delegati regionali giovanni toti nello musumeci gianfranco micciche vincenzo de luca michele emiliano quirinale

LA MARCIA SU ROMA DEI DELEGATI REGIONALI - SONO 58 E POTREBBERO ESSERE L’AGO DELLA BILANCIA PER L’ELEZIONE DEL CAPO DELLO STATO, ANCHE SE I LORO VOTI VENGONO AUTOMATICAMENTE CONTEGGIATI NELLO SCHIERAMENTO DI APPARTENENZA. 32 SARANNO IN QUOTA CENTRODESTRA, 24 CENTROSINISTRA (PIÙ IL PARTITO SUDTIROLESE E QUELLO VALDOSTANO) - MICCICHÈ E TOTI, EMILIANO E L’INCAZZATISSIMO MUSUMECI, FINO A VINCENZO DE LUCA, CHE SI TROVERÀ A VOTARE INSIEME AL FIGLIO DEPUTATO, PIERO

Niccolò Carratelli per "La Stampa"

CAMERE IN SEDUTA COMUNE PER L ELEZIONE DEL PRESIDENTE

 

Oggi la scelta del Trentino-Alto Adige, domani la Toscana e l'Emilia-Romagna. Poi il quadro dei 58 delegati regionali per l'elezione del presidente della Repubblica sarà completo. Ogni Regione ne esprime 3 (tranne la Valle d'Aosta, che ne indica uno solo), di solito due di maggioranza e uno di opposizione.

 

Sappiamo che saranno di più quelli in quota centrodestra, che governa la maggior parte delle Regioni e può già contare su 29 tra presidenti e consiglieri: salvo sorprese, ne incasserà altri 3 con le elezioni nelle ultime tre Regioni.

 

Nel dettaglio, 11 sono della Lega, 9 di Forza Italia, 5 di Fratelli d'Italia e altri 4 delle forze politiche più piccole dello schieramento (dall'Udc a Coraggio Italia). Dall'altra parte, il Partito democratico la fa da padrone, con 15 grandi elettori, più altri 4 o 5 che arriveranno da Toscana, Emilia-Romagna e Trentino.

 

vincenzo de luca

Il Movimento 5 stelle, partito di maggioranza relativa in Parlamento, ne esprime solo 4, eletti in Abruzzo, Molise, Sicilia e Lombardia, dove si è consumato l'episodio più clamoroso: l'elezione, in quota opposizione, di Dario Violi, che ha raccolto diversi voti dal centrodestra, più del capogruppo Pd in consiglio regionale Fabio Pizzul, dato per favorito e rimasto fuori.

 

dario violi

Per allontanare i sospetti di accordi sottobanco, Violi si è affrettato a precisare che in nessun caso voterà per Silvio Berlusconi: «La mia storia politica e anche personale sta da un'altra parte - conferma a La Stampa - non sono compatibile con il centrodestra e anche i colleghi che in consiglio mi hanno dato il loro voto sanno che ipotesi di accordi non ce ne sono».

 

Gianfranco Micciche Grande Sud

Assicura che il suo orientamento per il Quirinale «dipenderà da cosa decideremo con Conte e i parlamentari 5 stelle, io rispondo alla mia forza politica e non guardo altrove».

 

I voti sulla carta

In teoria, è un discorso che vale per tutti i delegati eletti sotto le insegne dei grandi partiti, tanto che i loro voti vengono automaticamente conteggiati nello schieramento di appartenenza. Al momento di entrare nell'aula di Montecitorio, saranno 32 quelli in quota centrodestra e 24 quelli targati centrosinistra, più un rappresentante del partito sudtirolese (che dovrebbe votare con il centrodestra) e il presidente della Valle D'Aosta Erik Lavévaz (Union Valdôtaine, ma eletto anche con il sostegno del Pd).

fabio pizzul.

 

I voti di questi ultimi sono considerati più "variabili", come quelli dei due esponenti dell'Udc, Dino Latini e Salvatore Micone, presidenti dei consigli regionali rispettivamente nelle Marche e in Molise. «Il voto è segreto e nessuno è obbligato, ma facciamo tutti o quasi parte di uno schieramento», dice Gianfranco Micciché, numero di uno di Forza Italia in Sicilia, presidente dell'assemblea regionale, che si appresta a partecipare alla sua quinta elezione per un presidente della Repubblica.

 

nello musumeci 2

Difficile muoversi in autonomia, «potremmo avere un minimo di peso in più solo se ci fosse una Conferenza delle Regioni così forte da proporre il nome di un candidato presidente e sostenerlo», spiega a La Stampa.

 

Sulla sua preferenza personale, invece, non ha dubbi: «Non solo voterò Berlusconi, ma appena arrivo a Roma farò il possibile per convincere altri a votarlo, dentro e fuori dal centrodestra - avverte - trovo pessimo l'atteggiamento di chi mette veti sul suo nome». Al di là della fedeltà indiscussa all'ex premier, Micciché è considerato un po' un battitore libero, di quelli difficili da imbrigliare in rigidi schemi di partito o di coalizione.

GIOVANNI TOTI VACCINATO

 

Se la candidatura dell'ex Cavaliere finisse su un binario morto, «valuteremo il da farsi», conclude.

 

Gli imprevedibili

Analoga libertà di movimento si può attribuire al presidente della Sicilia, Nello Musumeci, infuriato per essere stato eletto come terza scelta dai suoi colleghi, vittima di "fuoco amico" durante la votazione dei delegati, al punto da minacciare le dimissioni. O al presidente della Liguria, Giovanni Toti, unico delegato regionale di Coraggio Italia, che ha già esternato il suo pessimismo rispetto alla fattibilità della scalata di Berlusconi verso il Quirinale: «Non può esporsi a una brutta figura».

 

michele emiliano by edoardo baraldi

D'altra parte, anche nel centrosinistra ci sono figure non semplici da incasellare, come il presidente della Puglia, Michele Emiliano, sempre pronto a rivendicare un maggior peso delle Regioni, o quello della Campania, Vincenzo De Luca, abituato a dire la sua in contrapposizione con i vertici del Partito democratico.

 

Tra l'altro i De Luca, padre e figlio (Piero, deputato del Pd), sono al centro di una polemica perché saranno entrambi grandi elettori del prossimo capo dello Stato, con diversi costituzionalisti che denunciano l'anomalia di questo doppio voto in famiglia.

vincenzo e piero de lucavincenzo de luca figliodario violi vincenzo de luca

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…