iraq insideover

MEDIORIENTE DI FUOCO: GLI USA EVACUANO IL PERSONALE DALL'IRAQ - ''IL GIORNALE'' LANCIA ''INSIDEOVER'', SITO BASATO SU ''GLI OCCHI DELLA GUERRA'' E DEDICATO AI REPORTAGE INTERNAZIONALI ANCHE IN LINGUA INGLESE. CRISI DELL'EUROZONA, POLITICA ASIATICA, CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE: TEMI CALDI DI CUI LE TESTATE CLASSICHE SI OCCUPANO SEMPRE MENO…

 

Da www.ilgiornale.it

 

“Il mondo cambia e noi cambiamo con lui. E, per capire cosa accadrà nei prossimi anni, partiamo da qui”. È con questa ambizione – spiega l'amministratore delegato de ilGiornale.it, Andrea Pontini – che nasce la versione bilingue de Gli Occhi della Guerra, il sito di approfondimento che, dal 2014, realizza reportage e approfondimenti internazionali.

 

sallusti

Cinque anni fa nasceva la fortunata avventura de Gli Occhi della Guerra, la prima piattaforma di crowdfunding per reportage internazionali: attraverso il coinvolgimento diretto dei lettori, Gli Occhi della Guerra hanno realizzato centinaia di reportage in tutto il mondo, ottenendo numerosi riconoscimenti internazionali: molti per la qualità delle storie raccontate, altri – tra cui l'Inma Global Award for Innovative Journalism nel 2016 a Londra – per l'idea e la modalità di coinvolgimento dei lettori, e infine il prestigioso Premio Internazionale dell'Informazione Biagio Agnes per le “nuove frontiere del giornalismo”.

 

Oggi, l'iniziativa de ilGiornale.it tenta un passo ancora più coraggioso: Gli Occhi della Guerra diventano InsideOver.com, un nuovo sito che, da oggi, parla italiano e inglese. Inside the news, Over the world, questa la missione della nuova iniziativa: essere dentro i fatti con uno sguardo aperto sul mondo. Per farlo, InsideOver ha coinvolto centinaia di giornalisti e reporter da tutto il mondo: insideover.com non sarà quindi semplicemente la traduzione dei contenuti dei giornalisti e reporter italiani ma avrà contenuti speciali realizzati da collaboratori provenienti da tutto il mondo. 

robert bob baer

 

“In un momento di grande difficoltà per l'editoria mondiale -spiega Pontini- il fatto che una testata europea si lanci in questa impresa ingaggiando numerosi giornalisti a tutto il mondo, penso sia di grande incoraggiamento per l'editoria stessa e per chi fa questo bellissimo mestiere.”

 

È infatti l'amore per il giornalismo e soprattutto per il giornalismo di grande qualità che spinge ilGiornale.it a tentare un'impresa simile. Come spiega il direttore de ilGiornale, Alessandro Sallusti: “Usciamo dai confini cui la nostra lingua ci costringe per confrontarci su un piano internazionale, apriamo le porte di casa a sensibilità diverse per avvicinare il 'sapere' al 'capire'”.

 

Accanto al sito, che ha una grafica completamente nuova e una navigazione più facile e accessibile, InsideOver celebra questo importante passo con una pubblicazione cartacea. Il 13 maggio, in contemporanea con il lancio del nuovo sito, nelle edicole italiane verrà distribuito in omaggio a ilGiornale un numero unico, un magazine dove 13 autori internazionali di altissimo profilo giornalistico, accademico, letterario cercheranno di aiutarci a capire dove andrà il mondo.

 

ASHOKA MODY

Tra questi, Abraham Yehoshua, pluripremiato autore israeliano, spiega perché lo Stato ebraico deve riscoprire la sua vocazione mediterranea. Robert Baer, ex agente della Cia e collaboratore della CNN, racconta perché gli Usa stanno perdendo la loro partita in Medio Oriente. Amos Harel, uno dei maggiori esperti su questioni militari e di difesa in Israele, analizza le prossime sfide belliche dello Stato ebraico; Matthew Goodwin, docente di Scienze Politiche al Rutherford College, spiega invece l'ascesa dei populismi.

 

Ashoka Mody, già vicedirettore del dipartimento europeo dell'Fmi, racconta la crisi dell'Eurozona. Patrick Deneen tratteggia l'evoluzione del liberalismo e di come questo abbia fallito. Pepe Escobar invece spiega le opportunità della Nuova via della Seta cinese. Stephen Smith, già collaboratore di Le Monde Le Figaro, analizza il futuro dell'Africa e di come le migrazioni potranno cambiare non solo il Continente Nero ma anche l'Europa. 

