conte gualtieri rivera

MENTRE LA TRATTATIVA CON L’UNIONE EUROPEA STA ARRIVANDO CON ESTREMA FATICA A UN COMPROMESSO, ESPLODE L’IRA DI CONTE. CHE HA INTIMATO AL MINISTRO DELL'ECONOMIA GUALTIERI L'ORDINE DI ALZARSI E ANDARSENE, IN CASO DI MES ALLA GRECA- PERCHÈ IL DIRETTORE GENERALE DEL TESORO RIVERA, MEMBRO DEL BOARD DEL MES, NON SI È OPPOSTO AL MES? - CHI GESTIRÀ LA FASE POST-CRISI? QUESTI POLITICI CHE NON HANNO MAI FATTO POLITICA E STANNO DANDO PROVE TRAGICOMICHE, DALL’INPS ALLE MASCHERINE? OCCORRE SUBITO UNA TASK-FORCE PER LA RICOSTRUZIONE

CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON

DAGOREPORT

In attesa della riunione dei ministri delle Finanze di martedì 7 aprile (due giorni dopo toccherà ai leader), Macron ha chiamato la Merkel e hanno trovato uno schema di accordo per smobilizzare nuove misure da oltre 500 miliardi che l’Unione Europea dovrà usare per fare fronte all’emergenza economica.

 

In soldoni, la proposta di Macron e degli leader del sud Europa (Conte, Sanchez, Costa) è la creazione di un Fondo temporaneo “per la lotta alla pandemia”, complementare al bilancio Ue che emetterebbe dei titoli finalizzati ‘’alla protezione dei debiti sovrani, al sostegno alle imprese e dei lavoratori’’. Una soluzione nel segno della solidarietà e non della contabilità.

sebastian kurz

 

Ovviamente non si tratta di eurobond, è una via di mezzo, li chiamano Recovery-bond, e si tratta di un compromesso tra MES (Fondo salva-Stati) e BEI (Banca europei degli investimenti), bond per 5-10 anni garantiti dall’Unione Europea, una tantum destinata a finanziare uno stimolo fiscale per la ripresa. Una proposta che, per ora, vede sola l’opposizione intransigente dell’Austria di Kurz. Perfino la super rigorista Olanda ha addolcito i toni.

 

MARIO CENTENO

Il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno che coordina l'azione di Sanchez, Macron, Conte e Costa e sta discutendo con Hoyer, presidente della BEI, sull'ampiezza dell'intervento e sull'istituzione della commissione deputata a verificare il comportamento degli Stati, è ottimista: “Vedo formarsi un largo sostegno”, ha dichiarato sul varo delle nuove misure d'emergenza da oltre 500 miliardi.

 

Olaf Scholz nuovo ministro delle Finanze

Il rischio MES-troika, con gli euro-burocrati che si mettono a tavolino per stilare una lista di riforme tasse e tagli obbligati da fare in cambio del sostegno economico, non avverrà. Il portoghese Centeno è stato chiaro: ‘’Tutti gli strumenti del Mes sono legati a condizioni, ma il Fondo è pronto a sganciare le sue linee di credito dalla logica della crisi dei debiti sovrani. Non avrebbe senso abbinare il sostegno alla crisi da pandemia a un programma di privatizzazioni o a una riforma del mercato del lavoro. Le condizioni devono essere legate al virus e nel lungo periodo i Paesi beneficiari, come gli altri, dovranno tornare in una situazione di sostenibilità dei conti. Disegnato così, chi si rivolgerà al Mes eviterà lo stigma dei mercati”.

 

Gualtieri Conte

E ieri il ministro delle finanze tedesche Scholz ha detto pubblicamente: “Propongo di usare gli strumenti esistenti rapidamente, non ci sarà alcuna delle condizioni insensate come in passato. Niente Troika nei paesi a dire ai governi ciò che devono fare”.

 

Più risoluto di Centeno, è la durissima presa di posizione di Giuseppe Conte che ha intimato a Gualtieri, tra i partecipanti alla riunione dei ministri europei delle Finanze di martedì 7 aprile, che nel caso disgraziato spunti il MES con clausole alla greca o finto-soft, deve alzarsi e andarsene. L'irritazione (eufemismo) di Conte ha origine da alcune indiscrezioni che sostengono che nessuno Stato, neppure l'Italia, si è opposto al MES durante le discussioni tra gli sherpa dei ministri delle Finanze all'Euro Working Group.

ALESSANDRO RIVERA

Sul banco degli imputati, brilla il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, membro del Board of directors del MES stesso.

