draghi-mattarella-2

MATTARELLA, OBTORTO COLLE - LO SCHEMA PER DARE SOLIDITA' ALL'ITALIA E' CONVINCERE IL PRESIDENTE A RESTARE ANCORA AL QUIRINALE, CON DRAGHI A PALAZZO CHIGI, FINO A FINE LEGISLATURA - SUPERMARIO AL QUIRINALE STUZZICA CHI SOGNA DI TOGLIERSELO DALLE SCATOLE E ANDARE A VOTARE (MELONI, SALVINI E CONTE) - MA E' L'UNICO CHE PUO' TENERE UNITA UNA MAGGIORANZA LITIGIOSA, DIVISA E PASTICCIONA (VEDI I CASI DE CAROLIS, TABACCI E "BETULLA" FARINA)

Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"

 

sergio mattarella mario draghi festa della repubblica 2021

Un intricatissimo rebus, di cui nessuno ha in testa la soluzione. Con l'inizio del semestre bianco è partito anche il grande cruciverba che il Parlamento dovrà risolvere da qui a febbraio: un gioco di nomi, incastri ed equilibri politici da cui uscirà il futuro presidente della Repubblica. Negli ultimi giorni di lavori d'aula era questo l'enigma di cui discutevano deputati e senatori e questo sarà alla ripresa di settembre, quando Montecitorio e Palazzo Madama torneranno ad animarsi.

 

mattarella draghi

Non solo perché l'elezione del capo dello Stato è l'appuntamento più importante da qui a fine legislatura, ma perché attorno a quel voto, da cui dipendono le sorti del governo, prenderà forma il nuovo assetto politico e istituzionale del Paese. A scrivere in una ipotetica griglia le parole chiave di questa fase politica, due sono i nomi da cui ragionamenti e calcoli prendono origine, Sergio Mattarella e Mario Draghi.

draghi mattarella renzi partita di poker

 

«È presto per parlare di Quirinale - osserva l'ex capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda -. Ma senza di loro sarebbe stato molto difficile per l'Italia gestire la fase più delicata degli ultimi decenni». Ora l'enigma che interroga e divide anche trasversalmente i partiti è se Draghi debba, o possa, lasciare Palazzo Chigi per il Quirinale, o se non sia più opportuno che l'ex presidente della Bce concluda la legislatura alla guida dell'esecutivo di unità nazionale.

 

mario draghi e sergio mattarella all altare della patria

«Se il presidente Draghi dovesse ricevere una sollecitazione ampia dalle forze che lo sostengono, difficilmente potrebbe sottrarsi», è la tesi di Gianfranco Rotondi, che da vicepresidente del gruppo di Forza Italia alla Camera rilancia anche la candidatura di bandiera di Silvio Berlusconi. L'ex premier pensa di avere qualche chance e non ne fa mistero, tanto che sul Corriere è stato Matteo Salvini a fare il suo nome: «Berlusconi è in gran forma. Sulla carta noi il candidato al Quirinale lo abbiamo già...».

 

Sulla carta, perché il candidato naturale è per molti Draghi, idea che piace a una parte della Lega, a Fratelli d'Italia e all'ala meno governativa del M5S. E Romano Prodi su La Stampa ha detto che «in un passaggio guidato e non traumatico» la salita di Draghi al Quirinale «sarebbe una garanzia importante».

 

sergio mattarella e mario draghi

A Palazzo Chigi il tema è quasi tabù. Raccontano che nelle riunioni con i ministri, che ovviamente tifano al pari dei parlamentari perché il governo vada avanti fino al 2023, il premier non abbia mai fatto cenno all'ipotesi di scendere in campo come successore di Mattarella. Ma venerdì scorso, quando i giornalisti parlamentari gli hanno chiesto se andrà al Quirinale o resterà a Chigi fino al 2023, Draghi ha lasciato cadere qualche piccolo indizio: «Sono stato chiamato qui, cerco di farlo al meglio e poi vedremo... L'orizzonte è nelle mani del Parlamento».

 

sergio mattarella e mario draghi

Parole che nell'entourage di Draghi nessuno autorizza a leggere come un'autocandidatura: «Non è nel suo stile e non lo farà mai». Il motto del segretario dem Enrico Letta, che non suona troppo diverso dal leitmotiv di Luigi Di Maio, è «Draghi al governo fino al 2023». Ma per il Pd e parte del M5S il teorema regge se Mattarella resta al Quirinale. L'altro grande tema è cosa abbia in animo l'inquilino del Colle, il quale in più occasioni ha manifestato la ferma intenzione di non essere rieletto. La prima ragione è l'età. «Io sono vecchio, tra qualche mese potrò riposarmi», ha detto a maggio agli alunni di una scuola romana. La seconda e forse più importante è il rigore con cui Mattarella interpreta il dettato costituzionale, che gli fa ritenere opportuno introdurre nella Carta il principio della «non immediata rieleggibilità».

 

il giuramento di mario draghi davanti a mattarella

Eppure in Parlamento tanti pensano che, se tirato energicamente per la giacca da tutti i partiti, Mattarella non potrebbe che «sacrificarsi», visto anche il record di gradimento con cui sta concludendo il settennato. «È la figura che più ha saputo dare forza, unità e fiducia agli italiani - spera nel bis Marco Marin, capogruppo di Coraggio Italia -. Ogni ragionamento sulle elezioni per il Quirinale non può che partire da cosa voglia fare Mattarella».