 

Dmitri Trenin si occupa invece di uno degli argomenti più caldi degli ultimi anni: i rapporti tra Usa e Russia in seguito all'ascesa di Donald Trump. Il professore You Ji, inoltre, analizza le sempre maggiori tensioni tra Washington e Pechino, con particolare riferimento al Mar cinese meridionale. Rahimullah Yusufzai, che ha intervistato più volte Osama bin Laden e il mullah Omar, analizza il futuro dell'Afghanistan, diviso tra Isis e talebani.

 

Il magazine sarà inoltre arricchito dal contributo fotografico di grandi fotografi italiani: tra questi ben tre vincitori del prestigioso World Press Photo.

 

Il coinvolgimento diretto dei lettori, insieme alla passione di raccontare il mondo e la lealtà – tratti caratteristici de Gli Occhi della Guerra – continueranno a vivere nella nuova impresa internazionale InsideOver.

 

SOLDATI USA IRAQ

 

2. CRESCE LA TENSIONE IN MEDIO ORIENTE: GLI USA EVACUANO PERSONALE DALL’IRAQ

Mauro Indelicato per https://it.insideover.com

 

Una misura che, si affrettano a specificare da Washington, non è di emergenza ma che certamente non può non apparire come indice dell’aumentata tensione di questi giorni in Medio Oriente. In particolare, gli Usa nelle scorse ore hanno ordinato l’evacuazione del personale americano ritenuto “non indispensabile” dall’Iraq. La misura riguarda sia l’ambasciata Usa a Baghdad che il consolato ad Erbil: “Si invitano coloro che sono interessati dall’avviso – si legge in una nota del Dipartimento di Stato – a prendere un volo civile nel più breve tempo possibile”.

 

UNA DECISIONE IMPROVVISA

Tutto avviene in giornate decisamente delicate per il Medio Oriente. Lo scorso 2 maggio entrano in vigore le nuove sanzioni Usa contro l’Iran che, tra le altre cose, prevedono a loro volta sanzioni per quei Paesi che dimostrano di essere ancora in affari con Teheran. Anche le deroghe date ad alcuni paesi, tra cui l’Italia, sulla possibilità di importare petrolio iraniano vengono annullate e l’Iran di fatto rischia di rimanere isolato sotto il profilo economico. La risposta del governo del presidente Hassan Rouhani riguarda il non rispetto di alcuni punti dell’accordo sul nucleare, con il Paese asiatico che dunque si ritiene svincolato da una buona parte del patto siglato con Obama nel 2016.

SOLDATO AMERICANO IN IRAQ

 

Da quel momento, è un crescendo di accuse reciproche: l’Iran punta il dito contro Trump, ritenendo di essere ingiustamente colpito da sanzioni che rischiano di mandare a rotoli l’economia. La Casa Bianca dal canto suo, ritiene il governo di Teheran responsabile dell’aumento della tensione nel Golfo, specie dopo il sabotaggio di alcune petroliere saudite ed emiratine che, secondo Washington, è frutto di un’azione iraniana.

 

donald trump visita la base militare al asad in iraq 8

La decisione di far allontanare personale americano dalle sedi operative di rappresentanza in Iraq, va inquadrata nel contesto dell’attuale tensione in corso. La raccomandazione, contenuta nella nota del dipartimento di Stato Usa, di “evitare le strutture statunitensi nel paese arabo e di essere consapevole della possibile evoluzione degli eventi”, evidenzia i timori per possibili escalation od attacchi contro obiettivi americani in Iraq, lì dove operano in funzione anti Isis anche diversi gruppi direttamente od indirettamente riconducibili all’Iran. La decisione del governo statunitense, arriva nonostante il comando della coalizione anti terrorismo impiegata in Siria ed Iraq certifica il “non aumento dei rischi nell’area per obiettivi sensibili dell’occidente”. Ad affermarlo, in particolare, è il portavoce britannico delle forze internazionali presenti in medio oriente Chris Ghika che, poco dopo, smentisce però di avere divergenze con la linea del governo Usa.

donald trump visita la base militare al asad in iraq 6

 

BAGHDAD PROVA A MEDIARE

Intanto il primo ministro iracheno, Adel Abdul Mahdi, che in questo mercoledì si trova ad Ankara per un incontro con il presidente turco Erdogan, prova a gettare acqua sul fuoco: “Né Usa e né Iran vogliono la guerra, entrambi sono paesi amici dell’Iraq e per questo noi cerchiamo di porre in essere un’azione di dialogo con tutte e due le parti in causa”, afferma il capo dell’esecutivo di Baghdad.

 

Ma la tensione comunque cresce e proprio l’Iraq potrebbe essere nella scomodo posizione di ritrovarsi tra due fuochi opposti. Anche se è proprio nel paese arabo che, come detto in precedenza, in funzione anti Isis le forze internazionali a guida Usa e le milizie vicine a Teheran più di una volta trovano punti di contatto durante la guerra al califfato.

 

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