IL MARCHESE FULVIO ABBATE: ''È IN CORSO IL SESSANTOTTO DELLA DESTRA. DOV'È PERÒ L'OPPOSIZIONE ALLA SUBCULTURA SOVRANISTA, CHE CON I SUOI MEGAFONI SOCIAL, COME FOSSE L'ARROTINO DEL "POPOLO", ARRIVA FINO A NOI CON I SUOI INSULTI PROPRI DI UNA DESTRA PLEBISCITARIA? DOV'È IL PRESIDIO DEMOCRATICO CHE PORTI RISPOSTE IN PRIMO LUOGO "CULTURALI", UNA PAROLA CHE, COME L'ACQUA BENEDETTA SUL DERMA DEL POSSEDUTO, SUSCITA INFATTI RACCAPRICCIO E SCHERNO NEI "POPULISTI"? - E RECLUTA PURE BERLUSCONI E SAPELLI

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Fulvio Abbate per www.huffingtonpost.it

FULVIO ABBATE FULVIO ABBATE

 

Staremo pure assistendo, come personalmente affermo da anni, al Sessantotto della destra. Dov'è però l'opposizione alla subcultura cosiddetta sovranista, che con i suoi megafoni social, come fosse l'arrotino del "popolo", arriva fino a noi con i suoi insulti propri di una destra plebiscitaria? Dov'è il presidio democratico che porti risposte in primo luogo "culturali", una parola che, come l'acqua benedetta sul derma del posseduto, suscita infatti raccapriccio e scherno nei "populisti" segnati dall'analfabetismo della pura propaganda?

 

Una opposizione che sia innanzitutto, non dico orgogliosa, ma almeno cosciente della propria necessità, dei propri saperi politici e perfino poetici, foss'anche dal pozzo artesiano della condizione minoritaria, degna della carta dell'Appeso nelle carte dei tarocchi di Marsiglia... Una opposizione che non taccia per insipienza, egoismo personale o senso di superiorità da festival del cinema alla Nanni Moretti di fronte ai bla-bla fascistoidi della semplificazione del linguaggio di un Salvini, come accade con i peggiori parenti, i più irriducibili alla logica civile...

 

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Un'opposizione che, dal suo angolo, come il pugile martire, smetta di pensare appunto che soltanto la Lega e i suoi alleati abbiano le parole esatte per farsi comprendere dalla "gente", assodato che Pier Paolo Pasolini, per bocca di Orson Welles, opportunamente definiva l'Italiano "il popolo più analfabeta, la borghesia più ignorante d'Europa"...

 

Un'opposizione che al contrario sappia che, perfino sotto il diluvio che nulla di buono promette, la complessità è un dovere, se non una dinamo, un acceleratore di particelle di coscienza, dunque che non abbia paura dei giacimenti di memoria storica e perfino erotica, posto, come spiegava Paul Lafargue, genero di Karl Marx, che tra i diritti esiste anche quello alla pigrizia.

 

Sai come diceva una commedia in costume di fabbrica degli anni '70? Diceva che "l'operaio conosce 100 parole, il padrone 1000, per questo lui è il padrone". Siano allora ben accette perfino le citazioni che l'altro troverà risibili per estraneità alla cultura stessa, i saperi pregressi, come risposta alla miseria espressiva degli attuali governanti e dei galoppini acefali che presidiano la rete come squadristi a costo e chilometro zero.

 

FULVIO ABBATE FULVIO ABBATE

Sul fronte dell'ottimismo possibile, torna così in mente ciò che Boris Vian diceva del fondatore del Dadaismo, il movimento più ludico e nichilista che la letteratura abbia mai conosciuto, osservandolo seduto al bar di Saint Germain-des-Prés, lo definiva appunto "Tra i pochi ad aver mantenuto l'abitudine alle conversazioni serie nel quartiere", sempre Tristan Tzara, dieci anni prima, nel 1936, era già stato in prima fila nel sostegno alla Spagna repubblicana aggredita dai fascisti del generale Francisco Franco. Adesso qualcuno dirà che tutto questo nulla c'entra con la Kasta e i "vampiri" di Bruxelles e Strasburgo, dirà: parliamo piuttosto delle idee di Borghi e di Bagnai e di Rinaldi, del reddito di cittadinanza, dei bisogni della "gente"...

 

Insomma, una opposizione che non abbia neppure timore di perdere, ma che comunque affronti il guado con la coscienza di sé, delle proprie singole identità, che vada metti, dall'intelligenza e dalle competenze in tema di economia di Paolo Cirino Pomicino ai centri sociali occupati autogestiti, dai circoli di cultura e liberazione omosessuale alla "Casetta rossa" di Garbatella, presidio antirazzista, un'opposizione che risponda alla piccineria che la propaganda sovranista quotidianamente vomita dai social, ricordando che tra le parole d'ordine della sinistra non c'è il "denaro" indicato solo dai sudditi come unico feticcio di liberazione dai bisogni, semmai il diritto al lavoro, al pane e alle rose, al pavé sotto la spiaggia, diversamente da chi ossessivamente indica nell'Euro la kriptonite maligna dei cosiddetti poteri forti, l'odio per l'Europa in luogo di ciò che erano gli Ebrei per i nazisti...