 

Ma con quanto entusiasmo quei leader che hanno fretta di correre alle urne, come Conte, Salvini e Meloni, sosterrebbero la rielezione del capo dello Stato in carica e la permanenza di Draghi a Palazzo Chigi? Le incognite sono tante. La drammatica vicenda del siluramento di Prodi nel 2013 insegna quanto, a voto segreto, i franchi tiratori possano rivoluzionare equilibri e decisioni prese.

sergio mattarella mario draghi

 

E i 45 voti di Renzi, che proverà a fare il king maker, peseranno sul piatto del centrodestra o su quello del centrosinistra? «Noi abbiamo un ottimo premier che sta facendo bene le cose e un ottimo presidente della Repubblica, il resto lo vedremo a gennaio», lascia spazio ai dubbi il coordinatore di Italia viva Ettore Rosato. La destra è in vantaggio, ma per il capogruppo di Leu Federico Fornaro «nessuno dei due schieramenti ha i numeri per eleggersi un capo dello Stato in contrapposizione con l'altra parte».

 

L'unica via, per molti osservatori, sembra essere quella di un patto di sistema che convinca (suo malgrado) Mattarella a restare al Colle, consentendo a Draghi di governare fino a fine legislatura. «Il destino di Draghi è nelle mani di Draghi - è la lettura di Maurizio Lupi, presidente di Noi con l'Italia -. Il prossimo capo dello Stato deve essere la persona più autorevole». Eppure il premier sembra convinto che non sia così. Per lui la decisione non è nelle sue mani, ma in quelle dei 1009 grandi elettori e del presidente Mattarella.

mario draghi roberto fico maria elisabetta alberti casellati sergio mattarella accademia dei lincei

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)

giusi bartolozzi almasri giorgia meloni carlo nordio

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA TRA LE MANI IL CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA FIGURACCIA SU ALMASRI: GIUSI BARTOLOZZI, CAPO DI GABINETTO DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, NORDIO. DEL RESTO, È UNA MAIL DELLA “ZARINA” A DIMOSTRARE CHE A VIA ARENULA SAPESSERO DELL’ARRESTO DEL TORTURATORE LIBICO GIÀ DOMENICA 19 GIUGNO, E NON LUNEDÌ 20, COME SEMPRE SOSTENUTO DA NORDIO – DI FRONTE ALL’IPOTETICA CACCIATA DELLA BIONDISSIMA GIUSI, PERÒ, NORDIO S’È SUBITO OPPOSTO: GIAMMAI! D'ALTRONDE LA DECISIONE, SECONDO IL MINISTRO, È STATA PRESA DIRETTAMENTE A PALAZZO CHIGI…

mantovano belloni almasri ursula von der leyen bjoern seibert gianni caravelli

BELLONI, UN ERRORE DOPO L’ALTRO. QUANDO SBATTÈ LA PORTA DEL DIS, ESSENDO ENTRATA IN CONFLITTO CON IL CAPO DELL’AISE, GIANNI CARAVELLI, COLPEVOLE DI NON FARE RIFERIMENTO A LEI MA AL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, SCELSE IL MOMENTO MENO OPPORTUNO: L’ESPLOSIONE DEL CASO ALMASRI - DOPO LO SCHIAFFO A MANTOVANO, ORA HA MOLLATO UNA SBERLA A URSULA, DECIDENDO DI FARE LE VALIGIE ANZITEMPO NEL MOMENTO DI DEBOLEZZA MASSIMA DI VON DER LEYEN: LA QUESTIONE DEI DAZI E LA MOZIONE DI SFIDUCIA DEGLI EUROPARLAMENTARI DI ULTRA-DESTRA - E OGGI BELLONI SI RITROVA, COME DICONO IN CERTI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ‘’SENZA I CRISMI’’ DI AFFIDABILITÀ PER ASPIRARE A UNA PRESIDENZA IN QUALCHE PARTECIPATA DI STATO, DOVE URGE UNA PRESENZA FEMMINILE, COME L’ENI...

giorgia meloni ursula von der leyen elly schlein

FLASH! - AVVISATE MELONI: IL VOTO DI FRATELLI D'ITALIA NON DOVREBBE SERVIRE NEL VOTO DI SFIDUCIA PRESENTATA DA 76 EURODEPUTATI DI ESTREMA DESTRA NEI CONFRONTI DELLA COMMISSIONE E DI URSULA VON DER LEYEN - LA TAFAZZIANA MINACCIA DI ASTENSIONE DEL GRUPPO PSE DEI SOCIALISTI EUROPEI (PD COMPRESO) SAREBBE RIENTRATA: IL LORO VOTO A FAVORE DELLA SFIDUCIA A URSULA SAREBBE STATO COPERTO DALLA CAMALEONTE MELONI, IN MANOVRA PER "DEMOCRISTIANIZZARSI" COL PPE, SPOSTANDO COSI' A DESTRA LA MAGGIORANZA DELLA COMMISSIONE...