olaf scholz joe biden emmanuel macron ucraina russia

MACRON, SCANSATI - PER LA DISTENSIONE CON MOSCA, GLI STATI UNITI SI SONO AFFIDATI ALLA GERMANIA, CHE È IL SECONDO CONTRIBUENTE IN TERMINI DI AIUTI ECONOMICI ALL'UCRAINA E HA UN RUOLO DETERMINANTE NELLA NATO, VISTO CHE SUL SUO TERRITORIO OSPITA IL GROSSO DELLE 80MILA TRUPPE STATUNITENSI DISLOCATE IN EUROPA - WASHINGTON E BERLINO SONO SULLA STESSA LINEA ANCHE SUL RIPRISTINO DEGLI ACCORDI DI MINSK - LA MISSIONE DIPLOMATICA DI MACRON IN RUSSIA GIUDICATA "VELLEITARIA"

Alberto Simoni per "la Stampa"

 

putin macron

Il presidente americano Joe Biden aspetta che la giornata prenda una piega più precisa fra indizi di un ritiro parziale delle truppe russe dai confini ucraini, sospetti di un build-up militare in corso e la ragnatela diplomatica che va a delinearsi attorno al Cremlino, prima di parlare all'America e rimarcare la sua strategia. A Putin il presidente Usa ricorda che Nato e Usa "non sono una minaccia per la Russia" e che in caso di conflitto i "costi umani sarebbero tremendi". Poi reitera lo spettro delle sanzioni, "durissime e sull'export" in caso di un'invasione che Washington continua a "ritenere possibile".

 

putin biden

I negoziati però al massimo livello diplomatico proseguono, "la diplomazia deve avere una chance di successo", dice il capo della Casa Bianca che ha avuto un colloquio con Emmanuel Macron e ricevuto ragguagli sul faccia a faccia al Cremlino fra il presidente russo e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Un incontro, quest' ultimo, cui si guardava con una certa speranza. Se la missione della scorsa settimana di Macron era stata bollata come "velleitaria" negli ambienti diplomatici e il suo piano "ambizioso" per cui nessuno si era stupito che nel giro di poche ore fosse esploso, le carte di Scholz sembravano più solide.

 

vladimir putin emmanuel macron giuseppe conte

Berlino per gli americani resta il pilastro più solido sul fronte orientale dell'Europa. La Germania è il secondo contribuente in termini di aiuti economici all'Ucraina dopo gli Usa che ieri hanno stanziato un ulteriore miliardo di dollari per le riforme economiche, e ha un ruolo determinante nella Nato. Sul suo territorio ospita il grosso delle 80mila truppe statunitensi dislocate in Europa. Il cancelliere tedesco è sbarcato a Mosca 8 giorni dopo il colloquio alla Casa Bianca in cui è stata evidenziata la linea comune sui principali punti, fra cui la sintonia su Minsk e l'allargamento della Nato a Est.

 

Biden Putin

Poi c'è il nodo del Nord Stream 2. Scholz ha rifiutato di citarlo nel viaggio americano ma proprio il gas è un'arma che se i russi possono imbracciare contro l'Europa, anche i tedeschi possono usare. Biden è stato chiarissimo dicendo che un modo per "fermare il gasdotto lo ha". "Attorno a queste premesse la missione di Scholz è stata osservata con attenzione", spiegano fonti diplomatiche che sottolineano anche che c'è un punto che nessuna cancelleria occidentale ammetterà apertamente ma che "rappresenta il punto di caduta di un'intesa con la Russia".

 

VLADIMIR PUTIN OLAF SCHOLZ

Ed è l'allungamento a Est della Nato. Scholz, ribadendo che la questione non è "in agenda attualmente" ha di fatto portato a Mosca anche la posizione americana che, pur continuando a sostenere la politica delle "porte aperte" dell'Alleanza, sin dall'inizio della crisi ha evidenziato che al momento l'adesione di Kiev non è in programma e che tutti i Paesi dell'Alleanza dovrebbero essere d'accordo.

 

Una rassicurazione che non basterà forse a Putin che chiede un impegno subito sul "mai Kiev nella Nato", ma è una conferma della compattezza della linea americano-tedesca e una base di partenza corroborata dalla frase di Biden che la Nato "non ha piani per installare missili in Ucraina". E' probabile che Biden e Scholz ne abbiamo parlato a quattr' occhi la settimana scorsa e scelto questo tema come grimaldello per scardinare il muro russo per poi allargare la discussione al controllo dei missili in Europa e all'Iran, questioni su cui Putin è sensibile e su cui ci sono margini di discussione più ampi. Washington e Berlino sono sulla stessa linea anche sul ripristino degli accordi di Minsk.

vladimir putin joe biden.

 

Biden aveva promesso a Putin nel vertice di Ginevra in giugno che avrebbe fatto pressioni su Zelensky. Anche per Scholz la soluzione della situazione nel Donbass è il punto chiave per allentare la tensione e ha portato al Cremlino un impegno del leader ucraino a discuterne. Si spiega così perché Putin ieri ha congelato la richiesta della Duma di riconoscere le province di Lugansk e Donetsk, dando la priorità all'applicazione di Minsk 2 bloccata fra l'altro su chi dovrebbe controllare i confini internazionali - le province semi-autonome o il governo centrale - e sul cessate il fuoco.

 

Olaf Scholz E Vladimir Putin

Un'accelerazione determinante alla distensione lo darebbe la conferma dell'effettivo ritiro di parte dei soldati russi dai confini ucraini. I russi hanno fatto circolare alcuni frammenti di immagini in cui si vedono carri armati sui treni diretti alle basi. A Washington non sono convinti sia sufficiente e fonti del Consiglio per la Sicurezza nazionale hanno confermato che "è più probabile che ci sia un attacco questa settimana" anticipando le parole di Biden: "Un'invasione è ancora possibile".

 

joe biden vladimir putin 9

Conferme del ritiro ufficialmente gli americani non ne danno. Tutt' altro. Il build-up militare è proseguito e le immagini satellitari diffuse lunedì notte mostrano la presenza di elicotteri d'assalto nel sud dell'Ucraina e 40 navi al largo di Mariupol. Rampe per lanciarazzi e batterie anti-missili sarebbero stati dislocati ancora più vicino ai confini ucraini. L'intelligence ha registrato 105 battaglioni tattici schierati contro gli 83 della scorsa settimana.

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…