 

Lo stato di incazzatura è arrivato al punto che la conference call tra la “pochette con le unghie”, l'olandese Mark Rutte e lo spagnolo Pedro Sanchez - inizialmente prevista per giovedì - è stata cancellata. Aggiungere la rivolta del M5S che ha più volte minacciato di mollare il governo Conte in caso di condizioni capestro.

 

ITALIA Coronavirus

Al di là della retorica e delle cazzate commesse sul Coronavirus, per un paese a più alto debito come il nostro, che ha un debito che sfiora il 140% sul pil, ripartire, dopo settimane di chiusura forzata, non sarà perciò facile. La fase post crisi non sarà in discesa. I palazzi del potere e il Deep State si chiedono preoccupatissimi: e dopo, cosa succederà? Una volta che l’Unione Europa decida (speriamo) di promuovere una sorta di “piano Marshall” per ricostruire il nostro Sistema paese chi lo gestirà? Questi politici che non hanno mai fatto politica e stanno dando prove tragicomiche?

 

IMPRESE FALLIMENTO

Il caos della sanità, dove ogni Regione fa ordinanze diverse, il collasso dell’Inps, sbertucciata pure da Youporn, lo scandalo delle mascherine, una vergogna mondiale, ministri e tecnici dell’Economia che, anziché spegnere l’incendio una possibile esplosione sociale (non ci sono ancora le garanzie del ministero dell’Economia alle banche per dare soldi alle imprese), sono impantanati nella palude della burocrazia, dei numeri del bilancio; ecco occorre immediatamente una task-force per la ricostruzione.

 

Fallimento imprese

Un think-tank che metta immediatamente in piedi un piano industriale per le imprese, un “pensatoio” che rassicuri adesso la gente sulla possibilità di pagare affitto, bollette e mettere insieme il pranzo con la cena, un gruppo di esperti impegnato a gestire i fondi europei per l’emergenza coronavirus. Chessò, dico un nome a caso, si chiami un Vittorio Colao, manager di alto livello che ha diretto un colosso come Vodafone, per varare una strategia che risollevi un’economia rasa al suolo. Non si può governare limitandosi a dire “restate a casa”. Non si può bombardare di decreti da Settimana Enigmista la gente spaventata.

 

banche credito imprese

“Non può continuare a far salire l’ansia degli italiani con il balletto delle date sul tema “quando si riaprirà il Paese”, scrive Stefano Folli su “Repubblica’’, e punta il ditone accusatorio: “Conte è stato proiettato sul palcoscenico nazionale senza esperienza di come si regge uno Stato solcato da ruggini antiche, costretto ad affrontare primo al mondo (Cina a parte) la tragedia del virus. Quello che si chiede non è la perfezione nei comportamenti e nelle strategie, ma la capacità di comprendere che una comunità spaventata e in ansia non può subire quotidiane docce fredde da parte di chi non sa decidere, ma soprattutto non sa comunicare né spiegarsi”.

 

informativa di giuseppe conte sull'emergenza coronavirus 3

Ancora Folli: ”C'è una sofferenza psicologica che viene inflitta con apparente noncuranza, vale a dire senza pesare le conseguenze, attraverso mezze notizie diffuse in modo contraddittorio. Tre giorni fa il presidente del Consiglio aveva dichiarato: «Proroghiamo l' attuale regime delle misure restrittive, così come sono state disposte, fino al 13 aprile». Ieri mattina invece il capo della Protezione Civile, Borrelli, ha parlato di un blocco fino al primo maggio; sollecitato, ha lasciato intendere che la riapertura potrebbe slittare fino al 16 maggio, o magari prima o forse dopo quella data. Nel frattempo anche il premier Conte ha spostato in avanti il calendario dell'isolamento: almeno altri dieci giorni dopo il 13 aprile, il che avvicina la fine del mese. Ma il 23 non è il primo maggio: che succede in quella settimana?”

 

conte tg1

Vi ricordate? Lo scorso 31 gennaio il governo Conte ha dichiarato lo stato di emergenza. A quel punto di non ritorno, un premier poteva mettere da parte i tecnici e ministri che remano contro e obbligarli a varare immediatamente misure economiche impellenti. A quel punto, Conte poteva sfanculare i lacci della burocrazia e promuovere un ‘’whatever it takes’’ (tutto ciò di cui c'è bisogno), anziché circondarsi di amichetti (vedi Vecchione e Arcuri) che sono del tutto inadeguati al loro compito.

GIUSEPPE CONTE PENSA DI ESSERE CHURCHILLConte tvConte tv

Ultimi Dagoreport

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…