi 10.000 pazienti che sarebbero potuti guarire.

 

AIFA AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO

La proposta da parte dell'azienda americana sarebbe arrivata lo scorso 29 ottobre sul tavolo dell'Agenzia del farmaco italiana (Aifa). Contrariamente da quello che ci si aspetterebbe in una situazione del genere, in piena seconda ondata, con migliaia di casi ogni giorno, l'Aifa non ha risposto.

 

DOMENICO ARCURI 1

Certo, non c'è l'autorizzazione dell'agenzia europea (Ema), però la Germania si è accaparrata delle dosi. Forse i teutonici si sono ricordati di una direttiva europea del 2001, incredibilmente sfuggita alle agenzie italiane, che consente ai singoli Paesi dell'Ue di acquistare singolarmente farmaci in fase di sperimentazione.

 

Il Fatto però avanza anche un'altra possibile spiegazione osservando che da marzo il governo ha investito 380 milioni per lo sviluppo di monoclonali italiani da parte della fondazione Toscana life sciences (Tls), ente non profit di Siena, in collaborazione con l'Istituto Spallanzani. La sperimentazione clinica però potrebbe partire solo in primavera 2021.

 

ELI LILLY DI SESTO FIORENTINO

Chiaramente, un farmaco made in Italy garantirebbe autosufficienza e facilità nell'approvvigionamento. Ma a pochi chilometri di distanza, a Sesto Fiorentino, Lilly osserva che oltre ai benefici in termini di salute, il loro farmaco avrebbe anche ricadute economiche per il nostro Paese, visto che nella produzione è coinvolto un fornitore italiano, la Latina Bsp pharmaceutical.

 

L'Aifa e la struttura del supercommissario, Domenico Arcuri, affermano che attendono l'autorizzazione dell'Ema, ma questa prudenza pare incomprensibile anche allo stesso consulente del ministro della Salute, Walter Ricciardi, che osserva come «con tanti morti e ospedalizzati valutare presto tutte le terapie disponibili è un imperativo etico e morale».

 

ROBERTO SPERANZA

Anche il virologo Guido Silvestri, dall'altra parte dell'Oceano si domanda «cosa stia bloccando l'introduzione degli anticorpi di Lilly e/o Regeneron, che qui negli States usiamo con risultati molto incoraggianti».

 

La stessa Antonella Viola, immunologa dell'università di Padova, si dice sorpresa di questo ritardo e si domanda: «Cosa aspettiamo?». Forse di pagare quello che si potrebbe avere gratuitamente.

 

Come è noto, da quando l'Fda autorizza il farmaco, l'azienda non può più proporre il farmaco gratuitamente a chi partecipa allo studio clinico, ma deve venderlo. Sembra incredibile, ma la trattativa è andata in scena il 16 novembre alla presenza del supercommissario Arcuri, del direttore generale dell'Aifa, Nicola Magrini, e del ministro della Salute, Roberto Speranza.

 

domenico arcuri by osho

Si sarebbe parlato di prezzo (il farmaco costa circa 1.000 euro, un giorno di ricovero circa 850 euro) e di dosi, ma pare che tutto si sia fermato. È caduta nel vuoto anche la provocazione del sindaco di Firenze, Dario Nardella, che ai giornali ha dichiarato di aver parlato coi vertici di Lilly e che «se c' è l'ok della Commissione Ue, la distribuzione del farmaco a base di anticorpi monoclonali potrebbe cominciare dopo Natale non solo in Francia, Spagna e Regno Unito ma anche in Italia». Non manca molto al Natale, ma su una potenziale cura per il Covid regna uno spettrale silenzio.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”