MAY DIRE BREXIT – WESTMINSTER VOTERÀ L’ACCORDO TRA REGNO UNITO E UE DAL 14 GENNAIO, MA CRESCE LA FRONDA DI CHI CHIEDE UN NUOVO REFERENDUM – IN PRIMA FILA GLI EX PREMIER JOHN MAJOR, GORDON BROWN E TONY BLAIR (AUGURI), MA UN NUOVO VOTO RENDEREBBE ANCORA PIÙ LUNGHI I TEMPI, E INCOMBE LO SPETTRO DEL “NO DEAL”

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BATTIBECCO TRA THERESA MAY E JUNCKER BATTIBECCO TRA THERESA MAY E JUNCKER

Cristina Marconi per “il Messaggero”

 

In calendario c' è una nuova data per il voto dell' accordo sulla Brexit. Si terrà la settimana del 14 gennaio, tra le poche certezze di un Parlamento alla ricerca di un ruolo più forte sul futuro dell' uscita del paese dall' Unione europea.

 

Ma pur sempre a più di un mese di distanza dalla data inizialmente prevista, ossia l' 11 dicembre scorso, tanto che il leader dell' opposizione Jeremy Corbyn ha annunciato di voler presentare una mozione di sfiducia nei confronti della premier Theresa May, in quello che appare come un gesto più simbolico che politico.

 

theresa may theresa may theresa may theresa may

A differenza che in un voto di sfiducia verso l' esecutivo, infatti, una eventuale sconfitta della May non poterebbe a una caduta del governo e a nuove elezioni. Non solo: è lo stesso governo a dover decidere se e quando si discuterà la mozione.

 

MOSSA DEBOLE

La decisione di Corbyn, ampiamente annunciata e rimandata e al centro di un giallo durato tutta la giornata, aggiunge una ulteriore, seppur flebilissima, pressione su una premier alle prese con una sorta di martirio politico, sotto attacco da tutte le parti nonostante sia l' unica ad avere in mano un piano circostanziato per portare il paese fuori dalla Ue come chiesto dagli elettori nel 2016.

 

Dopo essere tornata con un pugno di mosche dal vertice europeo della settimana scorsa, la May è tornata a riferire alla Camera per alcune ore, gettando acqua sul fuoco delle ambizioni di chi vorrebbe un secondo referendum. Davanti alla situazione di impasse e spaccatura attuale, in molti anche all' interno del governo pensano che chiedere agli elettori lumi sulla strada da seguire sia l' unico modo per sciogliere il nodo gordiano di una Brexit su cui c' è solo discordia.

LONDRA - MANIFESTANTI CONTRARI ALLA BREXIT LONDRA - MANIFESTANTI CONTRARI ALLA BREXIT

 

Gli ex premier John Major, Gordon Brown e Tony Blair si sono espressi a favore della soluzione, così come molti movimenti di cittadini, soprattutto giovani, raccolti sotto lo slogan di «People' s Vote», voto della gente. La stampa del fine settimana riportava di membri dell' entourage stretto della May al lavoro sull' ipotesi, voce poi smentita da Downing Street.

 

theresa may balla sul palco 2 theresa may balla sul palco 2

Per la premier, che ad onor del vero le spaccature del paese le sta toccando con mano da due anni e mezzo, seguire questa strada porterebbe a «danni irreparabili» nella fiducia delle persone verso la democrazia rappresentativa, mentre per i sostenitori è giusto porre la stessa domanda a dei cittadini che hanno avuto modo di valutare le conseguenze di ciò che è stato votato nel 2016.

 

LONDRA - MANIFESTANTI CONTRARI ALLA BREXIT LONDRA - MANIFESTANTI CONTRARI ALLA BREXIT

Non solo, sarebbe l' unica soluzione veramente democratica e in molti vorrebbero che il Labour la adottasse come linea ufficiale, anche se sul tema il partito rimane spaccato e la leadership molto incerta, visto che circa 3 milioni di elettori laburisti hanno votato leave. L' altra opzione è l' abisso del «no deal».

 

La premier, sopravvissuta a un voto di sfiducia indetto dal suo partito la settimana scorsa, ha annunciato di voler destinare altri 2 miliardi di sterline alla preparazione di questo scenario, che verrà approfondito nel corso di una riunione dei ministri di oggi.

 

NESSUNA OPZIONE

TONY BLAIR A LIPARI TONY BLAIR A LIPARI

Per lei non è un' opzione neppure la possibilità di lasciare ai deputati la possibilità di dire la loro sulle strade da seguire in caso di bocciatura dell' accordo, facendoli votare sulle varie opzioni in modo da decidere quale sia quella migliore da percorrere: no deal, secondo referendum, modello norvegese, meno dannoso economicamente ma equivalente a una partecipazione alla Ue senza il diritto di voto.

 

GORDON BROWN MOGLIE GORDON BROWN MOGLIE

Secondo i difensori di questa ipotesi rafforzerebbe il sostegno verso l' accordo della May, con tanto di clausola di salvaguardia per l' Irlanda, in quanto unica soluzione percorribile: con il no deal, infatti, la frontiera tra le due Irlande non sarebbe un rischio remoto, ma una certezza. La premier per ora non ha neppure lontanamente i numeri per far passare il suo compromesso, ma non è detto nulla, in questo Natale britannico molto imprevedibile.

 

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