 

SALVINI FUCILE SALVINI FUCILE

Forse soltanto muovendo da tutto questo si potrà finalmente sciogliere il nodo tutto interno e angusto sul futuro gruppo dirigente della sinistra e del suo partito principale di riferimento, ammesso che il Pd lo sia, un movimento plurale che renda insignificante perfino l'apparente dibattito sui possibili leader - sia pure nell'assordante assenza di un candidato femmina - assodato che sia Zingaretti sia Calenda sia Gentiloni sia Renzi e Minniti, e perfino i loro epigoni Martina e Richetti, al di là d'ogni ragione, mostrano l'ipoteca del fallimento, d'avere assecondato politiche di destra, la sensazione ulteriore di far coincidere l'idea stessa di opposizione con la continuità delle singole rendite di posizione.

 

Un fronte, una barricata, una palizzata, un accrocco che sappia ridere del lessico utilizzato da chi innalza il cartello "Prima gli italiani", facendo così ritorno all'angustia dell'autarchia mussoliniana dei giorni delle sanzioni, quando la propaganda di regime dichiarava "Dio stramaledica gli Inglesi" e Renato Rascel diventava Renato Rascele.

 

E ancora non si abbia timore di dire a se stessi che il precipitato antropologico del consenso alla deriva autoritaria giunge da ciò Primo Levi chiamava "zona grigia", con il suo carico omofobo che ha tanfo di refettorio parrocchiale e di questura, ciò che altri in seguito riferiranno alla "maggioranza silenziosa", la stessa che plaudiva alla caccia ai "capelloni" sulla scalinata di Trinità dei Monti.

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Sarà pure l'anno zero delle forze progressiste, staremo assistendo appunto al Sessantotto della destra più plebea, ma è inaccettabile per semplice amor proprio, e cito un dettaglio di cronaca assai secondario ma illuminante, metti, che la Lega chieda la testa di una Cristina Parodi per un suo commento a tarda notte sul portato violento della propaganda dello stesso Salvini?

 

Ora che ci penso, in questo fronte d'opposizione, decida lui come, perfino come battitore esterno in polo blu scuro, potrebbe starci perfino l'Improponibile, Silvio Berlusconi, magari anche lui per semplice amor proprio, per naturale e istintiva risposta narcisistica a Salvini che nel frattempo ha creato un tunnel, non proprio sotterraneo, bensì a cielo aperto, per agevolare l'esodo dall'ormai quasi invisibile Forza Italia verso la sua tavernetta sovranista.

 

E, già che ci siamo, insieme a Berlusconi perfino la borghesia "benpensante", la stessa che mostra con naturalezza i dorsi della "Treccani" nei propri arredi domestici, magari accanto al ritratto a olio del nonno in uniforme di ufficiale del Reggimento "Nizza Cavalleria", quell'altrove sociale comunque liberale, non riconducibile alla peggiore reazione, anche quei signori dovrebbero fare fronte contro chi vede nella sia pure imperfetta Europa politica e monetaria ogni male del mondo e, come da bannerino su Facebook, orina sulla tomba di Altiero Spielli.

 

GIULIO SAPELLI GIULIO SAPELLI

Gli stessi che, giusto per citare alcuni "segnali di fascismo" indicati da Umberto Eco, hanno orrore per il "linguaggio limitato e ripetitivo", "abuso della paura del diverso", "appello ad una classe sociale frustrata", "esaltazione della volontà popolare" come nel peronismo, ammesso che sappiano chi era quest'ultimo...

 

E forse, questa opposizione, potrebbe avere perfino una sua immaginifica "quinta colonna" interna al campo sovranista, se non altro per rispetto all'esistenza del pensiero e della ragione stessi, per infine raggiunta incompatibilità con un gretto procedere politico, e qui penso, vi sembrerà un paradosso al professor Giulio Sapelli, forte della sua mole da precettore, che personalmente ricordavo trotskista, già lo rivedo alla Sapienza, sarà stato il 1988, per l'anniversario della Quarta Internazionale, accanto a Ernest Mandel e Livio Maitan, a ricordare le ragioni della rivoluzione permanente di Lev Davidovic Trotskij, davvero posso credere che il narcisismo di Sapelli riuscirà a resistere ancora a lungo tra gli analfabeti, guardo a Sapelli come all'Abate Meslier, il parroco francese vissuto nel '700 che ha lasciato un "testamento" per smontare tutte le "menzogne del divino", comprese quelle sessuofobiche. Davvero, aspettiamo anche lui, il trotskista Sapelli sul lato opposto della strada.

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Dimenticavo, intanto gli studenti sono in piazza, e il sovranista con la bandierina tricolore su Twitter, come già l'adesivo sul retro della Ritmo, potrà deriderli quanto gli pare, come già facevano i tipi della maggioranza silenziosa durante quell'altro '68, l'originale, ma da che mondo è mondo, anzi, già da prima del mondo e del Risorgimento, quando scendono in piazza gli studenti, allora non tutto è perduto...

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