meloni

MA LA MELONI CHE CRITICAVA I SUOI PREDECESSORI PER L’USO ECCESSIVO DELLA DECRETAZIONE D'URGENZA E' LA STESSA CHE UNA VOLTA A PALAZZO CHIGI GOVERNA A COLPI DI UN DECRETO A SETTIMANA E DUE VOTI DI FIDUCIA AL MESE - IL PARLAMENTO E' DI FATTO SVUOTATO: DA INIZIO LEGISLATURA SI CONTANO BEN 28 PROVVEDIMENTI D'URGENZA E SOLO 5 DDL. SEMPRE PIÙ LEGGI “IPPOPOTAMO” (COPYRIGHT SILVIO BERLUSCONI) CON COMMI SUI TEMI PIU’ DISPARATI. "ESISTE IL PROBLEMA DELLA ECCESSIVA DECRETAZIONE, HA AMMESSO IERI IL MINISTRO MELONIANO LUCA CIRIANI…

Estratto dell’articolo di Serenella Mattera per repubblica.it

 

meloni

Qualcuno ancora ricorda la parabola dell’ippopotamo. La usava Silvio Berlusconi agli sgoccioli della sua ultima esperienza a Palazzo Chigi, nel 2011, quando voleva descrivere le distorsioni del processo legislativo e sostenere l’urgenza di riforme costituzionali. Il governo, si accalorava il Cavaliere, produceva leggi belle come "focosi destrieri purosangue", che però finivano nella morsa del bicameralismo e venivano snaturate a forza di modifiche fino a diventare goffi "ippopotami".

 

L’ippopotamo torna alla mente oggi, alla luce del richiamo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ai presidenti delle Camere Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, per la prassi di decreti gonfiati fino a includere le materie più diverse. Ma la teoria del Cavaliere, già discutibile dodici anni fa, regge ancor meno adesso. Perché è il governo per primo – per restare nella metafora – a produrre sempre più ippopotami. E a dettar legge in Parlamento, con decreti spesso zeppi delle materie più disparate, emendati da una sola Camera, per poi essere approvati a colpi di voti di fiducia.

 

giorgia meloni in aula al senato

Non è teoria. Si legga l’ultimo testo pubblicato in Gazzetta ufficiale, l’11 maggio, e firmato da Giorgia Meloni e sei ministri: all’articolo 1 c’è il commissariamento di Inail e Inps, all’articolo 2 le fondazioni lirico sinfoniche, dall’articolo 3 all’articolo 10 proroghe di termini in settori che vanno dallo sport agli asili, dalla sanità al “salvamento acquatico”, all’articolo 11 emissioni filateliche, all’articolo 12 una norma sui rifugiati. Un decreto omnibus che in Parlamento può solo ingrossarsi per effetto degli emendamenti prodotti dai partiti, certo, ma anche dai ministeri che spesso affidano a deputati e senatori le loro proposte per ridurre almeno in apparenza le “ingerenze” dell’esecutivo nella funzione che dovrebbe essere propria delle Camere. Dovrebbe, appunto.

 

 

 

meloni conferenza

La statistica è tristemente nota, riproduce una tendenza non nuova, ma sempre più radicata. Da inizio legislatura si contano ben 28 decreti legge (anche se uno poi abrogato): in media poco più di quattro al mese, uno a settimana, contro i tre circa di media mensili dei governi Draghi e Conte (fonte: Openpolis). A fronte di questa superproduzione d’urgenza del Consiglio dei ministri, risultano approvate solo cinque leggi ordinarie, tra cui un ddl presentato dallo stesso governo, per introdurre ritocchi alla riforma Cartabia. E gli altri quattro? Sono sì di iniziativa parlamentare, ma tre sono serviti a istituire, come da prassi dopo ogni elezione, commissioni d’inchiesta (antimafia, sui rifiuti e sul femminicidio), e uno a regolare l’equo compenso, realizzando così - nota a margine, non banale - un progetto di legge presentato da Meloni nella scorsa legislatura.

 

 

(...)

giorgia meloni in aula al senato

L’effetto di ‘svuotamento’ dell’attività delle Camere non è solo teoria, si diceva. Al microscopio, si osservino i voti espressi a Montecitorio da ottobre. In tutto, 1832. Ebbene, 413 sono voti su emendamenti (norme approvate o bocciate). Ma nella stragrande maggioranza dei casi i deputati si sono espressi su ordini del giorno (925), su mozioni (198), su risoluzioni (72): vale a dire, su atti che indirizzano o impegnano il governo a fare qualcosa. Il governo, ancora una volta.

 

"Esiste" il problema della eccessiva decretazione, ammetteva ieri da Trento il ministro meloniano Luca Ciriani. "Esiste la necessità di garantire i gruppi parlamentari, che non possono essere mortificati: il nostro impegno è ridurre il numero dei decreti e aumentare i disegni di legge". La tendenza, già imputabile ai governi precedenti, è legata - secondo Ciriani - alla necessità di dare risposte a urgenze ed emergenze. Ma, obietta Ceccanti, «proprio in questa legislatura il fenomeno dovrebbe essere arginato, visti gli ampi numeri della maggioranza». Meloni l’ha promesso, poi tutto come prima.

 

giorgia meloni in aula durante la settima votazione per il presidente della repubblica

E mentre i suoi sforzi riformatori si concentrano sull’elezione diretta del premier, per dare più stabilità e solidità ai futuri esecutivi, il diario dei primi sei mesi di questa legislatura racconta un Parlamento sempre più al lavoro a ricasco del governo. Nelle Aule spadroneggiano i ministri, mentre i deputati e i senatori (ridotti da 945 a 600), navigano tra i commi dei decreti, facendo spola tra più commissioni e competenze diversissime. A Palazzo Madama: gli affari costituzionali insieme alla digitalizzazione, la cultura con lo sport, la sanità con il lavoro. I verbali restituiscono la cronaca di esangui discussioni, incastrate in un sudoku di presenze volanti e sostituzioni in corsa, per garantire i numeri al momento delle votazioni. Ma questa, forse, è un’altra storia.

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...