venezuela al buio

MADURO A CAPIRE - IL VENEZUELA DI NUOVO AL BUIO, BLACKOUT A CARACAS E IN TUTTO IL PAESE – IL PRESIDENTE ACCUSA DI SABOTAGGIO LE OPPOSIZIONI E L’AMMINISTRAZIONE STATUNITENSE DI TRUMP, IL LEADER DELL’OPPOSIZIONE GUAIDÓ PUNTANO IL DITO CONTRO QUELLA CHE DEFINISCE LA CATTIVA GESTIONE E LA CORRUZIONE NEL MINISTERO DELL’ENERGIA ELETTRICA E CONVOCA UNA MANIFESTAZIONE...

 

Marta Serafini per corriere.it

 

nicolas maduro

Il Venezuela di nuovo al buio. Un nuovo blackout è cominciato alle 16.40 locali (le 22.40 ora italiana) ed è durato sette ore interessando, tra l’altro, l’approvvigionamento idrico, i servizi di trasporto pubblico e i collegamenti telefonici. Ad essere colpita, in particolare, la capitale Caracas, ma interruzioni di elettricità sono state segnalate in tutti e 23 gli stati venezuelani.

 

L’ultimo blackout di queste dimensioni — l’apagon, come lo chiamano i venezuelani — si era registrato il 10 aprile, ma le interruzioni del servizio elettrico si verificano quasi quotidianamente negli Stati di Trujillo, nell’ovest, e di Zulia, al confine con la Colombia. Il governo del presidente Maduro accusa di sabotaggio le opposizioni e l’amministrazione statunitense di Donald Trump, mentre le opposizioni puntano il dito contro quella che definiscono la cattiva gestione e la corruzione nel ministero dell’Energia elettrica.

 

 

venezuela al buio

 

Il leader dell’opposizione autoproclamatosi presidente ad interim, Juan Guaidó, ha invitato i venezuelani a partecipare oggi alle manifestazioni indette in tutto il Paese. Via Twitter Guaidó ha sostenuto che «hanno cercato di nascondere la tragedia con razionamenti in tutto il Paese, però il fallimento è evidente: hanno distrutto il sistema elettrico e non hanno risposte». «Domani (oggi, ndr.) - ha proposto - partecipiamo con forza alle assemblee nelle strade. Come venezuelani non ci abitueremo a questo disastro». D’altro canto gli uomini di Maduro parlano di «un attacco elettromagnetico». Lo ha dichiarato il ministro della Comunicazione venezuelano, Jorge Rodriguez.

 

juan guaido'

A subire i disagi, la popolazione civile. «E’ orribile, è un disastro», ha raccontato Reni Blanco, insegnante di 48 anni all’Ap mentre si univa alla folla che si è riversata in strada dopo l’interruzione di elettricità. «Senza luce non abbiamo nulla », ha commentato Maria Teresa Gonzalez, preoccupata per la carne congelata in freezer. Jose Aguilar, un esperto di energia venezuelano e consulente per Guaidó ha affermato che le centrali elettriche alternative che funzionano con gasolio e gas non sono in grado di fare la differenza.   Si stima inoltre che dall’interruzione di marzo il paese abbia perso circa 1.200 Megawatt di energia termica, ovvero circa il 40% della sua capacità di generazione termica all’inizio dell’anno, mentre il governo sovraccarica il fragile sistema nel disperato tentativo di accendere le luci a Caracas e in altre città.  

 

venezuela al buio

E mentre la situazione torna gradualmente alla normalità è atteso per oggi l’incontro del Gruppo di Lima, l’insieme dei paesi americani particolarmente critico nei confronti del governo di Nicolas Maduro, torna oggi a riunirsi in Argentina per «continuare a coordinare gli sforzi per il recupero della democrazia in Venezuela». All’appuntamento, ospitato a Buenos Aires dal ministro degli Esteri argentino Jorge Faurie’, partecipano i rappresentanti di Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Guyana, Perù, Canada, Honduras, Panama, Paraguay e Santa Lucia. Come osservatori ci saranno l’Ecuador e, per la prima volta, El Salvador. Ai lavori parteciperà in videoconferenza il presidente dell’Assemblea nazionale (An), l’oppositore e autoproclamato presidente ad interim Juan Guaidò, e il «rappresentante» del Venezuela da questi nominato, Julio Borges

 

maduro manda i blindati sulla folla

La crisi in corso in Venezuela ha visto un’escalation dopo che lo scorso 23 gennaio Guaidó ha prestato giuramento come capo dello Stato «ad interim». Subito dopo sono arrivati i riconoscimenti, tra gli altri, del presidente degli Stati Uniti Trump, del brasiliano Jair Bolsonaro e del segretario generale dell’Organizzazione degli stati americani (Osa) Almagro. Si sono aggiunti poi altri paesi latinoamericani, tra i quali l’Argentina, il Cile, la Colombia e il Perù. Guaidó ha quindi ottenuto il riconoscimento di molti paesi europei. Al fianco di Maduro, denunciando pesanti ingerenze negli affari interni del Venezuela, rimangono la Bolivia, Cuba ma anche la Turchia, la Federazione Russa e la Cina. Il 30 aprile, alle prime luci dell’alba, Guaidó chiamava il paese a una nuova mobilitazione generale contro il presidente Nicolas Maduro.

venezuela scontri tra i manifestanti e la polizia dopo la chiamata alla rivolta di juan guaido' 12

 

Al suo fianco, alcuni militari e il carismatico oppositore Leopoldo Lopez liberato dai domiciliari con la complicità’ di almeno un elemento del servizio di intelligence. Una mossa sostenuta con rinnovato vigore dal fronte internazionale a sostegno di Guaidó e che sembrava poter aprire una nuova fase nella crisi politica. Nel giro di poche ore, però, veniva svelato che il numero di militari pronti a lasciare Maduro era esiguo (e senza nessun nome di particolare richiamo) e che la base aerea inizialmente presentata come sede delle operazioni non era mai stata ai presa.

juan guaido' invoca la rivolta finale contro maduroblackout venezuela 10blackout venezuela 7blackout venezuela 9blackout venezuela 8blackout venezuela 5blackout venezuela 3blackout venezuela 4blackout venezuela 11blackout venezuela 2venezuela scontri a caracas dopo la chiamata alla rivolta di juan guaido' 8juan guaido'venezuela scontri a caracas dopo la chiamata alla rivolta di juan guaido' 4

Ultimi Dagoreport

putin witkoff marco rubio donald trump zelensky

DAGOREPORT – SI ACCENDE LA RIVOLTA DEL PARTITO REPUBBLICANO CONTRO TRUMP - I DANNI FATTI DA STEVE WITKOFF (SOTTO DETTATURA DI PUTIN), HANNO COSTRETTO L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A METTERE IN CAMPO IL SEGRETARIO DI STATO MARCO RUBIO CHE HA RISCRITTO IL PIANO DI PACE RUSSIA-UCRAINA - CON IL PASSARE DELLE ORE, CON UN EUROPA DISUNITA (ITALIA COMPRESA) SUL SOSTEGNO A KIEV, APPARE CHIARO CHE PUTIN E ZELENSKY, TRA TANTE DISTANZE, SONO IN SINTONIA SU UN PUNTO: PRIMA CHIUDIAMO LA GUERRA E MEGLIO È…

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?