ursula von der leyen donald tusk raffaele fitto giorgia meloni piotr serafin

TRA MELONI E TUSK SI APRE UNA GUERRA DA MILLE MILIARDI DI EURO – LA DUCETTA E IL PREMIER POLACCO SI CONTENDONO LA DELEGA AL BILANCIO DELL'UE – L'OBIETTIVO DI ENTRAMBI È TENERE SOTTO CONTROLLO IL MALLOPPO DEI FONDI UE, IN PARTICOLARE QUELLI DI COESIONE – CONTRO L'ULTRAMELONIANO FITTO SCENDE IN CAMPO PIOTR SERAFIN, STORICO CAPO DI GABINETTO DI TUSK – URSULA VON DER LEYEN POTREBBE VOLUTAMENTE SOVRAPPORRE I DOSSIER AI DUE COMMISSARI PER AVERE L'ULTIMA PAROLA…

Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “La Stampa”

 

DONALD TUSK GIORGIA MELONI

Lei alleata del suo peggior nemico. Lui il più fermo oppositore dell'avvicinamento tra il Ppe e i Conservatori. Ma ora tra Giorgia Meloni e il premier polacco Donald Tusk si sta aprendo una nuova contesa da mille miliardi di euro. Tanti quanti ne vale il bilancio dell'Unione europea, la cui gestione è ambita da entrambi i leader per tenere sotto controllo la mole di fondi Ue e in particolar modo quelli di Coesione.

 

La Polonia è il primo Paese beneficiario, l'Italia il secondo. Già questo basta per capire quanto sia alta la posta in palio con la distribuzione delle deleghe nella prossima Commissione.

 

Piotr Serafin Donald Tusk

[…] a scendere in campo per conto dei leader saranno i loro fedelissimi. Tusk ha già deciso di schierare Piotr Serafin, il suo storico capo di gabinetto quand'era presidente del Consiglio europeo, poi nominato ambasciatore all'Unione europea in seguito al repulisti post-elettorale che ha destituito da ogni incarico diplomatici e funzionari vicini al suo predecessore Mateusz Morawiecki.

 

Meloni dovrebbe ufficializzare entro venerdì la nomina di Raffaele Fitto, l'attuale ministro responsabile del Pnrr che vorrebbe trasferire a Bruxelles lo schema adottato in Italia per gestire congiuntamente le risorse del Next Generation EU e quelle per le politiche di coesione.

 

giorgia meloni raffaele fitto

Visto che a decidere il risultato di questo match sarà Ursula von der Leyen, i bookmaker stanno prendendo in considerazione alcuni elementi politici che potrebbero rivelarsi rilevanti. Donald Tusk è il leader che per primo ha sponsorizzato – in maniera formale – la ricandidatura della tedesca al congresso del Ppe e che poi ha difeso a spada tratta la sua nomina quando la discussione si è trasferita al tavolo dei leader Ue, sbarrando subito la strada a ipotesi alternative.

 

Giorgia Meloni è invece la presidente del Consiglio che, dopo aver mantenuto un buon rapporto con von der Leyen alla fine del precedente mandato, si è prima astenuta in sede di Consiglio europeo e poi ha ordinato ai suoi eurodeputati di votare contro la riconferma della tedesca.

 

GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN AL G7

Tra i polacchi c'è molto ottimismo sulla possibilità che Serafin possa ottenere la delega al Bilancio. Funzionario europeo di lungo corso, è una delle figure che meglio conoscono la macchina di Bruxelles. E la spinta politica garantitagli dalla sua vicinanza e dalla sua fedeltà a Tusk, uno dei leader europei più sulla cresta dell'onda, potrebbe spianargli la strada nella corsa verso alla delega al Bilancio. […]

 

Allo stato attuale, l'ipotesi più probabile è che von der Leyen assegni a Serafin la gestione e la programmazione del prossimo bilancio settennale – quello che dovrà anche fare i conti con la prospettiva dell'allargamento –, compresa la spinosa delle risorse proprie da reperire per ripagare i debiti del Next Generation EU, e dia invece a Fitto la parte relativa alla "messa a terra" dei fondi, in modo particolare quelli del Pnrr e quelli di Coesione (che valgono circa un terzo del bilancio).

Piotr Serafin Donald Tusk

 

Secondo questo schema, l'esponente di Fratelli d'Italia dovrebbe ottenere la guida della direzione generale per la politica regionale (Regio) e quella per l'attuazione delle riforme strutturali (Reform). Al polacco, oltre alle risorse umane, andrebbe invece il pieno controllo della direzione generale Bilancio (Budg).

 

È ovvio che in questo scenario i compiti dei due commissari finirebbero per sovrapporsi su molti dossier, il che potrebbe portare a scontri e a conflitti d'interessi. Von der Leyen non è nuova a situazioni simili, che dal suo punto di vista le sono funzionali: in caso di controversie, sarebbe necessario l'intervento del suo gabinetto. Questo le permetterebbe di avere un controllo diretto sulle singole pratiche, anche se i rapporti tra i singoli commissari ne risentirebbero. […]

Piotr Serafin Donald Tusk raffaele fitto giorgia meloni

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?