MALEDETTI TOSCANI – I RENZIANI LAMENTANO CHE, PER FARE UN DISPETTO A RENZI, NEL GOVERNO NON CI SIANO SOTTOSEGRETARI TOSCANI – “E’ UNA PURGA” (BONAFE’), UNA VENDETTA” (NARDELLA) – GRAMELLINI: SE QUESTA È LA LOGICA, UN FILM SENZA COMPARSE TOSCANE ANDREBBE INTERPRETATO COME UN ATTACCO A BENIGNI E LE MAREGGIATE IN VERSILIA ANDRANNO ASCRITTE A UNO STARNUTO DI ENRICO LETTA, SMANIOSO DI METTERLO IN CATTIVA LUCE CON GRETA THUNBERG?”

Alessandro Trocino per il Corriere della Sera

 

renzi nardella

Dal palco di Area Dem, l' incontro della corrente di Dario Franceschini, accenna solo a un gioco correntizio «che ha lasciato più di uno strascico nel Pd». Poi, a margine, chiarisce: «Questo governo è stato scelto più sulle correnti che sulle competenze. E ora sarebbe sbagliato voler cambiare la legge elettorale: i cittadini non capirebbero». Il sindaco di Milano Giuseppe Sala non rinuncia a pungere un partito che ha cominciato un percorso difficile e che, proprio nel giorno del varo della sua squadra di sottogoverno, appare scosso da voci e movimenti che lo rimettono in discussione.

 

Il sindaco di Firenze Dario Nardella, renziano di stretta osservanza, si dice «deluso e costernato» per la scarsità di sottosegretari e viceministri toscani nel governo: «È assurdo che il Pd tenga fuori la regione che ha dato più voti a questo partito con il capoluogo Firenze dove si è toccato il record di voti. Si dica con chiarezza se questa esautorazione è una vendetta contro la vecchia maggioranza del partito o contro Renzi». E prefigura sconquassi: «Credo che sia anche un errore clamoroso che rischia di far vedere le peggiori conseguenze da qui ai prossimi mesi».

matteo renzi dario nardella

 

Preannuncio di scissione? A quanto risulta dai rumors, parrebbe di sì. Renzi avrebbe mandato avanti Nardella anche perché deluso dal numero di sottosegretari avuti: ne aveva chiesti sette, ne ha ottenuti quattro (Scalfarotto, Ascani, Morani e Malpezzi), anche se sostiene che gli ultimi due siano in realtà di Base Riformista (la corrente di Lorenzo Guerini).

 

Nel dibattito interviene Simona Bonafè: «È una purga a Renzi?». E, in scia, Maria Elena Boschi: «Spero che la scarsità di toscani non sia per colpire Renzi». Poi, all' evento del Corriere «Il Tempo delle Donne», aggiunge: «Il governo non ha nulla da temere dalla Leopolda. Certo, se tornassero Bersani e D' Alema, dovremmo discuterne con Zingaretti». Il quale bolla la scissione come «tormentone fondato sul nulla» e assicura che «non c' è stato nessun tipo di discriminazione politica». Neanche contro i piemontesi, pure loro in rivolta, con la deputata Silvia Fregolent che chiede le dimissioni del segretario locale. La rivolta toscana servirebbe a prefigurare la scissione.

 

RENZI NARDELLA

Gira voce che Ettore Rosato abbia fretta di costruire «gruppi separati». Per questo tutti, a Cortona, si affrettano a contestare la scissione eventuale, da Guerini ad Andrea Orlando. Che si indigna: «C' è una rimozione collettiva. Non siamo gli stessi che dicevano che bisognava fare qualsiasi cosa per mandare via Salvini?». Della serie, ora la priorità è contestare le poltrone. Ma Orlando fa un discorso alto.

 

Spiega che «il Pd di oggi non è all' altezza delle sfide, è solo palazzo. Serve un partito europeo e forse bisogna andare oltre il Pd». Poi spiega che il successo populista «è anche colpa nostra, di un centrosinistra che negli ultimi 20 anni non ha saputo interpretare i due temi alla base di questo governo: la riduzione delle diseguaglianze e le istanze ambientaliste». Orlando racconta di quando l' unione degli scrittori tedeschi disse che «gli operai di Berlino ci hanno fortemente scontentato con il voto, ci vorrà molto tempo perché riconquistino la fiducia del partito». E Bertold Brecht commentò ironicamente: «Il popolo si deve dimettere».

renzi nardella

 

 

LA GEOGRAFIA DEL SOTTOSEGRETARIO

Massimo Gramellini per il Corriere della Sera

 

Da Boschi in giù, i renziani lamentano che, per fare un dispetto a Renzi, nel governo del Conte Rosso non ci siano sottosegretari toscani. Forse intendevano dire renziani. No, hanno detto proprio toscani. Come se Matteo I fosse il Granduca della Leopolda e qualsiasi discriminazione patita da un peone grillino di Montevarchi o da un franceschiniano di Grosseto - per non dire da un dimaiano degli Uffizi, figura quasi mitologica - andasse considerata come rivolta personalmente a lui. Se questa è la logica, d' ora in poi un film senza comparse toscane andrebbe interpretato come un attacco a Benigni e una scuola senza supplenti di italiano residenti a Firenze come un tentativo di epurare Dante.

 

MARIA ELENA BOSCHI DURANTE LA FIDUCIA AL CONTE BIS 1

Mi immagino la vitaccia che attende Renzi nei prossimi anni. Dietro ogni inglese che disdice un casale nel Chianti, ci sarà la longa manus di Zingaretti? Eventuali mareggiate in Versilia andranno ascritte a uno starnuto di Enrico stai-nuvoloso Letta, smanioso di metterlo in cattiva luce con Greta Thunberg? E l' ubriaco che fa la pipì in piazza della Signoria non avrà per caso bevuto il vino prodotto da D' Alema? Un cavallo del Palio che manda il suo fantino a gambe all' aria è un equino riottoso oppure il messaggio in codice di qualche ronzino renziano a cui era stato promesso un sottosegretariato? Per non parlare dei rigori dati, ma più spesso non dati, alla Fiorentina: impossibile non scorgervi l' alto patronato europeo dell' ex amico Gentiloni, che tra l' altro sembra sia pure juventino.

 

boschiboschi

 

simona bonafe'

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