mattarella giuseppe conte

MATTARELLA SI È STUFATO E METTE IL PEPE ALLE TERGA DEI PARTITI: INDICAZIONI ENTRO LE 19, PER STILARE IL CALENDARIO DELLE NUOVE CONSULTAZIONI - IL PROBLEMA È CHE A TRATTARE SONO ANCHE FRANCESCHINI E FICO, DUE CHE SONO VICINI A MATTARELLA MA NON ALTRETTANTO ALLE LEADERSHIP DEI RISPETTIVI PARTITI…

1. GOVERNO: FONTI,INDICAZIONI PARTITI A COLLE ENTRO LE 19

 (ANSA) - Ore decisive nelle trattative tra i partiti per il nuovo governo. A quanto si apprende da fonti parlamentari, i leader dei partiti dovrebbero comunicare le loro indicazioni al Quirinale entro le 19, in modo da permettere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di stilare il calendario della consultazioni.

 

 

2. DEM E GRILLINI CONTINUANO A ESITARE MA LA PAZIENZA SUL COLLE STA FINENDO

meme sulla crisi di governo conte e mattarella

Daniele Capezzone per ''la Verità''

 

Nonostante le smentite e la consueta narrazione ufficiale su un Quirinale olimpico, sereno, atarassico, mai turbato - tantomeno dai temporali estivi -, le cose stanno in modo piuttosto diverso: sul Colle il nervosismo è tangibile, come pure il timore di ritrovarsi, domani, con un nulla di fatto in mano.

 

Infatti, almeno per il momento, come si sa, la trattativa Pd-M5s ha registrato una frenata a causa dei nomi (anzi, del nome: quello di Giuseppe Conte). E - dicono fonti autorevoli - questo rischia di complicare le cose per Sergio Mattarella. Un conto, domani, sarebbe stato provare a trasformare in un «sì» un timido «ni» dei suoi interlocutori: operazione difficile ma tutto sommato possibile.

 

Altro conto, ai confini della missione impossibile, sarebbe invece trasformare in assenso un netto dissenso reciproco tra democratici e grillini.

CONTE SALVINI DI MAIO MOAVERO MATTARELLA

Qualcuno nei due accampamenti - al riparo di un comprensibile anonimato - mostra perfino una punta di fastidio per il fatto che alcuni contatti siano stati tenuti, da uomini non lontani dal presidente, con interlocutori che non rispondono (o rispondono solo in parte) alle leadership formali del Pd e del M5s: nel primo caso, è nota la confidenza di uomini dell' entourage presidenziale con Dario Franceschini; nel secondo caso, è altrettanto noto il filo diretto con Roberto Fico, che pure, ieri, almeno per questa fase, ha fatto un passo laterale.

 

Inutile girarci intorno: Franceschini è scatenato a favore dell' intesa, su una posizione ben diversa dalla freddezza di Nicola Zingaretti e Paolo Gentiloni, che sarebbero pur sempre segretario e presidente del partito. Così come Fico, al di là dei posizionamenti di giornata, è un rivale strategico di Di Maio.

 

Zampetti Mattarella Salvini

Dunque, le telefonate e i messaggi da parte di uomini e ambienti quirinalizi non avrebbero sempre avuto i destinatari più opportuni, si fa notare in ambienti Pd e Movimento 5 stelle.

 

E allora, dinanzi a questa situazione sempre più ingarbugliata, che fa il Quirinale? Muove l' unica leva della quale sia totalmente padrone: e cioè il fattore tempo, forzando tutti. Da 36 ore, deputati e senatori (anime in pena in caso di nuove elezioni) tremano rispetto alla voce secondo cui Sergio Mattarella, pur avendo annunciato l' avvio del secondo giro di consultazioni per domani, vorrebbe già oggi segnali chiari. Un modo per mettere fretta ai decisori Pd-M5s.

 

consultazioni la delegazione del pd da mattarella paolo gentiloni nicola zingaretti andrea marcucci

E soprattutto - si fa notare - un modo per scongiurare quella che alcuni ritengono la morte politica più certa e dolorosa di qualsiasi intesa: l' eventuale annuncio pentastellato che l' una o l' altra ipotesi sarà sottoposta al voto sulla piattaforma Rousseau. Per quanto le consultazioni su Internet abbiano finora sempre espresso un risultato «gradito» alla leadership politica grillina, stavolta la rabbia di militanti e simpatizzanti M5s - che si è potentemente manifestata sui social - non fa presagire nulla di rassicurante, e ogni soluzione potrebbe essere bruciata da una fiammata di dissenso.

 

Resterebbe quella che il Quirinale considera l' extrema ratio, e che invece sempre più osservatori reputano la via maestra: evitare accanimenti terapeutici, staccare la spina a una legislatura in coma profondo e irreversibile, e ridare finalmente la parola agli elettori.

 

CONTE E MATTARELLA

Da Costantino Mortati (che fu anche autorevolissimo membro dell' Assemblea costituente e della Commissione dei 75) in poi, non furono pochi i padri del costituzionalismo italiano che sottolinearono un preciso dovere politico del Colle: farsi interprete del sentimento degli elettori, evitare soluzioni palesemente in contrasto con la volontà popolare, accertare - per usare le parole proprio di Mortati - la «concordanza tra corpo elettorale e parlamentare», evitare «gravi disarmonie».

 

Comunque la si «vesta» e la si racconti, sarà dura presentare come armonica con la volontà popolare un' eventuale unione (nemmeno convinta, ma perfino forzata e litigiosa) degli sconfitti di tre mesi fa, alle europee del 26 maggio, contro i vincitori certificati dalle urne.

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